MILANO – La capanna è una stanza ammobiliata con un letto, un armadio e un comò, tutto molto malandato e maleodorante a causa dell’umidità e delle vistose macchie di muffa. Ai piedi del letto c’è una cesta di vimini dove verrà deposto Gesù. In fondo al corridoio buio c’è il bagno e alla sua sinistra una piccola cucina con il camino spento. Maria ormai prossima al parto è arrivata qui con Giuseppe, il suo compagno, dopo tanto girovagare nel comune di un piccolo centro abitato chiamato Covid19. Tutti vanno in giro tenendosi ad un metro di distanza, hanno il viso coperto da una mascherina, foulard al collo, guanti e cappello. Nessuno ti guarda negli occhi e quasi mai saluta.
Per Maria e Giuseppe è stato difficile trovare un posto dove stare. Alla fine hanno trovato questa casa diroccata in mezzo alla campagna, nell’immediata periferia del paese. Nel cortile una gallina ed un cagnolino. Niente legna per scaldarsi, niente da mangiare. Giuseppe ha perso il lavoro con la pandemia, Maria lavorava in smart working, ma poi l’hanno lasciata a casa. I soldi sono pochi. Giuseppe è andato in paese a cercare lavoro, poi ha deciso di fare l’orto anche se fa freddo e non crescerà nulla, almeno adesso. E’ andato nel bosco a cercare qualche pezzo di legna da ardere e si è avvicinato ad una fattoria dove la gentilezza della contadina gli ha garantito due uova fresche ed un chilo di patate. Per la cena dovrebbe bastare.
Intanto Maria ha messo le lenzuola al letto e ha preparato la culla. Sono cominciate le doglie, ma forse passano e prima di riposarsi si può fare un po’ di pulizia. Sta facendo buio e Giuseppe ancora non torna, no… eccolo che arriva con un fagotto sotto il braccio ed una bottiglia di vino del contadino. Scendono i primi fiocchi, grossi e spumosi. Si posano leggeri e imbiancano il paesaggio. C’è trambusto in giro, ambulanze, sirene, gente che prega e si nasconde in casa. Poi il silenzio. Quello che attanaglia ed avvolge. Maria in ginocchio prega e aspetta. Un bagliore si diffonde, inonda la stanza tanto che pare che brilli, il cane abbaia e una stella appare nel cielo più brillante che mai.
Giuseppe prepara la cena, poi avvolge Maria in una coperta e la fa mangiare. Pochi bocconi, tra una spinta e l’altra. Poi si improvvisa ostetrico e l’aiuta a partorire. Un momento di grande tensione a cui segue una gioia immensa. Maria è sudata, Giuseppe ha le mani imbrattate di sangue mentre Gesù viene alla luce e come tutti i neonati emette il suo primo vagito. Giuseppe lo lava e lo mette in braccio a sua madre. Li coccola entrambi e cerca di scaldarli con il calore del suo corpo e quello della brace del camino. Si appisolano così. La notte è stata lunga e faticosa per tutti e tre. E’ il momento del riposo.
Alle prime luci dell’alba si sentono voci nel cortile, dalla finestra si scorgono pastori, uomini, donne, bambini tutti in cammino verso la casa. Guardando in alto Giuseppe ha scorto una piccola luce proprio sopra la sua testa, in corrispondenza della casa. Sembra la coda di un gatto ma è luminosa. La gente cammina attratta da quella luce e poi si ferma davanti alla porta. Hanno doni, sogni, problemi, sete di giustizia, fame, rabbia, disperazione, solitudine, dolore e preghiere da deporre ai piedi del nuovo nato. Lui è la Luce del nuovo giorno, la risposta a mille domande sospese, la speranza che tutto quello che affligge l’umanità oggi diventi solo un brutto ricordo. C’è chi urla, chi piange, chi sorride, chi si dispera, ma tutti tendono le braccia e chiedono la salvezza. Tutti vogliono tornare a vivere senza virus. Tornare a lavorare e a sorridere.
Margherita Bonfilio
Lascia un commento