ROMA – Quando ci riferiamo all’Europa pensiamo di alludere ad un’area geografica ben precisa, con confini, caratteristiche culturali comuni e tradizioni omogenee. Lo pensiamo ma non è così. Se, infatti, indaghiamo per capire la storia degli uomini che hanno abitato su questo territorio, ci rendiamo conto di quanto questa definizione sia convenzionale e poco aderente alla realtà. Prima di tutto oggi non si parla di Europa ma di Unione europea, ovvero l’organizzazione internazionale politica ed economica a carattere sovranazionale che comprende 27 stati membri. Che però non è l’Europa, perché l’idea che è alla base di questa entità non può risolversi con una definizione burocratica, che non le renderebbe giustizia e sarebbe troppo lontana dalla sua storia e dal fascino delle sue origini in cui risiedono la sua vera natura e il motivo per cui con il suo nome indichiamo il nostro Continente.
La sua essenza non può essere spiegata da nomi di primi ministri o dai dati del censimento della popolazione, dai rilievi orografici o dall’economia dei singoli paesi. Quel che ci può aiutare a capire che cosa è l’Europa è la geografia umana ossia lo studio di quali cambiamenti un dato paesaggio ha subito nel tempo a seguito dell’azione dell’uomo. Il paesaggio dell’Europa si è continuamente trasformato, a seguito di eventi bellici, conquiste, perdite, annessioni, secessioni. Gli uomini ci sono passati per cercare un posto dove stanziarsi o per conquistarlo, dalla notte dei tempi fino ai nostri giorni, determinando eventi e provocando mutamenti che rendono questa regione del globo terrestre una realtà multiforme, il risultato dello scorrere del tempo e della storia, della vita di molte comunità. E questa storia ha bisogno di attingere al mito per poter essere ricostruita.
Di essa non possiamo non tenere conto quando tentiamo di definire in modo unitario, ma senza riuscirci, questo Continente. Il termine Europa fu usato per la prima volta dal poeta greco Esiodo (VIII-VII secolo a.C.), per indicare l’area su cui si sviluppò e si diffuse la civiltà greca, la prima basata sulla consapevolezza dei suoi diversi popoli di essere legati da cultura, costumi e istituzioni comuni in contrapposizione a chi questa unità non la possedeva, quindi ai non Greci, i ‘barbari’ dell’Asia. Non è un caso, quindi, che oggi sia il nostro Continente, il cosiddetto Occidente, ad aver preso questo nome, ereditandolo, come se un filo lo avesse collegato alle sue origini orientali, o meglio, mediorientali. Ci sono molti motivi per i quali questo può essere accaduto anche se non ci sono teorie a spiegare il passaggio del nome tra due zone geografiche così distanti ma non distinte come sembrerebbero. Quel che è certo è, però, che l’Europa odierna è il risultato di un miscuglio di genti, di culture, lingue, religioni e anche di guerre, accordi internazionali, che ne hanno cambiato i confini geografici anche in tempi relativamente recenti.
Per questo, dire con esattezza cosa sia oggi l’Europa non è facile. Lo è di più, forse, raccontare le sue origini che affondano in un mito e nella sua simbologia misteriosa e affascinante: quello di Zeus nelle sembianze di un toro bianco, che rapì la principessa fenicia Europa per sedurla e la portò a Creta, notoriamente considerata la culla della civiltà occidentale. Fu lì, sull’isola dell’Egeo, che ebbe inizio la storia della Grecia, la cui cultura fu diffusa, attraverso la colonizzazione, in Italia e poi si mescolò con quella romana che, con l’impero, gettò le basi per una cultura comune. Ma l’idea di una civiltà europea ha anche altri fondamenti. Per esempio quello linguistico, che risale al terzo millennio a.C., quando dalle fredde steppe dell’Asia arrivarono sulle coste del Mediterraneo i popoli indoeuropei, accomunati non da una lingua ma da un ceppo linguistico: i greci, i celti, i latini, gli illiri e molti altri ancora che si stabilirono sul nostro continente e qui furono romanizzati e dei romani parlarono l’idioma.
E’ per questo che noi italiani e anche altri paesi dell’Unione europea oggi parlano le lingue indoeuropee, anche conosciute come romanze o neolatine. E’ una storia che ci racconta Strabone di Lampsaco che visse sotto l’imperatore Augusto. Il lungo processo culturale che ne derivò andò, poi, a ondate, come la guerra all’Islam che vide le provincie romane di un tempo diventare Stati cristiani al comando di un nuovo imperatore, Carlo Magno, e sotto il vessillo del Cristianesimo che si aggiunse come un nuovo strato su un sottobosco già multiforme di genti, lingue, usanze, tradizioni millenarie. Si aggiunsero altri grandi eventi, a questa realtà stratificata. Ci fu la scoperta dell’America, poi la Rivoluzione francesce, Napoleone e poi i fatti del ‘900 che con guerre e armistizi apportarono modifiche su modifiche ai confini dei vari stati. Poi arrivò il nuovo secolo con i trattati e l’entrata, poi l’uscita, di Stati.
Dire quindi che cosa è l’Europa è difficile, quasi impossibile. Si fa prima a raccontare la sua bellissima storia, che è quella di un’idea geografica non definibile politicamente e mutevole con il tempo. Forse un sogno.
Gloria Zarletti
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