Giuseppe Garibaldi (Nizza 4 luglio 1802 – Caprera 2 giugno 1882), l’eroe dei due mondi, radicale, massone, anticlericale, marinaio, patriota e grande condottiero: sicuramente il personaggio più famoso del Risorgimento italiano. Ma non tutti sanno che è stato anche animalista, vegetariano e grande seduttore. Un aspetto della sua ricca e complicata esistenza non raccontato nei libri di scuola e a tutt’oggi sconosciuto ai più. Nella sua fattoria sull’isola di Caprera viveva con cani, capre, pecore, galline, conigli e quattro asinelli. Domenico Selis e Giuseppe Maria Continiello (nella foto in basso, a sinistra), dell’Università di Cagliari, affermano che proprio sull’isola aveva voluto fondare una “repubblica degli uguali: uomini e animali”.
Ma c’è di più, a Caprera, nel 1871, ricevette da Anna Winter, letterata irlandese, la proposta di mettersi alla testa del movimento animalista italiano e di creare un ente appositamente dedito alla protezione degli animali. E così fece anche con l’aiuto dell’amico fidato Timoteo Riboli, suo medico personale, torinese. “Mio caro Riboli – gli scrive in una lettera nell’aprile del 1871 – ti prego di istituire la Società Reale per la Protezione degli Animali annoverando la signora Winter quale presidente e il sottoscritto quale socio”. Nasce quindi la prima associazione per la protezione degli animali, quella che poi, nel 1938, diventerà Enpa.
Se è vero che per un periodo della sua vita fu cacciatore, tuttavia, come informano i due studiosi cagliaritani autori di una lunga ricerca a proposito, è pur vero che ebbe il coraggio di cambiare idea e lo fece secondo il suo stile, senza mezzi termini, in modo risoluto.
Il suo amore per gli animali è confermato anche dall’attenzione che mostrò nei confronti di Marsala (nella foto, a destra), una cavalla bianca che al termine della spedizione dei Mille gli era stata donata dai siciliani per affrontare la risalita fino a Teano. Le voleva così bene che quando l’animale morì fece realizzare una tomba con tanto di lapide e di epitaffio.
Garibaldi, condottiero ed eroe, è stato sicuramente una vera star dei sui tempi. Andrea Camilleri lo definisce “il Che Guevara del XIX secolo” e come tale conquistò tanta notorietà ed entrò nel cuore della gente, soprattutto delle donne. A Caprera riceveva centinaia di lettere, signore e signorine gli inviavano messaggi appassionati e lui rispondeva a tutte. Ma tanto gli costava che fu costretto a pubblicare un appello dicendo che chi voleva una risposta doveva inviargli assieme alla lettera anche l’affrancatura per il riscontro. Era molto amato, le donne cadevano ai suoi piedi e lui non faceva distinzioni: dalle governanti alle nobildonne, dalle intellettuali alla più semplici cameriere.
Molte quelle che entrarono a far parte della sua vita. Dopo la morte di Anita (Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, brasiliana, 30 agosto 1821 – Mandriole di Ravenna, 4 agosto 1849), Garibaldi ebbe altre relazioni sentimentali. Con la nobile inglese Emma Roberts fino al 1856 e a lei intitolò una delle sue navi. Con la contessa Maria Martini della Torre, conosciuta a Londra nel 1854. Di breve durata fu il rapporto con Paolina Pepoli vedova trentenne, nipote di Gioacchino Murat. Poi ci fu la baronessa di origini inglesi Maria Esperance von Schwartz, figlia di un banchiere, in seguito i sentimenti si indebolirono, anche per colpa di un’altra donna, Battistina Ravello, che serviva Garibaldi a Caprera. Da lei nel 1859 ebbe una figlia, chiamata Anita e battezzata con il nome di Anna Maria Imeni. Altra donna importante nella vita di Garibaldi fu Giuseppina Raimondi, la ragazza colpì l’eroe per il coraggio dimostrato, i due si sposarono a Fino Mornasco il 24 gennaio 1860 ma presto ricevette una lettera che lo avvertiva che la donna aveva un amante. Lei confessò anche di aspettare un bambino e così Garibaldi ottenne l’annullamento del matrimonio. Nel 1865 troverà conforto in Francesca Armosino, sua terza moglie, con cui aveva parecchi anni di differenza. Era la balia dei sui nipoti. Da lei ebbe tre figli di cui uno morì a 18 mesi.
Scopriamo quindi che il più noto personaggio del Risorgimento italiano, oltre ad essere un grande condottiero di eserciti, è stato anche animalista, ecologista e conquistatore di cuori femminili. Ma non basta. Garibaldi, che pure da giovane si era dedicato molto alla caccia, divenne poi fervente vegetariano. Ha sempre mangiato poca carne, il suo alimento preferito era pane, formaggio con le olive o con le fave e negli ultimi anni della sua vita affermò la convinzione che piante e animali avessero un’anima cui non si dovesse nuocere.
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