CIVITA CASTELLANA (Viterbo) – “Non date ascolto a chi vi dice che voi siete il futuro di questo Paese, voi siete il presente, voi ne avete la responsabilità. E’ da voi che deve partire la lotta alla mafia, alla camorra, siete voi che dovete portare avanti il cambiamento”. Queste le parole di Paolo Borrometi, trentacinquenne giornalista siciliano che da quattro anni vive sotto scorta per la sua battaglia alla criminalità organizzata. Parole gridate a Civita Castellana durante l’incontro con gli studenti degli istituti medi superiori. Un incontro assai partecipato, e non soltanto nel numero – oltre duecento le persone nella sala del centro commerciale di Piazza Marcantoni – ma anche e soprattutto per l’attenzione e il calore dimostrato dal giovanissimo pubblico presente.
“Fallo ammazzare, ma che c…. ci interessa”. A dare l’ordine di uccidere è il boss di Cosa Nostra della provincia di Siracusa, Salvatore Giuliano a un altro boss di spicco, Giuseppe Vizzini. La vittima designata è Paolo Borrometi, direttore del sito d’inchiesta LaSpia.it, collaboratore dell’Agi e presidente di Articolo 21.
Per queste minacce nei giorni scorsi sono stati arrestati i due boss e altre due persone in un’operazione ordinata dalla Gip di Catania Giuliana Sammartino. E queste non sono le prime minacce a
l giornalista siciliano che in passato ha subìto anche un’aggressione con danni fisici permanenti alla spalla destra, strani furti in casa e un tentativo di incendio all’abitazione dei genitori. Ma questo nuovo episodio è particolarmente grave e l’ordinanza che ha dato il via all’operazione odierna è chiarissima: Vizzini “commentava con i figli le parole di Giuliano il quale, forte dei suoi legami con i Cappello di Catania, per eliminare lo scomodo giornalista stava per organizzare un’eclatante azione omicidiaria”.
Paolo Borrometi ha raccontato agli studenti la sua vita di cronista, il suo impegno nella ricerca della verità ma anche le sue paure e il suo difficile stato di uomo che vive sotto scorta. Ha raccontato della solidarietà ricevuta, quella della gente e degli amici e ha ringraziato i tanti colleghi che lo hanno sostenuto in questi anni in cui è finito nel mirino della mafia. Ma non ha risparmiato critiche nei confronti di quei cronisti “che continuano a sottovalutare la mafia come se non esistesse”. “Nessuno vuole fare l’eroe – ha continuato Borrometi – siamo solo giornalisti che vogliono continuare a raccontare quello che accade. Abbiamo il dovere di fare squadra, sono orgoglioso di questa reazione. Ci sono però problemi perché c’è un capomafia in libertà che ha fatto interviste dicendo che la mafia non esiste. Se uno dei principali giornali online di Ragusa parla di presunto boss, riferendosi a una persona che è stata già condannata, che non usa nome e cognome, qualcosa non va. C’è sempre il collega che ti vuole condannare a morte, vuole venire al tuo funerale, vuole piangere al tuo funerale. Quello è il collega che usa le parole presunto boss”.
“Lotta alla criminalità organizzata: quando il mondo dell’informazione è in prima linea”, questo il tema dell’incontro organizzato nell’ambito della rassegna Civitonica dall’assessore alla Cultura del Comune di Civita Castellana, Vanessa Losurdo. L’intervento di Paolo Borrometi è stato preceduto dalla proiezione del film “Fortapàsc” di Marco Risi sulla vita di Giancarlo Siani, il giovane cronista ucciso nel 1985 dalla camorra. Moderatrice dell’appuntamento, Annamaria Graziano, giornalista della rete #nobavaglio.
Gianni Tassi
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