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Una “nuova” scuola? Adesso c’è l’occasione giusta

di | 2020-07-25T02:43:04+02:00 26-7-2020 6:20|Attualità, Sezione 5|0 Commenti

RIETI – Stiamo vivendo un’estate dal sapore poco vacanziero, molta voglia di evadere ma anche molti pensieri che ne limitano un po’ l’effetto rilassante. Un’estate di dubbi, di incertezze, di ansia e di insicurezze su ciò che ci riserva l’immediato futuro. L’indole ottimista guarda al futuro con fiducia ma rimangono comunque molte incognite su più fronti, non ultimo quello del tanto discusso rientro scolastico. Un rientro che mai come in questo periodo è davvero difficile da immaginare. La scuola, nei mesi passati, ha subito un repentino doveroso inevitabile cambiamento, cosa che ha fatto molto riflettere e che, oggi, potrebbe davvero portare ad una nuova concezione del modello scuola, ancora molto antiquato, squilibrato dal punto di vista dell’equità sociale e, sembrerebbe incorreggibile, come hanno dimostrato i tanti tentativi falliti di pseudoriforme, approcciate negli ultimi sessant’anni.

L’unica vera riforma è del 1962 ed è relativa all’unificazione della scuola media. Questo spunto nasce da una riflessione rilasciata da Giorgio Allulli, dirigente di ricerca all’ISFOL (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori), dove coordina il Reference Point nazionale sulla qualità della Formazione, ed è vice presidente della Rete Europea per la Qualità dell’Istruzione e Formazione professionale, che propone di “lasciar perdere i massimi sistemi “ e l’idea di una “riforma epocale della scuola italiana” per cercare invece di “ capire cosa realmente succede nei diversi territori e di agire di conseguenza, valorizzando le eccellenze e sostenendo le criticità”. Egli afferma anche che in Italia non c’è “una” scuola, ma “tante” scuole, e che quelle dell’Italia settentrionale funzionano in genere “molto bene, al pari delle migliori scuole del mondo”, mentre quelle di alcune regioni dell’Italia insulare e meridionale “funzionano in modo insufficiente”.

Ora, da questa premessa deduce che in Italia non si debba porre “una questione di programmi o di ordinamenti, che sono uguali per tutti (altrimenti come mai con questi programmi, ordinamenti, i risultati degli studenti veneti o trentini sono al pari dei finlandesi?) e che, invece, ciò che serve sia una diversa “capacità di governo e gestione). Non c’è dubbio ed è evidente che stiamo parlando di un sistema molto complesso, quello della gestione, ma questo non può impedire di poter cogliere l’opportunità di ripensare davvero il modello scuola, magari con un processo che porti ad avere, tra un decennio, un sistema formativo all’altezza delle esigenze del Paese. Si parla qui di un grande Piano strategico che cambi il modo di insegnare, gli ambienti di apprendimento e di conseguenza le condizioni di lavoro, rendendoli più efficienti, motivanti e funzionali alle esigenze di apprendimento.

Un’esigenza, questa, che si avverte da anni, quindi urgente, vista la rapidità con cui si allarga il divario tra un sistema formativo immobile e una società soggetta ad accelerazioni dovute al progresso tecnologico e scientifico. Ed è in questa fase che si potrebbe trovare l’opportunità, dovuta alla crisi causata dal Covid che ha evidenziato in maniera netta l’insostituibile ruolo della scuola e della sua necessità che essa sia all’altezza del compito che si prefigge, ma anche di una Europa disposta a finanziare grandi progetti di rilancio, con la possibilità di liberare ulteriori investimenti in mezzi, persone e metodologie. Dunque un’occasione che bisogna vedere di cogliere assolutamente. Quindi il progetto di creare una scuola nuova. Una scuola in cui ogni studente possa tirar fuori il meglio. Cercare di abbattere l’abbandono precoce della scuola e rendere questo possibile anche con l’aiuto delle tecnologie, con le quali sarebbe molto più agevole sostenere didatticamente il percorso di apprendimento di tutti. Pensare oggi a questa possibilità con una sperimentazione nazionale delle scuole secondarie di primo e di secondo grado disponibili a sperimentare una nuova scuola, “su misura”, che riporti nuova linfa a questa scuola ormai stanca da anni di problemi e di promesse.

Una scuola che ritrovi fiducia e nuovi stimoli.

Stefania Saccone

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