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Cento anni di Alberto Sordi, icona del cinema italiano

di | 2020-06-19T20:04:32+02:00 21-6-2020 6:25|Attualità, Sezione 6|1 Comment

MILANO – Il 15 giugno 2020 il grande comico Alberto Sordi, icona del cinema italiano, avrebbe compito cento anni se solo non fosse stato stroncato da un tumore al polmone il 24 febbraio 2003. Proprio in occasione del suo centesimo compleanno si sarebbe dovuto inaugurare il Museo ed Archivio che ha sede nella Villa di Alberto Sordi, in piazzale Numa Pompilio, dove l’attore rimase per tantissimi anni assieme a sua sorella Aurelia. La casa è oggi un vero e proprio scrigno che racchiude mille ricordi sulla sua carriera e la sua vita privata.  Si tratta di materiale di particolare interesse storico dal momento che racconta la sua storia e quella del cinema italiano.

Alberto Sordi conservava tutto, anche scontrini, biglietti, inviti, qualunque cosa potesse essere era messa da parte. Ogni documento è entrato a far parte di questo importante archivio che vedrà la sua inaugurazione soltanto il 16 settembre 2020. La mostra, curata da Alessandro Nicosia, situata nel piazzale antistante la sua villa, sarà finalmente inaugurata e le prenotazioni sono già arrivate a quota 18mila; appena possibile sarà aperta anche la villa con affaccio sulle terme di Caracalla. Roma, il giorno del centesimo compleanno di Alberto Sordi, nella sala della Protomoteca del Campidoglio, alla presenza della sindaca Virginia Raggi e degli ex sindaci Francesco Rutelli e Walter Veltroni cui spettò l’arduo compito di organizzare il 26 febbraio 2003 la camera ardente, ha voluto ricordare questo illustre cittadino, capace di instaurare un’empatia unica con il pubblico, come ha voluto sottolineare la stessa Raggi. Hanno partecipato alle celebrazioni, sempre nel rispetto delle norme di sicurezza anti-Covid, alcuni personaggi del mondo del cinema e della cultura, tra cui Carlo Verdone e Christian De Sica che sono intervenuti tratteggiando un ricordo dell’attore. A rendere ancora più speciale questa ricorrenza è stato il fatto che la giornata del 15 giugno ha coinciso con la riapertura di cinema e teatri. Quale rappresentante migliore di Alberto Sordi per suggellare questo momento di rinascita?

Si dice che Sordi abbia rappresentato l’italiano degli anni del boom economico e questo è sicuramente vero, ma ancor di più Alberto rappresenta la romanità, quella romanità disincantata, indolente e amara che lo ha caratterizzato in molte delle sue interpretazioni facendo appello al suo accento trasteverino che fu proprio la chiave del suo successo. Alberto Sordi, figlio di un maestro strumentista e di una maestra, nacque a Trastevere, in via San Cosimato, 7. Da bambino fece parte del coro delle voci bianche della Cappella Sistina finché un mattino, da un giorno all’altro, gli cambiò la voce e dovette abbandonare il coro; nel 1936 incise un disco di fiabe per bambini per la casa discografica Fonit e con il ricavato partì per Milano, dove si iscrisse al corso di recitazione all’Accademia dei filodrammatici dove però venne espulso per la sua cadenza romana. Tornato a Roma cominciò a fare la comparsa a Cinecittà, fu un soldato romano nel film kolossal “Scipione l’Africano”, poi venne scelto per prestare la voce a Oliver Hardy; il successo arrivò negli anni ’50 con un ruolo secondario nel film di Federico Fellini “I vitelloni” e con il capolavoro  “Un americano a Roma”.

Il resto è storia. Sordi cominciò a lavorare nella rivista e nel teatro leggero; tra i suoi primi ruoli ci fu anche quello dello stilé, cioè chi in frac bianco o nero, distribuendo sorrisi, accompagnava la soubrette della rivista sul proscenio a prendere gli applausi. Alla rivista rimase molto legato tanto che nel 1973 diresse poi un suo film da regista con Monica Vitti, “Polvere di stelle” dedicato proprio a quel mondo. Nella seconda metà degli anni Quaranta Sordi fece fortuna in radio, con personaggi ispirati al mondo dell’Azione Cattolica; un altro personaggio nato in radio e che ebbe anche la sua versione cinematografica è invece Mario Pio divenuto molto famoso. Nel 1948 ebbe un programma radiofonico tutto suo, “Vi parla Alberto Sordi”e nel 1949 ricevette la Maschera d’argento come miglior attore radiofonico. Il 1954 fu l’anno della consacrazione cinematografica per Sordi: in un solo anno uscirono ben 13 film da lui interpretati, fra cui “I vitelloni”, “Il seduttore”, “Il matrimonio” e “Un americano a Roma” di Steno. La celebre battuta “Maccarone, m’hai provocato e io ti distruggo adesso, maccarone! Io me te magno…” è una delle più famose del cinema italiano.

Gli anni ’60 furono quelli del vero successo per Alberto Sordi, gli anni in cui uscendo da personaggi comici, l’attore riuscì a dimostrare il suo grande talento, divenendo simbolo indiscusso della commedia all’italiana. Il cambio di rotta, in realtà, fu segnato da un’interpretazione drammatica, quella del film “La grande guerra” di Mario Monicelli, premiato alla Mostra di Venezia con Leone d’oro.  Negli anni a seguire molti registi lo vollero nel proprio cast. Da Luigi Zampa con “Il vigile” e “Il medico della mutua”, a Dino Risi con “Una vita difficile”; da Luigi Comencini con “Tutti a casa” e “Il commissario” fino a Vittorio De Sica con “Il giudizio universale”, “Il boom”. Gli anni ’70 e ’80 furono quelli che incoronarono Alberto Sordi come uno dei migliori attori di tutti i tempi con pellicole che sono diventate “eterne”: “Un borghese piccolo piccolo”, “I nuovi mostri”, “Il marchese del Grillo”, “In viaggio con papà”, “Il tassinaro”, “Troppo forte” sono solo alcuni dei titoli che hanno segnato un’epoca.

Ma Sordi non fu solo attore, ma anche regista. Sono 19 i film che firmò come regista; tra questi “Fumo di Londra” del 1966, “Polvere di stelle” del 1973, “Io e Caterina” del 1980, “In viaggio con papà” del 1982, “Il tassinaro” del 1983, “Tutti dentro” del 1984. L’ultima apparizione pubblica di Alberto Sordi risale al 17 dicembre 2002 al Teatro Ambra Jovinelli. L’attore salutò il pubblico a lui tanto caro e morì, per un tumore ai polmoni, il 24 febbraio 2003. Oggi viene ricordato attraversi i tanti omaggi che a partire dal mese di giugno sono stati dedicati in tv al grande attore, da speciali tv a interviste agli amici cari. Carlo Verdone, considerato il suo erede, dice di lui: “E’ una maschera unica degna della commedia dell’arte, per me più importante di Rugantino”.

Margherita Bonfilio

One Comment

  1. Gaetana Giuseppa Figuccia 24 giugno 2020 at 15:40 - Reply

    Complimenti alla scrittrice.
    Articolo lineare ed esaustivo. 👋👋👋

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