CIVITAVECCHIA (Roma) – Lo Stato unitario d’Italia è nato nel 1861 ma alla sua costituzione non comprendeva l’ultimo lembo dello Stato Pontificio di cui faceva parte anche la Delegazione di Civitavecchia. Situazione che durò fino alla totale annessione del 1870. Per questo motivo la Capitaneria di Porto di Civitavecchia nasce ufficialmente cinque anni dopo la formazione delle prime Capitanerie sparse nel neonato Regno d’Italia.
Lunedì 22 giugno la città di Civitavecchia vuole celebrare i 150 anni dalla fondazione con la prima di tante iniziative che da qui alla fine del 2020 ricorderanno questa importante data. La prima è la presentazione del libro di Andrea Giattini, “Caesarem Vehis, la Capitaneria di porto nel monumentale porto di Civitavecchia”. Un appuntamento ridotto nel numero dei partecipanti causa Coronavirus, pochi gli inviti e strettamente personali. La presentazione del libro si svolgerà a bordo della motonave Cruise Barcelona della Grimaldi Group, sarà presente l’ammiraglio ispettore capo (CP), Giovanni Pettorino (Comandante generale delle Capitanerie di Porto); Emanuele Grimaldi, amministratore delegato della Grimaldi Group, e il giornalista Bruno Vespa che coordinerà l’incontro.
Il libro di Andrea Giattini – scrittore trentanovenne, ricercatore storico militare – ripercorre l’evolversi dell’autorità marittima nel porto di Roma, dalla progettazione ad opera dell’imperatore Traiano attraversando gli anni dell’amministrazione pontificia, fino a quando, il 16 settembre 1870, quattro giorni prima della cosiddetta “breccia di Porta Pia”, la squadra navale italiana sbarcò nel porto di Civitavecchia e occupò il primo edificio pubblico di valore strategico: la Capitania di Porto pontificia. E fu proprio con l’annessione di Civitavecchia al Regno d’Italia che la locale amministrazione marittima divenne a tutti gli effetti la Capitaneria di Porto che tutt’oggi presta il suo servizio a beneficio dell’intera comunità.
Nella sua lunga storia profondi cambiamenti, non solo urbanistici e architettonici, si sono succeduti all’interno dell’area portuale civitavecchiese ma anche mutamenti imposti dall’evolversi della politica, dell’economia e del contesto industriale e sociale del territorio.
Nella parte più antica dell’area portuale sono presenti opere dell’ingegno umano realizzate da personaggi importanti della storia italiana. Per rendere l’idea basta citarne alcuni: l’imponente Forte Michelangelo iniziato dal Bramante e dai suoi allievi, Giuliano Leno e Antonio da Sangallo il Giovane, e portato a termine da Michelangelo Buonarroti; la Fontana del Vanvitelli, realizzata completamente in travertino nel 1743; Porta Livorno, uno degli ingressi allo scalo marittimo, voluta da Papa Clemente XIII nel 1761. Andata distrutta durante l’ultima guerra è stata poi restaurata e riportata al suo antico splendore; la Darsena Romana e il Molo del Lazzaretto nella parte più antica del porto. La prima, progettata quasi 2000 anni fa dall’architetto Apollodoro di Damasco, serviva principalmente per la sosta e il rifornimento delle navi romane della flotta imperiale. Il secondo, inizialmente chiamato Fortino di San Pietro, era composto da una torretta che fungeva anche da faro interno ed era parte del maestoso progetto voluto dall’imperatore Traiano e diretto anche questo dall’architetto Apollodoro di Damasco (107 d.C.).
“Nei sei capitoli che compongono il volume – afferma Andrea Giattini – vengono ripercorsi i principali momenti di questo lungo periodo, aggiungendo un tassello significativo alla storia di Civitavecchia, evidenziando i profili di alcuni protagonisti e raccontandone aneddoti curiosi così come episodi divenuti celebri.
Gianni Tassi
Buongiorno. Come si può avere.