RIETI – Da una lettura di un’intervista ad un noto studioso analista junghiano, Murray Stein, in merito al coronavirus e alla situazione attuale, scaturiscono alcune riflessioni, considerando che il fenomeno è stato ed è oggetto di molteplici considerazioni: riflessioni che non scadono né su un semplicistico ottimismo né sul catastrofico pessimismo. Il presupposto è che il Covid-19 ha stravolto il mondo intero e che stiamo indubbiamente vivendo un momento a dir poco strano. Un momento che, comunque venga analizzato, il più delle volte lascia quasi tutti senza parole. Stein definisce il Covid-19 “cigno nero” e, seppur lasciati senza parole per un momento, ci invita a pensare al tutto, partendo dalla definizione di “pandemia”. Richiama a quanto il senso di “pan” (“tutto”, su tutta la linea) sia forte e ne sottolinea la connessione di tutti. E punta proprio su questo tutti (Anima Mundi) che siamo abituati a pensare come presenza amorevole, come una madre che collega le persone, ma in questo caso è l’ombra che ci collega.
Infatti, più volte si è detto che questa pandemia sta riportando molte persone al senso di comunità e che, oltre all’ansia sentono anche un senso di reciprocità e responsabilità reciproca. Le nostre azioni hanno un effetto sul nostro vicino e quindi dobbiamo diventare più consapevoli delle nostre decisioni quotidiane. Per cui tutti gli individui sulla terra sono richiamati alla responsabilità. Il professor Stein, a questo proposito, parla di “Umbra Mundi”, un’ombra del mondo che aleggia su tutti noi e infetta le nostre vite. Un’ombra che si diffonde sul globo come fosse un’eclissi solare. Il sole, in questo caso è coperto dalla morte. E questo non può non indicare una qualche trasformazione significativa, visto che siamo tutti portati a camminare attraverso la valle dell’ombra. Ha un senso molto forte. Un senso biblico. E la domanda che sorge è: saremo davvero in grado di usare questa esperienza? Oppure passerà come un brutto sogno, un incubo della notte da cui ci svegliamo felici di essere liberi? Secondo Stein, ci siamo ritrovati a vivere in qualcosa di molto simile ad un bosco scuro, e richiama Dante all’inizio del suo viaggio nell’inferno. Stiamo tutti cercando una via d’uscita, di ritorno, qualcosa di solido su cui contare per riportare la luce, la speranza e il senso dell’orientamento. C’è, in questo nostro tempo, in questo luogo oscuro, un’ansia, a volte al limite del panico e spesso un presagio di imminente catastrofe, se non si trova rapidamente la via del ritorno.
Le persone si chiedono se è questa la fine del mondo, l’Apocalisse. Nessuno conosce la risposta. Siamo tutti al buio. Non ci sono risposte “là fuori”, nessuno conosce il futuro. Forse apparirà una guida, qualcuno come Virgilio? Sul tutto in questa situazione ci viene richiesto di rimanere a casa, una grande sfida per molte persone, specialmente con così tante cancellazioni di lavoro, scuola, eventi di ogni tipo. Molti si sono spesso lamentati di non avere abbastanza tempo per “fermarsi”. Per i propri sogni, i propri hobbies ed ora con il tempo a disposizione siamo stati messi in condizione di approfittare dell’opportunità fino a quando pian piano si tornerà al ritmo accelerato. Dunque la sfida sembra essere quella di imparare da questa esperienza e portare avanti questo apprendimento in seguito. Da questo rallentamento e dal periodo di isolamento forzato possiamo riuscire a trovare un ritmo ed un equilibrio più congeniali nella vita.
Il suggerimento di Murray Stein è di considerare questo come un momento prezioso della nostra vita per guardarci veramente dentro. Questa Umbra Mundi, compagna dell’Anima Mundi (anima del mondo), è la sua ombra. Si potrebbe dire, sempre secondo Stein, il lato oscuro di Dio, perché infetta tutti e le sue caratteristiche sono l’invisibilità, l’universalità e la numerosità, poiché il Coronavirus, si muove intorno a noi in modo invisibile, si trova in tutti i continenti e ci colpisce in maniera terribile. Non sappiamo chi ce l’ha o se ce l’abbiamo noi stessi. E’ ovunque, in tutte le parti del mondo ed infonde paura collettiva, infonde un senso di vulnerabilità perché non abbiamo il controllo e sembra essere implacabile. Sembra che stiamo vivendo un mondo di fantascienza e la sfida è accettarlo come realtà o scartarlo come fantasia.
Tutto è accaduto in fretta ed ha invaso il nostro mondo, già instabile, senza preavviso, in silenzio e sembra minacciare “il delicato tessuto della nostra vita collettiva a livello globale”. Che tutto questo possa considerarsi un’opportunità per una vasta trasformazione della coscienza collettiva a livello generale, non c’è alcun dubbio. Potrebbe davvero esserci una trasformazione a livello più profondo. Molti di noi vogliono guardare al lato positivo, guardare avanti, alla crescita. La pandemia come prova della capacità di accettare la realtà e di agire di conseguenza. L’ombra della Grande Depressione incombe e minaccia le basi del benessere economico dei Paesi. Non accettare la realtà, esercitare l’ombra della negazione, non può che ritardare i processi di ripresa. Di questo passaggio attraverso la valle dell’ombra dobbiamo dunque scoprirne il significato e la prima lezione da imparare è la pazienza. E forse da tutto ciò sta nascendo o nascerà una nuova umanità.
Stefania Saccone
Nell’immagine di copertina, il professor Murray Stein
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