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Primo maggio, giorno di festa o di lotta?

di | 2020-05-01T18:40:09+02:00 3-5-2020 6:45|Attualità, Sezione10|0 Commenti

RIETI – In questo periodo particolarmente difficile, delicato e anche molto triste, che stiamo vivendo, si è celebrata la ricorrenza del 1° Maggio, non senza mille interrogativi. Questa data è presente nella maggior parte dei calendari dei Paesi del mondo, gli stessi Paesi che, come l’Italia, si trovano oggi a dover fronteggiare il momento storico più buio che si ricordi, in cui la lotta alla sopravvivenza è legata, oltre che all’emergenza sanitaria, anche a quella economica. E mai come oggi la riflessione sul perché di questa celebrazione è particolarmente sentita e profonda così come oggi il concetto di “sicurezza” è fonte di necessaria riflessione che assume particolare significato in un contesto generalizzato di assoluta incontestabile precarietà. Forse, ripercorrendo le tappe storiche del perché di questa ricorrenza, si può arrivare a ritrovarne la sua essenza, ridare un nuovo e rinnovato significato: quello più vero.

Si parte dal 1° maggio 1886 quando a Chicago fu indetto uno sciopero generale, che interessò tutti gli Stati Uniti, con il quale gli operai chiedevano condizioni di lavoro più umane, considerando che non era escluso che si lavorasse anche 16 ore al giorno in assenza totale di sicurezza e i morti erano cosa di ogni giorno. La protesta dei lavoratori andò avanti per tre giorni e il 4 maggio culminò in una battaglia vera e propria tra i lavoratori e la polizia di Chicago: 11 persone persero la vita in quello che passò alla storia come il massacro di Haymarket. A seguito di questo episodio, la data del 1° maggio per la Festa dei lavoratori fu stabilita a Parigi nel 1889 e il 20 Luglio dello stesso anno, sempre a Parigi, durante il primo Congresso della Seconda Internazionale (l’organizzazione creata dai socialisti e laburisti europei), fu lanciata l’idea di una grande manifestazione per chiedere la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore. Nella scelta della data, si tenne conto proprio degli episodi di Chicago, per celebrare il lavoro e i lavoratori.

Questa iniziativa divenne un simbolo delle rivendicazioni operaie, di lavoratori che in quegli anni lottavano per conquistare diritti e condizioni di lavori migliori. Varcò i confini francesi e, nonostante la risposta repressiva di molti governi, la manifestazione del 1° Maggio del 1890, la prima manifestazione internazionale della storia, registrò moltissime adesioni. In Italia, durante il ventennio fascista, dal 1924 al 1944, la festa dei lavoratori fu anticipata al 21 aprile, in occasione dei Natali di Roma, che diventò quindi giorno festivo. Fu riportata al primo maggio nel 1945 e nel 1947 divenne ufficialmente festa nazionale italiana. Un episodio della nostra storia è l’eccidio di Portella della Ginestra, in provincia di Palermo. In quel giorno, la banda del brigante Salvatore Giuliano fece fuoco sul corteo dei lavoratori, provocando 11 morti e numerosi feriti, alcuni dei quali in seguito morirono. Attualmente il 1° Maggio è festa nazionale in molti Paesi: da Cuba alla Turchia, dal Brasile alla Cina e poi Russia, Messico e diversi stati dell’Unione Europea. Viene inoltre celebrata in Asia, in alcuni Paesi dell’Africa, in America Latina. Curiosamente non lo è negli Stati Uniti, il Paese da cui tutto cominciò, dove si celebra, compreso in Canada, il Labour Day, il primo lunedì di settembre. In Australia, viene ricordato per celebrare la conquista delle 8 ore lavorative ed è chiamato Eight Hours Day o May Day con una data diversa a seconda del territorio. Viene festeggiato il 1 Maggio solo nel territorio del Nord.

Nel corso degli anni, dunque, si consolida la tradizione del Primo Maggio, un appuntamento al quale il movimento dei lavoratori si prepara con sempre minore improvvisazione e maggiore consapevolezza. L’obiettivo originario delle otto ore viene man mano messo da parte per lasciare il posto ad altre rivendicazioni politiche e sociali considerate più impellenti. Prime fra tutte le condizioni di sicurezza e le condizioni di miseria delle masse lavoratrici. Si discute però anche sul significato di questa ricorrenza, se considerarla giorno di festa, di svago e di divertimento oppure di mobilitazione e di lotta. Nei fatti questa data è l’una e l’altra cosa insieme, a seconda delle circostanze più lotta o più festa. E non va dimenticato di considerare che questa festività è introdotta anche nel calendario della Chiesa, dove vi è una doppia festa per lo stesso santo, San Giuseppe. E questo risale al 1955 quando papa Pio XII propose la figura di San Giuseppe come modello per tutti i lavoratori. Mentre il 19 Marzo si festeggia la paternità di Giuseppe, il 1° Maggio lo si celebra in quanto artigiano e operaio. Lo scopo fondamentale era quello di introdurre anche una prospettiva religiosa: San Giuseppe come patrono e modello dei lavoratori essendo stato egli stesso un operaio ed avendo fatto, in prima persona, l’esperienza della povertà.

Stefania Saccone

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