PALERMO – Per l’otto marzo, giornata dedicata alle donne, merita un tributo speciale la professoressa Fabiola Gianotti, dal 2016 direttore generale del CERN (Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare), il più grande laboratorio al mondo che studia la fisica delle particelle. La professoressa Gianotti vanta due primati: è la prima donna ad aver ricoperto tale incarico ed è la prima persona che ricopre questo ruolo due volte di seguito. Il CERN infatti, il 6 novembre 2019, alla scadenza del primo mandato, l’ha riconfermata alla guida del prestigioso centro di ricerca di Ginevra sino al 2025.
Fabiola nasce nel 1960 a Roma, da mamma siciliana e papà piemontese, ma si trasferisce a Milano con la sua famiglia quando ha sette anni. Dopo la maturità classica, studia Fisica all’Università, influenzata anche dalla lettura della biografia di Marie Curie e dalla spiegazione dell’effetto fotoelettrico da parte di Albert Einstein. Si laurea alla Statale di Milano nel 1984 e inizia poi un dottorato di ricerca relativo alle particelle elementari. Nel 1987 entra a far parte del CERN di Ginevra, dando il suo contributo a diversi importanti esperimenti. All’inizio degli anni Novanta comincia a lavorare sull’argon liquido e poco dopo partecipa – insieme ad altre migliaia di studiosi – all’esperimento Atlas, che coinvolge fisici di quasi quaranta Paesi di tutto il mondo e che ancora oggi viene ritenuto il più grande esperimento scientifico della storia. La sua fama mondiale è legata poi soprattutto al suo contributo relativo alla scoperta della particella nota come bosone di Higgs.
Ecco come, nel 2013, lo spiegava lei stessa: “Il bosone di Higgs è una particella molto speciale che non appartiene alle due classi in cui si suddividono le altre particelle: quelle di materia che sono i costituenti fondamentali dell’atomo, e quelle di interazione, che trasmettono l’interazione elettromagnetica, debole e forte. Il bosone di Higgs è diverso perché ha il compito di dare massa a tutte le altre particelle e, se così non fosse, il nostro universo non esisterebbe e non esisteremmo neppure noi”.
Quando nel 2013 a Peter Higgs, lo studioso inglese che ha dimostrato l’esistenza di tale particella, viene conferito il Nobel per la Fisica, lo scienziato la vuole al suo fianco a Stoccolma. La professoressa Gianotti ha ricevuto numerosi riconoscimenti: nel 2012 l’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, per il suo contributo al prestigio della comunità italiana di scienziati nel settore della fisica nucleare; l’Ambrogino d’Oro dal Comune di Milano; il Fundamental Physics Prize; la nomina di professore onorario all’Università di Edimburgo. Un’altra attestazione prestigiosa è rappresentata dalla presenza del suo nome nell’elenco – stilato dalla rivista “Forbes” – delle cento donne più influenti al mondo: Fabiola Gianotti è inserita al settantottesimo posto, ed è la sola italiana che vi compare insieme alla stilista Miuccia Prada. Le è stato persino dedicato un asteroide, quello contrassegnato 214819 Gianotti.
Oltre alla fisica, la scienziata coltiva una profonda passione per la musica: sa suonare il pianoforte, che ha studiato al Conservatorio di Milano; ama la natura, le piace tanto fare escursioni e passeggiate. In un’intervista ha dichiarato che il suo luogo del cuore è “la Sicilia, la terra di mia madre. Un posto bellissimo, dai colori e profumi forti, e la sovrapposizione straordinaria di culture diverse”. Ha poi anche affermato che lo studio della natura la porta a pensare a un intelletto ordinatore: “Quello che io vedo nella natura, la sua semplicità, la sua eleganza, mi avvicina all’idea di una mente intelligente ordinatrice”; dichiarando esplicitamente: “Sì, io credo. La scienza è compatibile con la fede e non ci sono contraddizioni. L’importante è lasciare i due piani separati: essere credenti o non credenti, non è la fisica che ci darà risposta”.
Infine, in un’intervista al Corriere della Sera, alla giornalista Elvira Serra che le chiedeva di definire la bellezza dal punto di vista della fisica fondamentale, rispondeva così: “Le equazioni che descrivono le particelle elementari e le loro interazioni, così come le equazioni della relatività generale di Einstein, sono semplici ed eleganti e si basano su principi di simmetria. La cosa interessante però è che, in qualche modo, noi esistiamo grazie alla rottura di questa simmetria. Se materia e antimateria fossero rimaste in proporzioni identiche – come si suppone fosse ai tempi del Big Bang – si sarebbero annichilite a vicenda e noi non ci saremmo. Nasciamo da un’imperfezione della bellezza. Per questo siamo qui”.
Maria D’Asaro
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