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Muro di Berlino, morire per la libertà

di | 2019-11-08T23:24:01+01:00 10-11-2019 6:00|Attualità, Sezione 1|0 Commenti

PALERMO – Se a marzo del 1989 avesse atteso ancora solo otto mesi, meno del tempo di una normale gravidanza, Winfried Freudenberg oggi sarebbe ancora vivo. E avrebbe festeggiato con i berlinesi, e con tutti gli uomini e le donne che amano la libertà e la democrazia, i trent’anni dalla caduta del muro di Berlino, avvenuta nella notte del 9 novembre del 1989. Invece Winfried, ingegnere elettronico di  32 anni,  e sua moglie Sabine, alla fine dell’inverno del 1989 non riuscirono più a resistere  nella grigia e dittatoriale Berlino est. Così la coppia progettò di fuggire a ovest con una sorta di mongolfiera, costruita con pezzi di tessuto di polietilene, usato per tende o serre, tessuto che potevano comprare senza destare sospetto. Con uno speciale nastro adesivo, assemblarono in casa, a Prenzlauer Berg, un aerostato alto 13 metri e largo 8. Poiché la notte del 7 marzo 1989  soffiava un vento da nord est adatto per il volo, i due, con la loro auto, portarono l’aerostato nella stazione per la regolazione del gas, della quale Freudenberg aveva le chiavi come impiegato della VEB Energiekombinat, azienda del gas cittadino, e verso mezzanotte iniziarono a riempirlo con il gas.

Winfried Freudenberg

Ma furono visti da un cameriere che rientrava a casa. Costui chiamò subito la polizia. Nel piazzale si precipitò una pattuglia della Volkspolizei, così sul pallone  – dove non c’era ancora gas sufficiente per sostenere due persone – salì solo Winfried, mentre Sabina veniva arrestata. Purtroppo il volo finì male: il cadavere dell’uomo fu ritrovato il pomeriggio dell’8 marzo, in un quartiere a sud ovest di Berlino. Winfried Freudenberg fu l’ultimo dei caduti per la fuga verso la libertà.

Quanti siano stati in tutto i morti  – dal 13 agosto 1961, data di inizio della costruzione del muro, all’8 marzo 1989, giorno in cui morì Winfried – non si sa ancora e forse non si saprà mai, visto che tanti documenti in proposito sono stati occultati o distrutti dalla Stasi, la terribile polizia segreta della Germania est. Secondo le fonti più accreditate, i morti oscillerebbero tra un minimo di 138 a circa quattrocento. Qualunque sia stato il numero totale dei caduti, inclusi i morti per infarto alla frontiera per i controlli estenuanti e brutali della polizia, “Ogni singolo morto è stato un morto di troppo“, ha dichiarato il 13 agosto del 2009 Klaus Wowereit, allora sindaco di Berlino,  chiudendo così le polemiche in merito alla cifra esatta dei morti. Ricordiamo che la vittima più giovane aveva 15 mesi, Holger H., un bimbetto che nel 1973 morì soffocato dalla mamma che gli stava chiudendo la bocca con la mano mentre piangeva, per evitare che venissero scoperti al Checkpoint Bravo, durante un tentativo di fuga poi riuscito. La vittima più anziana aveva invece 80 anni, Olga Segler, che morì per le ferite riportate dopo essersi buttata dalla finestra del suo appartamento al secondo piano in Bernauer Straße.

I dati storici dicono che la gran parte dei morti erano giovani, donne e uomini sotto i trent’anni. Almeno 13 erano bambini o comunque minorenni, in fuga con le loro famiglie: tra questi c’è Andrea Senk, un bambino di soli sei anni, ucciso il 13 settembre del 1966.

Andreas Senk

Per ricordare tutti i caduti, su iniziativa dello Stato tedesco e del Land di Berlino, nel 1998 fu realizzato, come monumento nazionale, il Memoriale del muro di Berlino in Bernauer Straße. Successivamente ampliato, oggi comprende il centro di documentazione sul muro di Berlino, un centro per i visitatori, la “Cappella della Riconciliazione”, la “Finestra della memoria” con ritratti delle vittime, ed infine un tratto della vecchia struttura di confine lunga 60 metri, chiuso sui due lati da pareti d’acciaio. La parete settentrionale reca l’iscrizione “In ricordo della divisione della città dal 13 agosto 1961 al 9 novembre 1989 ed in memoria delle vittime della dittatura comunista”. Nel 2003  fu inaugurato sulle rive del fiume Sprea un nuovo memoriale: sette croci che riportano, sui due lati, i nomi di 13 vittime. Altre vittime del muro sono ricordate con delle targhe incastonate nei marciapiedi o con altre installazioni nei pressi dei luoghi in cui furono uccise.

E, insieme a queste memorie di un passato di dolore, di persecuzione e di morte, c’è poi la  East Side Gallery, galleria del lato orientale, monumento protetto dal 1992, il maggior tracciato rimasto in posizione originale del muro di Berlino, tracciato che rappresenta un memoriale internazionale alla libertà. Tale parte del muro di Berlino, lunga 1,3 km, nel 1990 è stata interamente dipinta da artisti provenienti da tutto il mondo con graffiti di vario genere relativi alla caduta del muro e inneggianti alla pace, alla fratellanza e alla libertà.

Che la creatività colorata dell’East Side Gallery sia oggi un segno di speranza che illumina il futuro di Berlino, dell’Europa e dell’umanità intera.

Maria D’Asaro

 

Già docente e psicopedagogista, dal 2020 giornalista pubblicista. Cura il blog: Mari da solcare
https://maridasolcare.blogspot.com. Ha scritto il libro ‘Una sedia nell’aldilà’ (Diogene Multimedia, Bologna, 2023)

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