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Cyberbullismo, piaga da combattere sempre

di | 2019-10-19T11:24:57+02:00 20-10-2019 6:10|Attualità, Sezione 3|0 Commenti

RIETI – E’ sempre più diffuso ed inquietante il fenomeno del cyberbullismo tra giovanissimi. E’ di questi giorni la notizia del coinvolgimento di ragazzini in una inchiesta che nasce da Siena e investe dieci regioni. A Rivoli, provincia di Torino, alcuni minorenni si scambiavano messaggi WhatsApp con video a luci rosse e scritte inneggianti ad Hitler, Mussolini, scritte razziste, immagini pornografiche ed altri contenuti che gli inquirenti hanno ritenuto essere di una violenza inaudita.

Il tutto inizia in gennaio quando arriva la denuncia di una signora di Siena che si era recata dai Carabinieri per denunciare di aver rinvenuto nello smartphone del figlio tredicenne dei video pornografici. A quel punto scatta l’indagine che vede attualmente coinvolti 25 ragazzi, 16 minorenni tra i 13 e i 17 anni, e 9 maggiorenni tra i 18 e 19 anni. In questi giorni sono scattate le perquisizioni, coordinate dai Carabinieri di Siena, che hanno condotto le indagini in Toscana e che si sono estese in Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, nelle abitazioni dei ragazzi di 13 province. La procura di Firenze ha indagato tutti per detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico, istigazione all’apologia di reato avente lo scopo dell’incitazione alla violenza e all’odio razziale. Tra i giovani (il più “anziano” di 19 anni) vi sono anche 6 ragazzini 13enni che non sono imputabili, data la giovanissima età. Moltissimi i ragazzini che hanno potuto vedere le immagini pedopornografiche, alcuni coinvolti ma subito fuoriusciti ma senza né palarne né denunciarne i contenuti. Cinque mesi di indagini dei Carabinieri per poter risalire ai responsabili, tutti residenti nella zona di Rivoli.

Un insieme di minorenni che non si conoscevano tra di loro ma che condividevano il segreto di quelle immagini di violenza orrenda perpetrata a danno di innocenti vittime: una neonata di nemmeno un anno seviziata da un adulto, o anche una bambina di circa 11 anni che fa sesso con due ragazzini di poco più grandi di lei, sono solo un esempio dell’entità dei contenuti delle chat. Decine i cellulari e i computer sequestrati ai fini del processo.

Questa notizia di cronaca riporta prepotentemente a considerare quanto sia preoccupante il fenomeno del cyberbullismo, tanto da indurre il Parlamento, già dal 2017, a promulgare una legge (la n. 71 del 29 maggio) per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno, a tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia in posizione di vittime che in quella di responsabili di illeciti, assicurando l’attuazione degli interventi, senza distinzione di età, soprattutto nell’ambito delle istituzioni scolastiche dove si rileva maggiormente il fenomeno. La legge nasce da una reale necessità di intervenire a tutela di coloro che in qualità di vittime non hanno mai avuto voce, in quanto le loro richieste di aiuto rimanevano confinate maggiormente nelle aule scolastiche o negli auditori.

In questi ultimi anni numerose sono state le iniziative volte ad informare e a diffondere la conoscenza di questa nuova forma di bullismo attuata tramite cellulare; modalità che appare molto più violenta e assolutamente difficile da controllare, in quanto non si conoscono né si possono facilmente identificare gli attori della persecuzione messa in atto. Molto spesso le azioni del cyberbullismo arrivano da lontano e si diffondono indisturbate in maniera molto veloce. La caratteristica di questa modalità è l’amplificazione devastante del messaggio per effetto delle tecnologie odierne utilizzate. E’ del 2017 la nascita della giornata dedicata al contrasto al cyberbullismo, “Safer Internet Day”. Giornata di confronto, di bilanci, di nuove proposte ed iniziative.

Negli anni si sono si intensificate le collaborazioni tra le istituzioni, con sinergie messe in campo tra le istituzioni scolastiche, le forze dell’ordine, le famiglie e le associazioni. La Polizia postale nello specifico è in prima linea in questa che si può definire una battaglia, in quanto è la specialità della Polizia di Stato preposta al contrasto, oltre che delle frodi informatiche anche del crimine informatico. Intervengono e collaborano anche in ambito scolastico, in collaborazione con docenti e dirigenti scolastici, in quanto la scuola è il luogo in cui il minore passa gran parte del suo tempo e a tal fine numerosi sono i progetti specifici dedicati al tema.

Alla luce dei fatti di cronaca di queste settimane, se si considera la definizione corrente di cyberbullismo, ci si rende conto della pericolosità che corre sulla rete, che nulla è realmente semplice né da sottovalutare, soprattutto per quanto riguarda i bambini e i giovani che sono maggiormente esposti in quanto facilmente influenzabili. E’ necessario guardare allo strumento che usiamo quotidianamente, quale lo smartphone, come ad un possibile probabile nemico da temere e come tale da considerare con maggiore attenzione e senso di responsabilità.

Stefania Saccone

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