PALERMO – Nella “legenda” della più nota guida turistica italiana, il libretto verde del Touring club, due asterischi accanto a una località significano che quel posto “merita un viaggio”. E meritano davvero di essere visitate Brema e Lubecca, le antiche e gloriose città del nord della Germania fondate entrambe prima dell’anno mille, che dal XII al XVI secolo hanno condiviso un’importante posizione nella storia e nell’economia della regione baltica e hanno fatto parte della Lega anseatica, un’alleanza tra le principali città europee che si affacciavano sul mar Baltico, finalizzata ad acquisire e mantenere privilegi e monopoli commerciali su gran parte dell’Europa settentrionale.
Lubecca, dal XIII al XV secolo una delle città più importanti d’Europa, fu appunto denominata la “Regina della Lega Anseatica” per la centralità del suo ruolo nell’ambito dell’alleanza commerciale. Il suo centro storico, caratterizzato da sette torri e circondato ad anello da un canale d’acqua formato dal fiume Trave, è stato in gran parte ricostruito dopo i danni subiti nel corso della Seconda guerra mondiale. Per la sua ricchezza e le sue particolari caratteristiche architettoniche ed artistiche nel 1987 è stato dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. Chi visita Lubecca è infatti colpito dal fascino e dalla magia delle sue stradine medioevali e delle antiche chiese gotiche, tra le quali spiccano “Marienkirche”, la chiesa di Santa Maria, con le sue torri imponenti, per dimensioni terzo edificio religioso della Germania, e la chiesa di san Giacomo, risalente al 1334, detta la chiesa dei marinai, con due pregevoli organi monumentali e una cappella dedicata alle vittime del mare.
Imperdibile poi una sosta davanti alle fiabesche porte d’ingresso alla città, la Holstentor, simbolo di Lubecca, con le due caratteristiche torri, e la Burgtor, ancora più antica, risalente al 1444. La città, che ha dato i natali a Thomas Mann e allo statista Willy Brandt, possiede infine uno dei municipi più antichi e caratteristici di tutta la Germania: il ‘Rathaus’, cioè il Municipio – una straordinaria combinazione di edifici di vari stili architettonici, dal gotico al rinascimentale – è una festa degli occhi per l’incantato turista.
Non meno attraente è Brema, città accogliente e assai ricca di spazi verdi, situata sulle rive del fiume Weser. La più antica città stato-tedesca è oggi una felice sintesi di modernità e tradizione: la città è dotata di un aeroporto che detiene il primato del traffico tra quelli dell’Europa centrale; è il secondo porto tedesco dopo Amburgo e nei suoi pressi si trovano importanti industrie automobilistiche e aerospaziali. Ma Brema conquista il turista soprattutto per la sua ricchezza culturale e artistica: ricca di musei, la sua attrazione principale è il centro storico, con la Marktplatz (Piazza del Mercato), dove si affacciano i due monumenti riconosciuti nel 2004 Patrimonio dell’Umanità: il Rathaus, capolavoro del Rinascimento, e il Roland, un’imponente statua del 1404 raffigurante il paladino Orlando con spada e scudo, rivolto verso il Duomo di san Pietro, a simboleggiare la lotta per l’autonomia della borghesia contro l’asservimento clericale. In un angolo della Piazza del Mercato si trova infine il gruppo bronzeo del quartetto dei musicanti di Brema, fuso nel 1961 da Gerhard Marcks: un asino, un cane, un gatto e un gallo, immortalati dalla fiaba dei fratelli Grimm.
Come è noto la fiaba, che prende l’avvio da una amara situazione iniziale – gli animali anziani e improduttivi vengono abbandonati o condannati a morte – ha un diverso epilogo grazie all’astuzia, allo spirito di iniziativa e alla cooperazione dell’insolito quartetto. Così, grazie anche al lieto fine della vicenda dei quattro musicanti – un inno alla forza dell’amicizia e alle insospettate risorse della vecchiaia – dalla splendida Brema il turista ultra-diciottenne va via più leggero, rincuorato e contento.
Maria D’Asaro
Nell’immagine di copertina, la Porta di Lubecca
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