ENNA – “Ho paura”. Vive così l’ingresso nel grande mondo della scuola un piccolo uomo di tre anni già capace di scandagliare il suo animo ed esprimere una così profonda emozione quale è la paura. La paura dell’ignoto, quella che ti torce le budella e ti fa rigirare nel letto; quella che, da adolescente e ancor più da adulto, provi a travestire di spavalderia, sorrisi, riservatezza o qualunque altra arma si sia imparato ad usare nel tempo. Ma un bambino di tre anni non ha armi se non rifugiarsi fra le sicure braccia di mamma e papà e aspettare… E scoprire che pian pianino può lasciarle quelle braccia, solo per un po’, giusto il tempo di guardarsi intorno e accorgersi che anche gli altri bambini vivono le sue stesse emozioni.
E allora, fra una spintarella ed un “è mio” si armeggia con i tanti giocattoli della sezione che, nonostante non siano sempre nuovi o alla moda, mantengono il loro fascino e diventano da subito compagni d’avventura e distrazione; si curiosa fra le merendine e gli zainetti con i personaggi più amati e pronti sempre a diventare una sorta di “copertina di Linus”, il legame con la propria casa; e intanto lo sguardo volge verso quegli adulti -perfetti estranei- che ti sorridono, ti parlano, ti abbracciano, ti prendono per mano per tranquillizzarti. Si può intuire facilmente il pensiero di un bambino di tre anni, sembra che dica a se stesso: “Tutti mi dicono che devo chiamarle maestre, che ora sono grande e starò con loro per un po’ di tempo, ma…”.
Cos’è il tempo? Quanto dura? Come “funziona”? I bambini vivono un tempo senza tempo. Capita a tutti: sembra che il tempo voli quando ci si diverte e che sia interminabile quando ci si annoia. Figuriamoci come possa essere percepito da un bambino… Cosa fare allora, se non prendere respiro e rallentare affinché i tempi di noi adulti possano, per qualche giorno, accompagnare quelli dei nostri bambini e non il contrario. E allora, ove possibile, evitiamo le solite corse mattutine: fare una colazione più lenta, finire di guardare un cartone animato, ascoltare una bella canzone in auto, un sorriso e un lungo abbraccio potrebbero essere la giusta via per ridare sicurezza al proprio figlio portandolo ad avvicinarsi alla scuola come ad un ambiente accogliente e sicuro in cui poter vivere un tempo più o meno lungo, ma nella certezza che le braccia di mamma e papà saranno sempre pronte a stringerlo forte.
Alida Brazzaventre
Bravissima, complimenti