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Bibliomotocarro, i libri hanno messo le ruote

di | 2019-07-05T19:06:06+02:00 7-7-2019 6:05|Attualità, Sezione 2|0 Commenti

NAPOLI – “Avevo lasciato San Mauro Forte da una decina di minuti, diretto a Garaguso (in Basilicata), una delle tappe previste dall’attività I libri hanno messo le ruote del progetto Amico Libro. Essendo parecchio in anticipo, decisi di salire ad Oliveto Lucano, distante appena 2 Km dalla Provinciale che stavo percorrendo. All’arrivo del Bibliomotocarro, annunciato dalle note allegre di una marcia musicale, nella piazzetta del paese si radunarono alcuni bambini, qualche donna e un paio di vecchietti… Le donne, nel frattempo, si erano allontanate, così come i vecchietti e i bambini… tranne uno. Solo un bimbo era rimasto nella piazzetta a guardarmi riavviare il Bibliomotocarro; sembrava incantato da quella strana apparizione di libri e musica, da quell’evento del tutto insolito e inatteso. Gli feci cenno di spostarsi così da permettermi di ripartire ma lui non si mosse; allora abbassai il vetro del finestrino e gli dissi: “Vai con i tuoi compagni, perché non giochi anche tu con loro?”. Lui, dopo qualche attimo di esitazione, rispose: “Vieni un’altra volta qui a Oliveto?”. Ho ripensato spesso a quel bambino, alla possibilità di affrontare un viaggio in Bibliomotocarro fino ad Oliveto solo per lui, e non ho mai avuto dubbi sul fatto che prima o poi lo avrei fatto, sarei andato a trovarlo di nuovo. Era giusto, era importante, addirittura doveroso; non è cosa da poco rendere onore alla meraviglia, alla curiosità, anche e soprattutto a quelle di un solo bambino, alla possibilità di portargli un libro in prestito o in regalo; e così, dopo circa un mese, sono ritornato ad Oliveto Lucano”.

Il Bibliomotocarro nacque negli anni 1999-2000 con una finalità estrinseca dichiarata: richiamare l’attenzione sulla crescente disaffezione nei confronti del libro da parte, soprattutto, delle nuove generazioni, affascinate ed attratte sempre più dai nuovi mezzi di comunicazione di massa. Per conseguire tale finalità potevano essere usati tanti mezzi, non necessariamente un motocarro.

Il Bibliomotocarro, perciò, è “figlio” innanzitutto del maestro elementare Antonio La Cava (di Ferrandina) e della sua lunga esperienza nella scuola; ma è frutto anche della sua innata ambizione di sentirsi un po’ “maestro di strada” e della sua convinzione che le pareti delle aule fossero spesso troppo strette ed anguste e che ci fosse, perciò, il bisogno per la scuola di cercare “fuori” quello che “dentro” non c’era; anche perché non sempre bastava portare il fuori-scuola dentro la scuola per risolvere il problema.

La scuola – diceva il maestro – facciamola fuori, non nel senso di “eliminarla” ma immaginando le grandi potenzialità offerte dall’uso didattico del territorio. Insomma, la scuola fuori dalla scuola.

Spesso La Cava dichiara: Non poteva che essere il motocarro il mezzo per consentire ai libri di mettere le ruote. Perché il motocarro è un mezzo popolare, umile, semplice: le qualità giuste perché l’idea risultasse vincente. Il Bibliomotocarro, infatti, è a dimensione di bambini, li mette a loro agio, avvicina a loro i libri così tanto da creare, tra libri e bambini, familiarità, dimestichezza, amicizia: una rivoluzione, insomma, nel campo della promozione della lettura pensando a come il libro viene spesso visto e vissuto. E se fu rivoluzione fin dall’inizio con la piccola Ape 50 letteralmente assediata da fanciulli e ragazzi pieni di entusiasmo fu proprio perché i libri, mettendo le ruote, si avvicinavano il più possibile ai bambini raggiungendoli dove loro vivevano: piazzette, angoli di strade, campetti di gioco; ogni settimana venivano presi in prestito in media 450 libri.

Una rivoluzione culturale in grande stile, silenziosa, umile, profondamente efficace. La rivoluzione che, in fondo, vorrebbe fare ogni genitore con i propri figli. Ma la rivoluzione, culturale che sia, si fa con l’esempio. Ognuno di noi trasmette inesorabilmente ciò che è mentre vive, mentre è in ansia, mentre coltiva amicizie, quando ha voglia di leggere o sceglie di stare davanti ad un televisore. E i figli guardano. Ci guardano. Il maestro La Cava promuove cultura attraverso un gesto testardo e bello. E noi?

Innocenzo Calzone

Nella foto di copertina, il Bibliomotocarro del maestro Antonio La Cava

Giornalista pubblicista, architetto e insegnante di Arte e Immagine alla Scuola Secondaria di I grado presso l’Istituto Comprensivo “A. Ristori” di Napoli. Ha condotto per più di 13 anni il giornale d’Istituto “Ristoriamoci”. Partecipa e promuove attività culturali con l’associazione “Giovanni Marco Calzone” organizzando incontri e iniziative a carattere sociale e di solidarietà. Svolge attività di volontariato nel centro storico di Napoli con attività di doposcuola per ragazzi bisognosi; collabora con il Banco Alimentare per sostenere famiglie in difficoltà. Appassionato di arte, calcio e musica rock.

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