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Silenzio Grande stravolge la famiglia

di | 2019-06-16T06:38:40+02:00 16-6-2019 6:00|Sezione 1, Spettacolo|0 Commenti

NAPOLI –  “Il Silenzio Grande” è l’ultima opera di Maurizio de Giovanni, un’opera inedita in due atti per il Teatro quello con la T maiuscola. Una linfa per le tavole del palcoscenico napoletano, viziato dalla grandezza eduardiana. Eduardo ha saputo raccontare Napoli esaltandone l’anima, le sue contraddizioni e i suoi mille colori. Maurizio de Giovanni, che si dice fieramente napoletano, nei suoi romanzi tinti di giallo, fa trasparire il suo amore per questa martoriata città, spesso incompresa, e riesce sempre a raccontarla nello sfondo, mostrandoci il vero volto uscendo dagli stereotipi.

Ne “Il Silenzio Grande”, Napoli è nello sfondo al di là di una finestra come discreta spettatrice di un dramma familiare che si svolge in una stanza di una casa borghese: una libreria. la libreria diventa luogo deputato dell’incontro/scontro tra i componenti della famiglia che a turno si raccontano irrompendo in quei grandi e piccoli silenzi di tanti anni ormai. La regia è di un sorprendente Alessandro Gassman (a destra) che si mostra maturo e sicuro nel ruolo, coniugando il teatro tradizionale con elementi di modernità tecnica; un velo sottile e trasparente ricopre il quadro scenico, quasi a dare, in un primo momento, al racconto un senso retrò anche del pensiero, per poi prendere vita con ologrammi che rafforzano il racconto dei ricordi. Un flusso di pensieri joyciano, quasi monologhi interiori per dar voce ai grandi silenzi intercorsi tra le mura domestiche familiari.

E gli attori? Massimiliano Gallo (a sinistra), il padre, famoso scritture sotto accusa nella prima fase, per la sua presenza/assenza; Stefania Rocca, Rose (in basso, a destra), la moglie inquieta che sembra aver preso le redini della famiglia in mano i figli che hanno entrambi vissuto all’ombra del grande padre; il maschio, interpretato da Jacopo Sorbini, disperatamente cercandone la sua approvazione per nutrire la sua scarsa autostima e la ragazza, Paola Senatore, alla ricerca disperata del proprio padre negli uomini che incontra mai alla sua altezza. Centrale e super partes a queste relazioni intrigate familiari c’è la governante Bettina, una superba interpretazione di Monica Nappo che incarna pienamente i personaggi a cui Eduardo ci ha abituato. Un’interpretazione misurata al contempo commovente, ironica, divertente e in questo caso rivelatrice del vero. Non mancano i colpi di scena finali che sorprendono lo spettatore consegnando un epilogo non banale, ma perfettamente da chiusa che fa ripercorrere all’indietro l’intera storia svelandone la retrospettiva e capovolgendone l’errato giudizio.

Quanti silenzi piccoli, cose non dette per paura di essere incompresi che invece alimentano proprio quella incomprensione soprattutto in famiglia, dove i sentimenti sono messi in gioco, gli stessi spesso feriti e profondi, perché quei silenzi da piccoli diventano grandi. Quanto è difficile e complicata la natura umana e quanto è difficile per ognuno di noi mostrare il proprio volto soprattutto verso chi ti ha generato, dove aspettative, proiezioni inficiano la vera natura di ognuno.

Allora ognuno rifugge i propri sentimenti, li nasconde altrove, li sfugge in quel vetro di cristallo fragile che si cuce addosso. Così come fa il protagonista della storia, che pur essendo fisicamente presente incanala i suoi sentimenti nei suoi libri catalogati per sentimenti emotivi, di cui solo lui conosce il codice precludendone ai suoi cari la lettura e condivisione di quello spazio fisico e mentale allo stesso tempo. E quando ci si convince a voler rompere quel Silenzio diventato Grande è spesso troppo tardi…

Angela Ristaldo

Nella foto di copertina, i protagonisti de “Il Silenzio Grande”

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