PALERMO – Il 23 maggio scorso, nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone di Palermo, luogo simbolo del maxiprocesso a Cosa Nostra, nel corso della cerimonia di commemorazione del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e degli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, si sono esibiti i ragazzi del coro Do.Re.Mi. del II Circolo Didattico “Ruggero Settimo” di Castelvetrano (Trapani). L’esibizione è stata trasmessa in diretta dalla Rai ed è stato particolarmente toccante sentire come i giovanissimi ragazzi del coro hanno interpretato il brano scelto per l’occasione e intitolato “Pensa”.
La canzone, scritta nel 2007, è stata dedicata in particolar modo alle vittime di Cosa Nostra e, in generale, a tutte le vittime delle criminalità organizzate. Si tratta certamente di una delle più belle, se non la più intensa, fra i brani scritti e interpretati dal cantautore romano Fabrizio Moro. “Pensa” sarebbe stata scritta “di getto” dopo la visione di un film sulla vita del magistrato Paolo Borsellino assassinato da Cosa Nostra. Il testo è un vero e proprio inno alla vita in antitesi alle tante stragi di criminalità organizzata, è un ringraziamento per i tanti uomini che hanno operato per la giustizia denunciando o smantellando i sistemi corrotti e criminali ed è un invito agli altri uomini a riflettere, a prendere in mano la propria vita e ad avere, a propria volta, il coraggio di combattere contro un sistema malato, corrotto, fatto di morte, distribuzione e di solo interesse per il denaro.
Una bella iniziativa, fra le tante tutte valide ed efficaci, che sceglie un canale privilegiato come la musica e il canto per lanciare un messaggio che arriva in modo diretto a tutti ma in modo particolare, ai giovani grandi protagonisti delle iniziative relative alla commemorazione per la strage di Capaci e si spera depositari, per il futuro, delle emozioni che hanno ispirato la stesura del testo di Fabrizio Moro e degli ideali degli uomini che hanno combattuto o combattono contro la criminalità organizzata.
Ma la musica non è il solo mezzo di comunicazione o di denuncia sociale, infatti anche il cinema, attraverso l’insieme delle sue molteplici arti comunicative, racconta, rievoca, esprime, denuncia, condanna, esterna passioni, stati d’animo, conflitti che possono essere condivisi o criticati ma quasi mai ignorati. Infatti, proprio il 23 maggio scorso, è uscito in programmazione nelle sale cinematografiche il film “Il Traditore”, diretto da uno dei più grandi registi italiani Marco Bellocchio ed interpretato magistralmente dall’attore Pierfrancesco Favino.
Il film narra la storia del pentito di mafia Tommaso Buscetta. Sicilia, anni Ottanta, è guerra aperta fra le cosche mafiose, i Corleonesi capitanati da Totò Riina sono intenti a fare fuori le vecchie famiglie. Mentre i morti aumentano in modo esponenziale, Buscetta affiliato della mafia vecchio stile, si rifugia in Brasile dove la polizia federale lo “stana” e lo riconsegna allo Stato italiano. Ad attenderlo c’è proprio il giudice Giovanni Falcone che riesce a convincerlo a collaborare con la giustizia e a rilasciare dichiarazioni che si riveleranno indispensabili per la costruzione dell’impianto accusatorio posto alla base del processo intentato contro gli esponenti di Cosa Nostra. Fu infatti grazie alla testimonianza resa da don Masino nel corso del maxiprocesso che l’organizzazione mafiosa finì in ginocchio.
Non è un caso se “Il Traditore” è uscito proprio in concomitanza con la ricorrenza della strage di Capaci (episodio, fra l’altro, rievocato con una scena di grande impatto emotivo). Il film è di gran qualità e merita di essere visto perché, come si evince dalla trama, narra, rievoca e svela episodi della storia del nostro tessuto sociale e democratico sottolineando, fra l’altro, l’importanza dell’impegno civile prodigato dal giudice Falcone nella lotta alla criminalità organizzata.
Benché focalizzato sulla figura del collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta il film riesce comunque, in modo inequivocabile, a rendere omaggio alla figura carismatica e alla grande professionalità del giudice Giovanni Falcone e con la rappresentazione del suo sacrificio e di quello delle persone che gli erano vicine in quel tragico giorno rende onore alla sua memoria e a quella di coloro che hanno condiviso la sua vita pubblica e privata restandogli accanto, fino alle estreme conseguenze, per difendere quelli ideali di libertà e di legalità che ciascuno di loro aveva posto a base della propria esistenza.
Silvia Fornari
Nella foto di copertina, una scena del film “Il Traditore” interpretato da Pierfrancesco Favino
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