Una notizia di pochi giorni fa ci dovrebbe far riflettere e preoccupare assai. Il piccolo arcipelago artico russo Novaya Zemlya è stato invaso da un gruppo di orsi polari, oltre cinquanta. Affamati e quindi ancora più aggressivi del solito. Ridotti allo stremo per i danni subiti dal loro habitat a causa dei cambiamenti climatici e dello scioglimento dei ghiacci, sono stati costretti ad avvicinarsi alle case per rovistare tra i rifiuti.
C’è chi nega che il clima stia cambiando, se già cambiato non è. Lasciamo da parte Trump le cui sortite farebbero ridere se non fosse che mettono a rischio la stabilità dell’intero pianeta, e atteniamoci a quanto afferma la stragrande maggioranza degli scienziati di tutto il mondo. Distogliamo per un momento l’attenzione dalle violente piogge con conseguenti alluvioni che si verificano sempre più spesso anche in luoghi una volta più asciutti o dalle siccità che creano problemi esistenziali in luoghi una volta rigogliosi. Dedichiamoci alle temperature, a quei gradi in più – pochi ma disastrosi – che stanno cambiando la faccia della terra.
L’acqua dei ghiacciai sulle regioni montane e polari, a causa del riscaldamento globale, viene liberata in quantità maggiori rispetto al passato e questi preziosi serbatoi di acqua dolce stanno perdendo massa ad un ritmo impressionante. Nel bollettino della NOAA, State of Climate 2017, è stato analizzato lo stato dei ghiacciai utilizzando i dati raccolti dal World Glacier Monitoring Service.
Trentasette i ghiacciai presi in esame, quelli di cui si dispongono dati e le rilevazioni almeno degli ultimi 30 anni. Tra questi i ghiacciai alpini di Austria, Italia, Svizzera, Francia ma anche di Canada, Cina, Kazakhstan, Norvegia, Russia e Stati Uniti. E il dato più impressionante arriva proprio dalle Alpi dove i 9 ghiacciai presi in esame risultano calati di 1,6 metri. Considerando gli altri nel 2017 il calo è stato di più di 1 metro (esattamente -1,036 millimetri). Il calcolo è stato formulato considerando non lo spessore del ghiaccio ma il corrispettivo dell’acqua fusa e la sua profondità rispetto alla superficie del ghiacciaio.
Il 2018 è stato l’anno più caldo mai registrato in Europa dal 1910, da quando hanno avuto inizio le rilevazioni: la temperatura è stata di 1,8°C superiore alla media, battendo il record del 2014, spiega l’agenzia statunitense NOAA, secondo cui i 3 mesi da settembre a novembre sono stati i secondi più caldi (+1,7°C) dopo quelli del 2006, mentre novembre si è piazzato 11°.
Il 2018 dovrebbe classificarsi al 4° posto tra i più caldi, dopo 2016, 2015 e 2017.
Insomma, c’è poco da stare allegri.
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