Lei si chiama Alexandria Ocasio-Cortez (più semplicemente AOC) e ha 29 anni. Fino a qualche mese fa faceva la barista a Manhattan, poi vinse le primarie dei Democratici nello Stato di New York e oggi è la più giovane eletta al Congresso Usa. Madre portoricana, nata nel Bronx, disinvolta, non proprio preparatissima (ha preso qualche cantonata parlando del bilancio del Ministero della Difesa), ma ferratissima in una materia: i social media. E così ha tenuto una lezione ai suoi colleghi deputati democratici sull’uso di Twitter in politica. Qualche numero per inquadrare il personaggio: 1,8 milioni di follower su Instagram, 2,45 su Twitter. Ai repubblicani che l’avevano attaccata per un video di qualche anno fa, quando era ancora universitaria, in cui balla sui tetti di Boston con i compagni di corso, ha risposto naturalmente con un altro video in cui accenna qualche passo di danza prima di entrare al Congresso. In pochi giorni più di 20 milioni di visualizzazioni. Mica pizza e fichi, come dicono ad Aosta… Numeri imponenti, ma piuttosto scarsi rispetto a quelli collezionati da Donald Trump (un vero mago della materia) che in un mese (dall’11 dicembre all’11 gennaio) ha collezionato quasi 12 milioni di interazioni su Twitter.
Si definisce “socialista” e appartiene all’ala più “radical” del suo partito. In un altro video, girato mentre è ai fornelli e prepara la cena, lancia una dirompente proposta: tassare al 70% i più ricchi. Roba da far rivoltare nella tomba Ronald Reagan (che infatti abbassò sensibilmente la tassazione dei milionari), oltre che il presidente in carica che da questo orecchio proprio non ci vuole sentire (forse perché anche lui ha conti in banca con molti zeri?). Come che sia, nonostante le tantissime remore dei deputati più anziani, insieme al collega Jim Hines è salita in cattedra e ha spiegato come usare bene e in maniera efficace sia Twitter che Instagram. E Facebook? Roba vecchia, già superata…
Il suo disinibito modo di fare comunque conquista proseliti a raffica. E così il deputato dem Beto O’Rourke si è fatto fotografare con la bocca spalancata mentre si fa curare dal dentista, mentre la senatrice Elizabeth Warren ha postato un video nel quale prima beve una birra e poi abbraccia il marito. Con effetti non proprio esaltanti, anzi piuttosto ridicoli a quanto pare.
E’ il nuovo modo di fare comunicazione politica, of course. Ma non è una novità assoluta. Nel 1960 John Kennedy sconfisse Nixon e diventò presidente degli Stati Uniti perché seppe usare al meglio la tv, strumento fino ad allora sconosciuto nell’agone elettorale; e un secolo prima Abramo Lincoln si fece luce perché usò bene i giornali e il telegrafo (all’epoca quello c’era…). L’Italia, sebbene in ritardo, si adegua. Oggi i più capaci nell’uso dei social sono certamente i vicepremier Di Maio e Salvini: stop ai barbosi comunicati e, almeno in parte, anche alle conferenze stampa. Basta un video di una ventina di secondi per dettare la linea politica: niente mediazioni e si arriva direttamente ai cittadini. Nel 1994, fu Silvio Berlusconi a rivoluzionare l’approccio verso gli elettori con un uso sapiente e ossessivo della televisione. La cosiddetta discesa in campo fu annunciata infatti con un videomessaggio.
E’ un bene? E’ un male? Difficile dare una risposta compiuta: è semplicemente il segno dei tempi che cambiano.
Buona domenica.
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