NAPOLI – La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte… Quanti notti di sonno turbato di intere generazioni di bambini in attesa della vecchietta in sella ad una scopa di paglia. La Befana era l’indiscussa protagonista del desiderio dei piccoli dagli anni ’50 per un trentennio a seguire. La lunga attesa per tutta la vacanza natalizia fino all’Epifania che tutte le feste portava via, ma che come consolazione, l’ultimo giorno, lasciava un dono, di notte, sotto il presepe o sotto l’albero per tutti i bimbi.
Il giocattolo della Befana era il giocattolo che durava tutto l’anno, gli anni si scandivano col ricordo del dono specifico ricevuto; a meno che non si aveva la diffusa abitudine di ricevere il regalo “utile”, la Befana era il giocattolo così agognato per un intero anno, cosicché il piacere di riceverlo era prolungato. Un giorno per goderselo per poi il mattino seguente lasciarlo per andare a scuola.
L’attesa prolungata era in realtà il dono, così l’ansia del dubbio se la Befana così arcigna, ma col cuore d’oro, aveva perdonato le marachelle compiute che facevano stare in trepidazione. Qualcuno riceveva il carbone meritato e qualche dolciume in una calza appesa al camino.
Come è possibile che oggi la Befana non ha più una collocazione nitida nell’immaginario collettivo? Soppiantata da Babbo Natale, un’immagine certo più accattivante: di rosso vestito a seguito di una pubblicità della Coca Cola, San Nicola appare nei cieli in una slitta trainata da almeno sei renne con Rudolph dal naso rosso e porta con un sorriso stampato in volto, doni scintillanti a tutti (e anche più di uno…). Come può competere la vecchietta, mai stata giovane, in un’epoca in cui non è permesso invecchiare? Vestita di stracci, con nei sproporzionati in volto che oggi un passaggio veloce da un chirurgo estetico avrebbe rimosso in day-hospital. Una scopa di paglia desueta, che i bimbi non hanno mai visto, avrebbe almeno potuto sostituirla con una elettrica. Insomma, una vera “sfigata” e come aggravante ancora mette in campo un’educazione che fa capo al merito? Balocchi solo per i bimbi buoni e carbone per i capricciosi.
Come sarebbe possibile con i genitori di oggi far vivere al loro piccolo indiscusso Buddha un ammonimento che parrebbe un’onta insuperabile? Come può, la Befana, competere con i mille doni ricevuti già a Natale, così tanti che il piccolo disorientato non ricorda nemmeno di averli? Cosa vuoi che sia uno in più o una calza piena di cioccolata che si compra tutti i giorni, magari pure per merenda a scuola. Con la sua espressione così severa non è nemmeno possibile farsi un selfie con la Befana da poter pubblicare. Cosa può attrarre oggi della Befana se non educhiamo più in nostri figli al desiderio, all’attesa prolungata che invece investirebbe quel dono di significato?
Eppure, l’Epifania è una manifestazione, l’apparizione di Re che fanno dono di umiltà recandosi dal Signore dopo un lungo viaggio guidati da una stella e la vecchietta che, per non aver creduto alla venuta del Bambino Gesù, fa ammenda recando un dono ad ogni bimbo sulla terra. Comunque sia, abbiamo privato i nostri bimbi di un sogno, di una fantasia, della possibilità, attraverso il desiderio non subito esaudito, di alimentare una passione e soprattutto di vivere un’epifania e di potersi meravigliare ancora.
Angela Ristaldo
grande articolo. autobiografico?
No, ispirata alla tua vita!