“Predatori che si sono accaniti su una giovanissima indifesa, senza alcuna pietà”. Le parole degli inquirenti per una volta non sono fredde e distaccate come invece si deve fare quando si parla di un’inchiesta giudiziaria, ma lasciano trasparire un senso di partecipazione, oltre che di orrore, e magari anche di rabbia a stento repressa. L’orribile fine di Desirée Mariottini, la sedicenne di Cisterna di Latina trovata morta in uno stabile abbandonato, uno dei tanti luoghi di degrado di Roma, non può che lasciare spazio alla pietà. Ma non può nel contempo impedire di porsi una domanda: perché?
La ragazzina, inevitabilmente indifesa, era finita in un brutto giro già nel suo paese di residenza. I carabinieri l’avevano fermata e segnalata perché spacciava droga. Se ne era accorta anche la madre che la vedeva strana negli ultimi tempi, anche se il desiderio manifestato da Desirée di iscriversi all’Istituto d’Arte pareva aver portato un po’ di sereno. Tuttavia Barbara Mariottini si era preoccupata di avvisare l’ex marito e padre della ragazza, agli arresti domiciliari per vari reati, chiedendogli di intervenire. E l’intervento era arrivato: un paio di schiaffoni per strada alla giovane che avevano provocato una denuncia per maltrattamenti e il conseguente divieto di avvicinamento disposto dal giudice. Ma Gianluca Zuncheddu, il papà di appena 36 anni, aveva fatto di più: sebbene non libero, era probabilmente riuscito ad attivare la sua rete di contatti all’esterno, facendo trapelare l’ordine che a quella ragazzina non bisognava passare droga di alcun genere. Né da consumare, né da spacciare.
Insomma Zuncheddu era riuscito a fare terra bruciata intorno a sua figlia, almeno a Cisterna di Latina e forse proprio questa situazione aveva indotto Desirée a spostarsi a Roma dove, non si sa come, era venuta a contatto con quel gruppo di spacciatori che poi sarebbero diventati i suoi carnefici. In quell’orrido palazzone abbandonato nel quartiere San Lorenzo, lei ci era già stata altre volte visto che conosceva come entrare evitando catene e sbarramenti. Forse in altre circostanze per ottenere un po’ di droga si era pure accompagnata con qualcuno di loro. Stava buttando via la sua vita, ma perseguiva un unico obiettivo: allontanarsi per sempre dalla famiglia e dalla cittadina dove aveva vissuto. E qualsiasi gesto le pareva funzionale per andarsene per sempre.
L’ultima volta è stata fatale. Quando Desirée arriva, indifesa e forse anche in crisi di astinenza, scatta la trappola. I suoi aguzzini (finora ne sono stati fermati 4, tutti extracomunitari di origine africana) la drogano con un mix di sostanze stupefacenti. E’ in stato di semincoscienza quando a turno la violentano; sta male e se accorgono in diversi tra coloro che frequentano quel luogo di perdizione. Nessuno fa niente. Fino a quando, nel cuore della notte, una telefonata anonima segnala semplicemente una ragazza addormentata. Non è così e quando arrivano i medici non possono che costatarne la morte. In quella ossessiva voglia di rompere con il passato, Desirée ha purtroppo solo rotto se stessa e la sua breve vita.
Le indagini proseguono perché c’è fra gli inquirenti il forte sospetto che altri abbiano approfittato di quel corpicino e che comunque molti hanno visto e taciuto, rendendosi così complici di un delitto efferato. Che a commetterlo siano stati extracomunitari irregolari non lo rende più grave. Nei loro Paesi di origine, ammesso che lo stupro sia considerato un reato, avrebbero ricevuto un processo abbastanza sommario (e forse neanche quello) e sarebbero stati giustiziati. Ma sono in Italia e quindi soggetti alle leggi italiane: non bisogna lasciarsi trasportare dall’indignazione (pure sacrosanta). Dobbiamo continuare ad ispirarci ai principi del diritto, che sono poi semplicemente quelli della civiltà.
Piuttosto, viene da chiedersi perché quei quattro continuavano a restare e a delinquere in Italia nonostante fossero stati tutti espulsi. Se lo Stato non riesce ad eseguire nemmeno ciò che esso stesso aveva deciso, allora non è proprio il caso di prendersela con altri. E nemmeno con il destino cinico e baro.
Buona domenica, nonostante tutto.
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