RIETI – “È inconcepibile che così tante persone siano state lasciate con così poco per così tanto tempo. È necessario assicurare loro tutto il sostegno a cui hanno diritto”. Così commentava nel 2023 Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, durante la sua ultima missione in Siria, colpita dal terremoto. Anche da queste pagine, nella primavera dello scorso anno, si lanciava un appello, descrivendo la gravità della situazione, e oggi con la caduta di Assad restano le incognite future, cui tutti guardano con apprensione. La Siria è a una svolta, lo scenario geopolitico è molto complesso da Est a Ovest, passando per il Centro, in una Europa “confusa e divisa”.
La piccola Yasmine, 11 anni, è rimasta tre giorni in mare, da sola, aggrappata a due copertoni, dopo aver visto sparire 44 persone tra le onde, tra cui il fratello. A questa età dovrebbe pensare a fare l’albero di Natale, a ricevere e fare regali, ma è nata dalla parte sbagliata. Terribile essere soli in alto mare per giorni, terribile sapere che i pattugliamenti delle Ong sono stati ostacolati e ridotti, mentre questo è il momento di sostenerle. “Dall’inizio dell’escalation delle violenze in Libano oltre 473 mila persone hanno attraversato il confine e raggiunto la Siria – scrive Unhcr – Fra loro, si stima che circa il 70% siano siriani e il 30% libanesi. Le famiglie arrivano in Siria esauste: non hanno praticamente nulla e hanno bisogno di aiuti urgenti. Il nuovo afflusso di persone arriva in un momento in cui milioni di siriani vivono in condizioni di disagio e hanno bisogno di assistenza umanitaria. È fondamentare aumentare il sostegno ai nuovi arrivati e alle comunità ospitanti vulnerabili che li accolgono”.
ll regime di Bashar al Assad è caduto quasi quattordici anni dopo l’inizio di una rivolta e oltre mezzo secolo dopo che suo padre inaugurò la brutale dittatura. I ribelli guidati dal gruppo islamista Hayat Tahrir al Sham (Hts) hanno preso il controllo di Damasco. I siriani da una parte esultano, ma le incognite sono profonde, in un quadro mediorientale complesso, con le primavere arabe iniziate nel 2010. Nel 2011 Assad escludeva la possibilità che rivoluzioni come quelle viste in Tunisia e in Egitto avrebbero travolto anche la Siria, ma oggi più che mai il mondo è interconnesso e già allora, nella città meridionale di Daraa, ci fu una protesta contro le torture commesse su alcuni bambini per aver dipinto graffiti contro il regime. Le forze governative aprirono il fuoco sui manifestanti, provocando una rivolta più vasta, che presto si diffuse a livello nazionale e si trasformò in una guerra civile. La repressione, ancora una volta, peggiora, non risolve.
Assad ha avuto il sostegno dell’Iran, del gruppo armato libanese filoiraniano Hezbollah e dal 2015 anche della Russia. La scarcerazione calcolata di alcuni miliziani detenuti ha alimentato l’ascesa dei movimenti jihadisti, soprattutto del gruppo Stato islamico (Is). Dopo la diffusione dei video delle decapitazioni di ostaggi occidentali e i letali attacchi terroristici in Europa, i paesi occidentali hanno lanciato alcune azioni militari e attacchi aerei contro l’Is. Questa combinazione di eventi ha aiutato Assad a riprendere il controllo sulla maggior parte del territorio siriano, mentre i gruppi ribelli sunniti venivano respinti nella provincia nordoccidentale di Idlib, sotto la protezione della Turchia. Ankara ha anche schierato le sue truppe nelle aree settentrionali per controllare le enclavi in cui erano insediate altre fazioni ribelli, nel tentativo di respingere i combattenti curdi lontano dal proprio confine. La Siria è un crocevia strategico, la capitale Damasco e Aleppo, seconda città del paese, sono i centri urbani più antichi al mondo.
La Siria è stata a lungo oggetto delle mire di molte potenze straniere e spesso occupata (i romani, i crociati, gli ottomani). Dopo la seconda guerra mondiale il paese ottenne l’indipendenza dalla Francia, vivendo un periodo d’instabilità, tentativi di colpi di stato. Nel 1963 un golpe determinò la creazione di un governo con un partito unico, il Baath. Nel 1970 il padre di Bashar al Assad, Hafez, ministro della difesa ed ex comandante dell’aeronautica, conquistò il potere, presentandosi come un socialista arabo, nazionalista e laico, ma il suo fu uno stato di polizia. L’episodio più tristemente famoso è il massacro nel 1982 di decine di migliaia di persone nella città di Hama, nel centro del paese. La Siria aveva stretti legami con l’Unione Sovietica prima del suo crollo, molti funzionari e ufficiali militari andavano a formarsi nel paese. Bashar, di credo alawita, simile a quello dell’islam sciita, la religione ufficiale dell’Iran, salì al potere nel 2000, accolto con favore dai leader occidentali (il primo ministro britannico Tony Blair nel 2002 ospitò lui e sua moglie Asma a Downing Street).
Il regime soffocò la primavera di Damasco, continuò a mantenere il paese in una morsa strettissima fino al 2011, quando l’opposizione è nuovamente insorta. Il dominio degli alawiti all’interno del regime e i loro remunerativi affari clientelari hanno causato un profondo risentimento tra molti siriani. La maggioranza della popolazione è costituita da arabi musulmani sunniti, ma il paese comprende minoranze etniche e religiose. Si stima che il 10 per cento degli abitanti siano curdi, che abitano soprattutto nel nordest del paese. Prima della guerra, anche i cristiani rappresentavano circa il 10 per cento della popolazione. La Russia, che ha sostenuto militarmente il regime, ha una base navale nel Mediterraneo, a Tartus, una aerea a Khmeimim, 900 soldati statunitensi sono dislocati nella base di Tanf, vicino al confine con l’Iraq e la Giordania. Cosa succederà con Donald Trump?
Secondo le Nazioni Unite, il conflitto ha causato più di quattordici milioni di sfollati. Quasi cinque milioni sono in Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto, più della metà è in Turchia. Questo esodo aumenta le tensioni politiche contro il flusso dei richiedenti asilo. Nel 2021 la Germania ospitava già più di mezzo milione di rifugiati e in molti paesi europei i partiti di estrema destra hanno guadagnato consensi facendo campagne contro l’arrivo dei siriani e di altri richiedenti asilo. E poi c’è il mercato della droga, il captagon, che fa gola a molti. L’Europa non deve chiudersi in difesa, ma essere della partita, svolgendo un ruolo di mediazione, di aiuto umanitario ed economico, sostenendo e non combattendo le Ong.
Francesca Sammarco
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