MILANO – Nel 2015 fu sottoscritta da 193 paesi membri dell’ONU la ben nota “Agenda 2030”, per lo Sviluppo Sostenibile ed in essa furono individuati 17 obiettivi da perseguire. È già quasi trascorso un decennio, ma purtroppo la speranza e la volontà di contrastare emergenze sociali, economiche ed ambientali non ha raggiunto i risultati prefissati. Resta soltanto un lustro per intraprendere, quanto meno, un serio e concreto cambio di rotta per diffondere la consapevolezza della gravità dei tanti problemi che incombono su tutta l’umanità. Basterebbero le immagini degli ultimi disastri ambientali, uno studio più attento dei dati inerenti all’aggravarsi degli indici di inquinamento, nonché al cosiddetto fenomeno dei migranti climatici per mettere a tacere i vari negazionisti e cercare di contrastare gli interessi delle grandi multinazionali.
Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha chiesto – pochi mesi fa – ai governi di vietare la pubblicità dei combustibili fossili, come già successo in passato per il tabacco. In pochi gli hanno dato ascolto, tra questi la città dell’Aia in cui sarà proibita dal primo gennaio del nuovo anno, in ottemperanza ad una legge approvata nel settembre 2024, la pubblicità di prodotti ad elevata impronta di carbonio. Sarà pertanto vietata la promozione di carburanti come benzina e diesel, quella di settori come l’aviazione e le crociere, oltre che dell’elettricità e calore generati da combustibili fossili e di auto a combustione interna. Provvedimenti simili sono stati già adottati a Coventry e Cambridge, ma solo sugli spazi pubblicitari gestiti dai relativi comuni e con i propri strumenti di comunicazione. La scelta operata da queste città è conforme alla normativa europea , secondo cui la pubblicità deve essere “palese, veritiera, corretta”.
Si registrano, invece, molti casi di pubblicità “ingannevole e non comparativa”, tra gli esempi più eclatanti si può citare quella dell’uovo privo di colesterolo, ma tra i più recenti e soprattutto legati al carbonio spicca quello di una compagnia low cost, che ha dovuto ritirare un proprio spot pubblicitario, in cui affermava di caratterizzarsi per le tariffe e le emissioni più basse in Europa, peccato che i dati si basassero su rilevazioni risalenti al 2011 e fosse volutamente omesso il confronto con altre compagnie aree. Vanno anche aggiunti spot di case automobilistiche o di multinazionali operanti nel settore carbonifero che millantavano zero emissioni e contro cui l’ASA (Advertising Standards Authority, organismo di verifica degli standard pubblicitari), è prontamente intervenuta, intimandone il ritiro.
Non si vuole di certo intentare alcun processo contro un settore, quale quello pubblicitario, che dà lavoro a tanti ed è composto per grandissima parte da seri professionisti, le cui produzioni spesso sono assimilabili a piccoli “capolavori”. Solo che è impossibile non constatare che la salvezza di un mondo “anche” per l’uomo e non “solo” dell’uomo non può e non deve passare unicamente attraverso Agende Internazionali disattese, roboanti e poco proficui vertici programmatici delle grandi potenze, enfatiche giornate dedicatorie per personaggi, animali, piante, sentimenti, situazioni, abitudini e quant’altro esista di celebrabile!
Servirebbe molto più essere tutti uomini onesti e responsabili, rifacendoci a ciò che scriveva Tacito nella “Germania” (94 d.C.): “Plus ibi boni mores valent quam alibi bonae leges” (Lì – cioè tra i Germani – hanno più valore i buoni costumi che non altrove le buone leggi), osservando amaramente quanto la società romana a lui coeva, pur non mancando di una valida legislazione, stesse decadendo dal punto di vista etico; al contrario dei Germani, considerati da lui selvaggi, che riuscivano a supplire alla mancanza di leggi preservando costumi morigerati.
Non è più rinviabile, quindi, il momento in cui, in una rinnovata visione di globalizzazione, le finalità della politica e le logiche economiche non possono più prescindere dall’etica, pena la stessa estinzione dell’umanità “il benessere dell’umanità dipende strettamente dalla salute dell’ambiente e dalle sfide affrontate di comune accordo da tutti i paesi”. (Agenda ONU,2030).
Adele Reale
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