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Trasimeno, battaglia con Annibale vero eroe

di | 2024-12-08T01:34:03+01:00 8-12-2024 0:05|Sezione 2, Storie|0 Commenti

PERUGIA – Solo camminando in certi luoghi è possibile comprendere veramente il senso della storia. E così percorrendo la vallata di Tuoro, un bellissimo borgo in provincia di Perugia, risulta chiaro come possa essere andato lo scontro tra cartaginesi e romani sul Trasimeno, il lago che diede nome alla battaglia rimasta famosa per aver visto soccombere i secondi, già padroni di mezzo mondo. Solo allora, infatti, i Romani sperimentarono l’importanza della strategia e della tattica militare in quella guerra che da sempre avevano considerato possibile solo come uno scontro leale, tra pari, anche se nemici.

Annibale

Invece a Malpasso, una strettoia a nord dal semicerchio dei colli che da Monte Gualandro raggiunge Tuoro e La Mariottella, proprio i romani caddero nel tranello ideato da Annibale Barca, l’uomo “in nero e con il cappello” il cui nome dal 24 giugno 217 a.C. (data della battaglia del Trasimeno), risuona nella tradizione orale e nelle leggende di tutti i bellissimi paesi che fecero da sfondo a questo terribile episodio bellico. Il racconto, uno dei tanti di cui è costellata la seconda guerra punica, possiamo trovarlo già in Livio e Polibio, i primi storici dell’Urbs ormai uscita vittoriosa dalle guerre puniche (Puni è il nome con cui i romani indicavano i cartaginesi, eredi dei fenici). Grazie a loro possiamo immaginare cosa significò per le genti del posto veder sfilare i due eserciti nemici.

La scena, durata per tutto il tempo necessario a far accampare le truppe, deve essere stata agghiacciante. I numeri furono altissimi. Annibale era alla guida di 40mila uomini diversamente armati (erano stati assoldati anche gli iberici e i celti), 9mila cavalli e (sembra) solo uno dei 37 elefanti con cui aveva superato le Alpi. I romani, coordinati dal console Gaio Flaminio, erano “solo” 25mila ma non avevano considerato la possibilità dell’agguato, inconcepibile nell’arte romana della guerra ma che da questa sarà poi in seguito sempre adottato. Essi stavano percorrendo la strettoia lungo il lago Trasimeno, ai piedi di Cortona, verso Borghetto, strettoia che poi prese il nome dal terribile episodio qui avvenuto: Malpasso, appunto.

Fu proprio all’uscita da questo percorso impervio, oltretutto avvolto dalla nebbia, tra il lago e la boscaglia che i guerrieri di Annibale sorpresero di spalle i nemici spingendoli verso le acque del lago. Non fu, quindi, un corpo a corpo come ci si aspetterebbe ma una imboscata che vide l’esercito romano scoperto da un lato e con la fuga bloccata ovunque se non verso le acque. Ed è proprio lì che si svolse uno scontro tra i più sanguinosi della storia. Tito Livio narra i particolari di questa battaglia, la difficoltà dei romani di combattere con la armature pesantissime che li trascinavano a fondo mentre i celti, con le teste mozzate mostrate come trofei, combattevano dall’alto dei loro cavalli in evidente stato di superiorità.

Camminare per la strettoia di Malpasso fa rivivere questa pagina di storia. Essa è oggi una lunga, amena strada ciclabile che passando per il bosco fa scorgere a destra le luci e i riflessi delle acque del Trasimeno. Nel silenzio, tra i profumi della natura selvaggia, è possibile riascoltare i passi dei soldati romani appesantiti dalle armature, il loro respiro affannoso, soffocato per occultarsi al nemico. Dopo un lungo tratto di strada, all’improvviso la vista si apre sul lago con un piccolo slargo e da un pontile si può osservare più da vicino il luogo dove romani e cartaginesi si scontrarono così duramente. Lo scenario si offre generosamente con i suoi colori cangianti a seconda dell’ora, visibili attraverso i pennacchi delle piante lacustri. La bellezza del paesaggio non cancella la presenza di una storia tanto importante, determinante, potremmo dire, per quello che sarebbe accaduto poi. Annibale, dopo questa vittoria, continuò la sua discesa alla conquista dell’Italia ma la vittoria definitiva fu dei romani e sappiamo come sia andata poi.

Nonostante questo, Annibale, a Tuoro e dintorni. è rimasto il vero eroe, cui è dedicato ogni angolo del delizioso borgo. Non solo ristoranti, bar, alberghi ma addirittura un museo gli è stato dedicato, con un centro di documentazione permanente. Gli studi su di lui non finiscono mai. Continue scoperte archeologiche portano alla luce reperti sulla battaglia e sulle sue dinamiche, sulle usanze dei soldati, valorizzando un itinerario turistico e culturale su un territorio, quello umbro, già ricco di storia e arte per altri motivi. Ma a Tuoro, in particolare, sebbene una via e altri luoghi siano stati dedicati al console romano Gaio Flaminio e nessuno neghi la supremazia dei romani come padroni del mondo, il vero eroe – quasi un genius loci – rimane Annibale.

Gloria Zarletti

Nell’immagine di copertina, la passerella sul Lago Trasimeno in località Malpasso

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