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Emergenza educativa, piccoli Buddha crescono

di | 2018-09-28T23:45:26+02:00 30-9-2018 6:30|Attualità, Sezione 7|0 Commenti

NAPOLI – L’intero mondo adulto è in crisi, ha perso la sua vocazione ad essere un genitore credibile, testimone di un comportamento non morale, ma rispettoso della legge. I padri di una volta parlavano poco, ma erano esempio e radice. I giovani, oggi, sembrano non avere radicamenti, vagano senza appigli, alla ricerca del sensazionale; molti non sembrano divertirsi se non si sballano: un’evasione ricercata senza saper gestire una consapevolezza dell’essere. Fino a divenire uomini fragili che non reggono un no anche in amore.

Ma come si educa ad educare? Nessun corso di formazione può assurgere a questo arduo compito: genitori si diventa vivendo, commettendo errori, ma proprio nel riconoscere questi errori saremo esempio per i nostri giovani. Adulti si diventa quando ci si accorge che i propri genitori invincibili sono invece limitati, umani. E’ da questo limite che ha inizio il percorso individuale di ognuno, a sua volta imperfetto, ma con la voglia di intraprendere da soli il viaggio con gli ostacoli che inevitabilmente ci saranno.

Il ruolo genitoriale si è assottigliato di molto, prima amici dei figli, poi le generazioni a seguire da amici si sono trasformati in adoratori dei propri figli, diventati il prolungamento narcisistico del proprio io. In un’epoca in cui si chiede di essere eterni giovani non si cede il passo, e per un inconscio senso di colpa per non volersi sacrificare per loro, si concede tutto il possibile senza attendere che venga richiesto.

Tutto diventa accessibile, i giovani non riescono a sviluppare un desiderio, ogni frustrazione è evitata, ogni ostacolo spianato. Questi piccoli e venerati Buddha, crescono senza sperimentare la
noia, l’attesa, il desiderio. Crescono anime fragili, vulnerabili, che non reggono il fallimento e al primo no ricevuto crollano, o diventano arroganti. Si arrogano il diritto di aver sempre ragione e di non riconoscere in nessun adulto la benché minima autorevolezza.

A scuola sperimentano, dal primo giorno, la frustrazione di non essere gli unici al mondo e lì cominciano i problemi per i difensori d’ufficio: i genitori che sin dal primo incontro con gli insegnanti del proprio figlio, si pongono come controparte a contrastare un inevitabile giudizio, magari non sempre lusinghiero, sulla loro piccola e indiscussa divinità.

Tutto diventa ostacolo da spianare: il compagno di banco, i troppi compiti, i troppo pochi compiti, un insegnante severo, un insegnante troppo tollerante… In definitiva, nell’intero corso di studio, se qualcosa non va, la causa è sempre da trovare al di là del naso del proprio pargolo. E’ colpa degli altri, gli stessi con i quali i genitori spazzaneve non intendono relazionarsi, per capirne magari i risvolti sui propri figli di variabili di un equilibrio sempre più precario.

Gli ultimi episodi di cronaca testimoniano una mancanza totale di rispetto verso i propri docenti; gravi atti di bullismo attuati da ragazzi sempre più giovani fino ad arrivare ad atti criminali che rendono più acuta questa emergenza. Il web amplifica le loro deplorevoli gesta impunite che indignano il mondo adulto, ma non loro il cui ego è invece nutrito. I genitori hanno perso, o forse mai avuto, il controllo sui propri figli, accontentati da sempre e in tutto e i ragazzi, senza alimentare passioni o valori, alzano il tiro.

Se i figli cadono, impareranno a rialzarsi senza aiuti, ma bisognerebbe ripristinare il rispetto di chi può indicare loro la strada, non dimenticheranno le loro origini e radici se non si impedisce la loro spontanea ramificazione nella vita.

Angela Ristaldo

 

 

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