ROMA – Non solo sono volontari e quindi non ricevono compensi per il loro impegno civico, pagano bolli e spese varie al posto dei loro tutelati che non hanno soldi, ma c’è di più. A Roma, una tutrice di minore straniero non accompagnato (MSNA) ha addirittura ricevuto una sanzione di 5mila euro per guida senza patente del ragazzino da lei assistito. L’associazione “Obiettivo Fanciullo”, una Onlus che si occupa di aiutare i piccoli stranieri soli ma anche di chi si occupa di loro, è sul piede di guerra. “A nome di tutti i Tutori d’Italia – dichiara Francesca Mossini, una delle fondatrici dell’associazione romana – consideriamo ingiusta questa sanzione e ne chiediamo l’annullamento esprimendo massima solidarietà alla nostra collega”.

Francesca Mossini, una delle fondatrici dell’associazione “Obiettivo Fanciullo”

La vicenda è paradossale: il 16 agosto 2024 in via Tiburtina, il giovane straniero alla guida di un ciclomotore non di sua proprietà e privo di patente di guida, ha causato un sinistro riportando lesioni ed è stato ricoverato all’Ospedale Bambin Gesù. Alla sua tutrice, figura introdotta dalla Legge 47 del 2017, Legge Zampa, che ne definisce anche i compiti e i doveri, è arrivata nei giorni la contravvenzione. Non è il primo caso in Italia di un volontario incappato nelle maglie del diritto amministrativo. A Bologna ad una signora incaricata di aiutare uno dei tanti piccoli stranieri arrivati in Italia da soli e senza aiuti, è toccato ricorrere al Tar contro una sanzione analoga. “Non è giusto – spiega Francesca Mossini – che chi opera in questo settore debba anche difendersi dagli errori amministrativi”. Perché di errore si tratta: il tutore non è responsabile del comportamento del suo tutelato. Quest’ultimo, infatti, viene nominato dal Tribunale dei Minorenni che attinge a un albo di aspiranti, adeguatamente formati con corsi istituiti dal Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza delle varie Regioni. Il suo ruolo è solo quello di rappresentante legale e non ha obblighi di sorveglianza: aiuta il Minore a inserirsi nella società italiana (Scuola, Sanità), lo segue nelle procedure, spesso lunghe, di richiesta e rilascio di ogni tipo di documento (dal permesso di soggiorno, alla carta di identità o passaporto, al codice fiscale e tessera sanitaria), vigila sul suo stato di salute psicofisico e, se del caso, lo segnala alle istituzioni.

Spesso si affeziona e i due si legano in un bel rapporto umano che va oltre la funzione burocratica. Il tutore a volte fa regali, paga di tasca propria per le necessità del minore. “E non riceve – sottolinea Francesca Mossini – alcun rimborso”. Al momento dell’accaduto, ad agosto, il ragazzino che ha commesso l’infrazione addebitata alla tutrice, risultava affidato alla casa-famiglia per minori stranieri e italiani non accompagnati, individuata dal Dipartimento Politiche sociali di Roma Capitale. Ma la burocrazia, evidentemente, stavolta non conosceva la legge. Inoltre, il verbale redatto al momento non è mai stato notificato alla volontaria che, così, ha ricevuto la brutta sorpresa solo qualche giorno fa. Di materiale per fare ricorso ce n’è parecchio.

“Ma non è giusto – sottolinea la Mossini – la legge deve essere applicata e non sono i volontari a doversene difendere”. Dopo l’incidente la volontaria romana ha informato la Polizia locale su tutti i riferimenti normativi e sul proprio ruolo. “Non è bastato – fa notare Mossini – e la multa è arrivata lo stesso a lei a dimostrazione che i funzionari non conoscono la legge ma non la vogliono neanche studiare”.

Il caso ora sta sul tavolo del Giudice di Pace. La volontaria dovrà sborsare di tasca propria le spese legali mentre dalle istituzioni, sulla questione, non arriva nessuna notizia.

Gloria Zarletti