ROMA – Al Teatro dell’Opera torna, dopo la messa in scena di “Billy Budd” nel nostro lirico nel 2018, con un successo che valse alla regista inglese Deborah Warner un Award, il compositore inglese anch’egli Benjamin Britten. Torna con la sua opera piena di tanti e tanti personaggi – che differenza con l’opera italiana, che dà luce a tre o quattro protagonisti, scolpendoli in modo gigantesco – danno a tale microcosmo il valore di un intero cosmo, in cui l’individuo si annulla.

La regista Deborah Warner

Michele Mariotti

Amaro è l’universo in cui vive il pescatore Peter Grimes, sempre in vista di un mare color del piombo, sulle coste di un piccolo paese britannico fitto di gente povera e meschina nella miseria, che gode del dolore altrui – con l’eccezione di Ellen Orford, unica amica di Grimes – e che preme per accusarlo della morte del giovane mozzo. Il pescatore, nella miseria, è crudele anche coi deboli: ma non ha ucciso il ragazzo, che il capitano Balstrop dimostrerà essere scivolato da solo nell’abisso. E tuttavia Peter Grimes non si salverà: morirà nel mare in tempesta, dove è stato spinto dalla popolazione cinica e menzognera, che nella di lui morte vedrà la ‘sua’ giustizia per un delitto non commesso.

Grimes è impersonato dal tenore Allian Clayton, Ellen dal soprano Sophie Bevan, il moderato capitano Balstrod dal baritono Simon KLeenlysid, di cui si ricordano i don Giovanni mozartiani e i Rigoletti verdiani. Ma non vanno trascurati gli appuntamenti dei giorni 5, 7, 10, 11 organizzati dal Teatro stesso con gli specialisti Bietti, Mariotti, il curatore della rivista Il Calibano dedicato all’outsider “Peter Grimes” ed altri, che apriranno il pubblico ai sentimenti di un mondo lontano dalla concezione razionale dell’universo, e dalla fiducia nel Dio cristiano mitteleuropeo.

Paola Pariset