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Polledrara, la preistoria alle porte di Roma

di | 2024-10-02T18:25:22+02:00 6-10-2024 1:05|Sezione 2, Viaggi|0 Commenti

ROMA – Che l’uomo preistorico abbia superato fasi fondamentali per la propria evoluzione è testimoniato anche vicino Roma, dove è luogo comune essere la storia iniziata solo con l’Impero che l’ha resa famosa in tutto il mondo. E invece, proprio nella Capitale, ci sono tracce di epoche molto più lontane, come testimonia un territorio ancora tutto da scoprire. Esso conserva dei luoghi intatti – e per questo più affascinanti – che raccontano un passato remoto a tal punto da essere per noi quasi inconcepibile. Ce n’è uno, insospettabile, immerso nelle campagne nei dintorni di Roma, tra la via Aurelia e Boccea, dove il tempo si è fermato a 325mila anni fa, alla per noi mitologica età della pietra antica, esattamente nel Pleistocene.

Gli organizzatori della visita alla Polledrara

Si tratta della Polledrara di Cecanibbio (nome derivato da un utilizzo della zona come allevamento di puledri), dove nel 1984, durante lavori di ricognizione delle presenze preistoriche, fu rinvenuto il giacimento di resti di elefante antico, di bue primigenio e cervo elafo, animali giganteschi. I loro circa 20mila resti furono qui trasportati dalle acque di un fiume che, impaludandosi, li ha poi trattenuti nel fango e conservati fino ad oggi. Zanne lunghissime, corna spaventose, mandibole, teschi, femori e altri particolari testimoniano un’era geologica che la maggior parte di noi ha solo immaginato. Un esemplare, in particolare, risulta essere rimasto intrappolato vivo nei fanghi delle paludi e da morto ha rappresentato fonte di nutrimento per una comunità umana, qui stanziatasi avendo trovato da mangiare.

Corna preistoriche

Pietre acuminate qui realizzate come strumenti rudimentali per strappare le carni dal corpo colossale e le ossa fratturate intenzionalmente testimoniano l’esistenza di un vero e proprio “laboratorio” per la macellazione. Un dente umano, il molare, è un’ulteriore prova della presenza umana, esattamente della specie “heidelbergensis”. L’uomo del paleolitico è stato qui. E’ qui che la storia, incontrandosi con la scienza, dimostra la teoria evoluzionistica di Darwin secondo la quale sono sopravvissuti solo gli individui capaci di adattarsi alle condizioni ambientali.

Gli scavi della Soprintendenza Archeologica, culminati nel 2014 con la realizzazione di un vero e proprio museo di 1200 metri quadri (sarà aperto al pubblico solo nel 2025), sono sorprendenti. In via eccezionale domenica scorsa (29 settembre) circa 200 persone sono state accolte in visite guidate ed hanno potuto ammirare ciò che siamo abituati a vedere solo nei cartoni animati. Il tutto, di proporzioni gigantesche, rende bene l’idea di quanto la natura fosse impervia non solo per l’uomo primitivo ma anche per tutti gli altri esseri viventi che non ce l’hanno fatta. La visita è stata possibile grazie ad alcune associazioni romane che si occupano di ambiente e archeologia, cultura e storia ma soprattutto impegnate da anni nella scoperta del territorio di Roma e dintorni: Cornelia Antiqua, Luoghi misteriosi a due passi da Roma, Archeotrekking, Endas (corsi di sopravvivenza), Nubes (fumetti in latino e greco).

Grazie a loro, che hanno gestito prenotazioni, escursioni e visite, stand e laboratori didattici, circa 200 persone hanno vissuto una giornata di formazione e conoscenza per adulti e ragazzi. “La scuola dovrebbe promuovere visite in posti come questi – dichiara Luigi Plos di Luoghi misteriosi a due passi da Roma – capaci di evocare con immagini e oggetti reali epoche che sui manuali possono risultare inventati, oltre che noiosi”. L’attività delle associazioni impegnate sul territorio continua infaticabile e le persone interessate a conoscere la storia “camminandoci” sopra aumentano sempre di più.

Cristian Nicoletta ( a sinistra) e Luigi Plos

Plos ha guidato e guida in escursioni “formative” 25mila simpatizzanti della natura e della storia. Cornelia Antiqua organizza visite e viaggi più specializzate sull’archeologia, con grandi risultati e adesioni. “Anche i viaggi d’istruzione dovrebbero essere orientati verso questi luoghi – conclude Plos – i soli capaci di restituire ai giovani la capacità di riappropriarsi del territorio e delle proprie radici”.

L’apertura al pubblico del sito dovrebbe avvenire nel 2025.

Gloria Zarletti

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