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Mediterraneo sempre più caldo: invasione di pesci alieni

di | 2024-09-12T12:24:25+02:00 15-9-2024 1:20|Attualità, Sezione 5|0 Commenti

PALERMO – 28,2°: questa la temperatura registrata nei fondali vicino Marzameni, borgo marinaro siciliano in provincia di Siracusa, dal biologo marino Francesco Tiralongo, ricercatore presso l’Università di Catania, responsabile del progetto Alien Fish/Pesci alieni, che si occupa di riconoscere e mappare le nuove specie ittiche in ingresso nel Mediterraneo. Al giornalista Fabio Butera, della redazione del TG regionale siciliano, il biologo ha detto che il riscaldamento rapido e costante del Mediterraneo sta causando la massiccia presenza di tante specie aliene: oltre al noto granchio blu, si registra, ad esempio, l’espansione di un’altra specie assai invasiva, il pesce-scorpione, molto diffuso nel settore orientale del Mediterraneo.

Il pesce scorpione

A collaborare con il progetto, ci sono anche Alfonso Barone e suo padre Bartolo, pescatori del luogo che passano agli studiosi di Alien Fish le foto e il numero dei pesci ‘alieni’ pescati: “Tra i pesci pescati nei nostri mari – spiega Alfonso Barone – troviamo sempre più spesso il pesce-coniglio, il pesce-flauto e una specie di ‘squilla’, diversa dalla nostra classica conocchia”.

Le caratteristiche dei pesci alieni mettono in pericolo l’equilibrio della fauna ittica mediterranea: i pesci coniglio, molto numerosi nella porzione sudorientale del bacino mediterraneo, sono voraci erbivori che stanno provocando la desertificazione dei fondali, perché a differenza dei pesci nativi, brucano non solo le alghe più sviluppate, ma anche le più giovani, impedendone quindi la rigenerazione. La scomparsa delle alghe comporta la scomparsa delle specie a esse connesse. Da uno studio condotto in un tratto costiero tra Grecia e Turchia, nelle regioni con alta densità di pesci coniglio la copertura algale risulta ridotta del 65% e si osserva una diminuzione del 40% della ricchezza di specie.

Altro pesce tropicale ormai diventato di casa del nostro mare è appunto il pesce scorpione: dotato di aculei velenosi pericolosi anche per le persone, è un pesce predatore che si nutre di ‘giovani’ pesci autoctoni. Il riscaldamento del Mediterraneo sta provocando anche l’eccessivo proliferare di una specie autoctona come il vermocane, che si riproduce più facilmente a temperature marine più alte. Il vermocane, molto vorace, ha invaso i mari del Sud Italia, soprattutto le coste della Puglia, della Sicilia e della Calabria.

Il pesce coniglio

Uno studio recente pubblicato su Global Change Biology ha indagato le dinamiche spazio-temporali che caratterizzano le specie aliene del Mar Mediterraneo, basandosi su una vasta mole di dati provenienti dalla letteratura scientifica. I risultati di quest’ampia analisi non solo confermano il costante aumento di specie esotiche invasive, ma evidenziano anche che si stanno indebolendo le barriere bio-geografiche, che prima si ritenevano dei limiti per la diffusione di queste specie. Lo studio sottolinea infatti che, mentre  fino a una trentina di anni fa si pensava che lo Stretto di Sicilia e il Mar Egeo Settentrionale fossero i limiti ultimi per la diffusione di specie provenienti dal Mar Rosso,  si osserva invece che diverse nuove specie di pesci hanno iniziato a spingersi oltre, sconfinando nel Mediterraneo Occidentale o nel Nord dell’Egeo: tra essi il pesce flauto, il pesce palla maculato e la sardina del Mar Rosso, un tipo di aringa.

L’aumento del numero di specie invasive e la velocità della loro diffusione secondo i ricercatori hanno una causa precisa: i cambiamenti climatici.

Vermocane

Secondo dati rilasciati dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), il 2022 risulta essere l’anno più caldo dal 1961, con una marcata anomalia della temperatura media di +1,12°C. Anomalia che si ripercuote soprattutto nei nostri mari: le temperature del Mediterraneo stanno infatti aumentando il 20% più rapidamente rispetto alla media globale. Tale innalzamento di temperatura rende il nostro mare un habitat ideale per molte specie tropicali. Al contrario molte specie native faticano a sopravvivere in un ambiente così diverso da quello in cui si sono evolute. La fauna mediterranea, infatti, che risale a cinque milioni di anni fa, è quella tipica di acque temperato-fresche e ha una origine atlantica.

Il pesce flauto

Il Mar Mediterraneo, inoltre, ha una differenza di temperatura tra la sua parte ovest e quella a est: la parte orientale ha sempre avuto temperature più elevate rispetto al bacino nord-occidentale, e si sta scaldando molto più rapidamente. Alcune popolazioni di pesci si ritrovano ora 1-3 gradi in più e quindi iniziano a collassare, altre sono già scomparse. A essere influenzate in modo particolarmente negativo sono le specie ittiche adattate a climi temperati o boreali, come il merluzzo o la salpa. Il professore Giandomenico Pace, ricercatore dell’ENEA, sottolinea infine che l’aumento di temperatura del mare Mediterraneo ha varie conseguenze dal punto di vista biologico: non solo l’ingresso di specie aliene, ma anche l’aumento della salinità e dell’acidificazione. E afferma: “È giunto il momento di prendere delle decisioni internazionali che mitighino le variazioni climatiche”.

Maria D’Asaro

 

Già docente e psicopedagogista, dal 2020 giornalista pubblicista. Cura il blog: Mari da solcare
https://maridasolcare.blogspot.com. Ha scritto il libro ‘Una sedia nell’aldilà’ (Diogene Multimedia, Bologna, 2023)

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