CHICAGO (Usa) – Appartenere alla generazione degli anni Sessanta significa considerare “On the road again” la colonna sonora della propria biografia. Per le generazioni successive, quello è “solo” un bel pezzo di musica: non è il viaggio senza meta alla scoperta di un mondo nuovo, forse utopico ma migliore di quello reale, non è Easy Rider, non è un culto, non è l’inno liberatorio di un’epoca. Andare on the road again corrisponde perfettamente all’immaginario dentro cui vogliamo farci incorniciare per ricominciare daccapo la nostra vita. Non le lunghe motorcade, i convogli di auto con il seguito di amici, parenti, conoscenti, i soliti volti, i soliti problemi, i soliti scenari, le solite chiacchiere. Rispolverare la cultura on the road che però non è solo quella degli anni Sessanta e Settanta (liberatoria, come fu vissuta in quei due decenni), ma è anche lo stile di vita di tutti coloro che vogliono scoprire un diverso senso dell’esistere.
A parte l’inglesismo che fa sempre chic, ma perché on the road again, perché ancora sulla strada? Perché dopo un po’ che si sta a casa le quattro mura iniziano a starci strette, perché a casa c’è sempre altro da fare e mai tempo per noi, perché dalla finestra di casa c’è sempre il solito panorama, perché ormai a casa sappiamo tutto di tutto ma vogliamo sapere tutto di altro e allora on the road again per sentire il richiamo della strada, la voglia di andare, senza meta e senza perché, lasciare tutto per avventurarsi in pellegrinaggi esistenziali alla scoperta di nuove mete, di nuovi orizzonti insomma una staffetta per incontrare persone diverse con diverse esperienze, diverse culture, diversi modi di vivere, una staffetta per arricchire la nostra esperienza di vita. Che sia in auto, in moto o in camper, che sia su due o quattro ruote il viaggio on the road è una delle esperienze da fare una volta nella vita. Una tipologia di vacanza in cui non è la meta ma il viaggio stesso a regalare emozioni per l’atmosfera, i paesaggi mutevoli, il senso di scoperta continuo.
La strada più famosa e che molti sognano di percorrere almeno una volta nella vita è la Route 66. Non una semplice strada ma un’icona negli Stati Uniti, simbolo di libertà e di scoperte continue. Un mito per gli americani e non solo. Gli americani la chiamano “The Mother Route” (La strada madre), perché è una delle arterie federali originali e perché attraversa gran parte del paese. Si tratta di un percorso mitico e molto affascinante. Un road trip meraviglioso e magico, che non si dimentica mai, dove si incontrano luoghi affascinanti, unici e autentici che catturano e conquistano. Inizia dal centro di Chicago e, dopo 2.400 miglia attraverso tre fusi orari e otto stati (Illinois, Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, Arizona e California) termina a Los Angeles, esattamente all’incrocio del Santa Monica Boulevard con Ocean Avenue. Di fatto inizia sulle sponde del lago Michigan e termina sulle spiagge dell’Oceano Pacifico ed è stata una delle prime strade pavimentate a collegare l’Est con l’Ovest del continente americano. L’attrattiva principale è che si incontrano persone affascinanti: quelli che fanno lo stesso viaggio e altri che cercano di mantenere lo spirito originale della “Route 66”, che sia con la propria attività o con la semplice testimonianza. Si tratta di un percorso che permette un alto grado di libertà, dal momento che ci si può fermare dove si desidera, in qualsiasi angolo e in qualsiasi paese che non compare nemmeno sulla mappa. La “Route 66” è molto ben segnalata e viaggia in parallelo ad un’autostrada, che permette di recuperare tempo se un giorno ci si intrattiene troppo a lungo durante una sosta. Percorrendo questa arteria si ha l’opportunità di visitare due grandi città come Chicago e Las Vegas e trascorrere una notte nel Grand Canyon, una delle sette meraviglie del mondo: un autentico spettacolo della natura che lascia senza fiato con i suoi strati di roccia rossa che rivelano milioni di anni di storia geologica. I suoi paesaggi sono stati scenografie ideali per numerosi film e documentari. Eppure ancora oggi quando ci si trova di fronte all’immensità del Grand Canyon non si può far altro che rimanere completamente attoniti e senza parole. E poi on the road again, subito pronti a partire di nuovo in viaggio sulla strada più leggendaria degli Stati Uniti.
A più di 90 anni dalla sua inaugurazione, la Route 66 è ancora lì che aspetta, pronta ad accogliere e a far sognare le nuove generazione di viaggiatori in cerca di avventura e via fino a Los Angeles, la capitale più cosmopolita della costa occidentale da sempre considerata il punto in cui la Mother Road si conclude ufficialmente. Route 66: su questo asfalto è passato di tutto e ancora si sente. C’è il furore degli sconfitti di Steinbeck e il ringhio di Springsteen; ci sono gli ideali dell’ultima frontiera, i motel con le pale al soffitto, i Ray Ban a goccia e gli hamburger, drugstore e pompe di benzina con vista sul nulla, pellicole in bianco e nero e arpeggi di chitarra, sentori di sogni appassiti e liquori in sacchetti di carta.
C’è tutto e soprattutto c’è un piccolo mondo che qui ha amato, sofferto, vinto e spesso perso; è andato lontano e ha contagiato quasi tutto il mondo. Di strade ce ne sono tante ma di Route 66 ce n’è una sola e quindi on the road again, a tutto gas verso il tramonto.
Adele Paglialunga
Nella foto di copertina, lo spettacolo del Grand Canyon
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