FIAMIGNANO (Rieti) – Non è un compleanno qualsiasi, quello di Amalia D’Alessandro che il 13 agosto festeggerà con tutti gli abitanti di Sant’Agapito. “La maestra”, come la conoscono e la chiamano, compie 100 anni. Nata il 13 agosto 1924, è da un anno che si parla di questa scadenza ed ora il giorno è arrivato. La sua vita è stata lunga un secolo e i preparativi fervono.
Nata nella frazione di Marmosedio da una famiglia di allevatori di bestiame e primogenita di 5 figli, Amalia ha avuto per tutta la vita un cruccio: lei ha potuto studiare mentre alle sue sorelle Erminia, Marisa e Santina non è stato permesso. Sarebbero riuscite bene anche loro ma, si sa, erano tempi in cui essere brave per le donne non era sempre una fortuna. E Amalia probabilmente fu privilegiata a causa di una salute un po’ cagionevole. Come che sia, in famiglia a studiare erano stati solo lei e il fratello maschio che sarebbe diventato il famoso cardiochirurgo Luigi D’Alessandro.
Appena diplomata, la signorina Amalia, giovanissima, aveva iniziato subito a insegnare. Di lavoro ce n’era a volontà con il boom economico che aveva fatto nascere tanti bambini e, di conseguenza, aveva portato all’apertura di tante scuole. La maestrina D’Alessandro iniziò a Borgo Rose e poi nel Comune di Fiamignano, nelle frazioni di Santo Stefano, Colle Mazzolino, San Salvatore e solo negli ultimi anni a Sant’Agapito, a due passi da casa. Nel frattempo si era sposata ed aveva avuto figli ma al lavoro andava rigorosamente a piedi, anche con la neve. Accettava un passaggio solo da Gino Cinardi, suo marito dal 1950 (morto nel 1983), che spesso insisteva per accompagnarla dalla sua casa di via Trento a Sant’Agapito.Il suo lavoro le piaceva e si assentava solo per estrema urgenza: gli alunni avevano la precedenza su tutto, al pari della sua famiglia. La vita privata di Amalia e la sua professione di maestra elementare, nei ricordi dei paesani oggi si confondono. E anche in quelli dei figli Antonio, Mariella e Claudia che la descrivono come una donna severa e irreprensibile ma capace di individuare le capacità di ognuno e di valorizzarle per il suo bene. La missione di Amalia è stata infatti quella di educare allo studio, all’onestà, al rispetto, in nome di un ordine universale, di un impegno civico che deve iniziare dal singolo per potersi diffondere nel mondo. Per la sua passione ricevette una lettera d’encomio dal direttore di una delle scuole dove aveva insegnato.
L’amore, la stima e la considerazione che ora le provengono da tutti sono la prova che quel lavoro lo ha fatto bene: da insegnante e anche da madre. I figli si sono realizzati in settori diversi: Antonio è un militare, Mariella un attuario, Claudia un’insegnante anche lei come la mamma ma specializzata nell’educazione motoria. Oggi lo sguardo degli occhi azzurri di Amalia è un po’ trasognato, smemorato, privo del piglio vigile di un tempo. La piccola signora, una volta compunta e precisina, ha abbandonato la grinta e si è permessa, da un certo punto in poi, di rinunciare all’antico, austero controllo. E da allora ha delegato ad altri: badanti amorevoli e figli, soprattutto Mariella che sta con lei a Sant’Agapito per tutta l’estate e la segue quotidianamente a Roma. E poi sette nipoti e due pronipoti, tanto amore intorno a lei che non le rendono piú necessario di stare sempre sul pezzo come un tempo.
Nel Cicolano ha insegnato a leggere, a scrivere e a fare di conto a intere generazioni di bambini, alcuni diligenti e altri meno ma lei li ha trattati tutti con la stessa pazienza, con la stessa cura. In ognuno di loro ha visto, in prospettiva, la persona che sarebbe diventato. Ora se li rivede tutti i suoi scolari, con il grembiule e il fiocco inamidato come si usava un tempo: i Massimetti, i Benedetti, i Rughetti e tanti altri che ricordano bene la bacchetta con cui “la maestra” redarguiva i ribelli ma nessuno ha osato mai lamentarsene perché le sue decisioni non si discutevano. Nemmeno i genitori avrebbero mai pensato di farlo. “Era brava e sapeva farsi rispettare – racconta Mario Rughetti che è stato suo alunno come le sue due sorelle Paola e Mery e il fratello Mirco – e quando arrivavamo alle medie dopo cinque anni con lei, ci indicavano come “quelli della D’Alessandro”, i migliori”. Decoro e sobrietà, equilibrio e discrezione sono state la cifra distintiva della sua figurina esile ed elegante.
La figlia Mariella attribuisce la longevità di sua madre ad un particolare elisir da lei stessa elaborato. “Io la chiamo ’minestrina di lunga vita’ – spiega sorridendo – ossia tutte le sere un brodino di verdure condito con olio a crudo. E poi – aggiunge – niente dolci e moderazione in tutto”. A 100 anni tondi, Amalia oggi vive i suoi giorni dolcemente, su una poltrona, osservando il mondo che le passa davanti in giardino o nel soggiorno di casa. A chi passa a salutarla sorride cercando quel viso tra le tante storie vissute, nel vociare di antiche aule, talvolta ricavate in edifici improvvisati Ogni tanto le sovviene un nome, sente un profumo, ode un suono che la riportano indietro nel tempo e un’emozione si legge nello sguardo pacato e sereno, tipico di chi sa di aver fatto il suo e di aver lasciato tutto in ordine ed ora può godersi ogni giorno che viene come un dono.
Gloria Zarletti
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