ROMA – Siamo agli sgoccioli per la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla. E’ necessario trarne i bilanci prima che molte decisioni divengano definitive.
In parte preparata, in parte improvvisata, la stagione lirica di Caracalla si è mutata in un caleidoscopio di eventi – definiti Off – più simile a quello di una discoteca (specie comprendendo i concerti del piccolo Teatro del Portico, ex Tempio di Giove) che a quello di un ente lirico. Nello scorcio di agosto, mentre i due (unici) capolavori di Puccini “Tosca” e “Turandot” replicavano, gli Off accoppiavano brani di Monteverdi a canzoni di Elvis Presley, mottetti di Orlando di Lasso a brani di Nick Drake, forse per porre in luce come attraverso l’onnipresente jazz dal passato si giunga al presente.
Cinema, prosa, circo visti in luce jazzistica si fondevano con la sinfonica, e infine col tutto. C’è da chiedersi a quanti ciò sia riuscito comprensibile, volendo escludere per pietà di Dio l’unicità dei motivi di cassetta.Vi è poi da rilevare seriamente la scelta scenografica, per gli spettacoli di lirica e di balletto (di Bolle, Preljocaj, Mancini), della coppia Massimiliano e Doriana Fuksas, decisi onorevolmente a preferire il vuoto a una creazione necessariamente personale (e perciò sempre discutibile).
Ma le braccia agitate, nello spazio bianco e anonimo, dal povero pittore Cavaradossi per mimare l’atto della pittura, chiedevano vendetta. Come il suicidio di Liù, senza spada e restando in piedi, nella “Turandot” voluta dal regista Francesco Micheli.
Ahimè, ma la verosimiglianza, negli spettacoli teatrali, ha ancora un senso? A tutto ciò, come risposta va dato l’afflusso enorme e costante di pubblico, sugli spalti aperti delle Terme di Caracalla.
Paola Pariset
Nell’immagine di copertina, una scena da Tosca nell’edizione estiva alle Terme di Caracalla (Foto Fabrizio Sansoni)
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