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Ponte Lupo, meraviglia dell’epoca romana

di | 2024-08-04T15:53:35+02:00 4-8-2024 13:00|Cultura, Sezione 2|0 Commenti

ROMA – È il ponte per eccellenza, primato che gli spetta per dimensioni, virtuosismo tecnico, età, fascino, potenza. Alto 30 metri e lungo 80, Ponte Lupo (in una lingua di terra incuneata tra Poli e Tivoli ma ancora nel Comune di Roma) è uno dei tanti viadotti costruiti dai romani tra i monti Tiburtini e i Prenestini. Queste strutture dovevano permettere all’acquedotto realizzato dal pretore Quinto Marcio re (quello dell’acqua Marcia, per intendersi), tra il III e il II secolo a.C., di scavalcare le valli di un vasto territorio portando a Roma l’acqua del fiume Aniene.

Il principe Urbano Barberini

Segmento monumentale di un capolavoro di ingegneria, dopo duemila anni il ponte continua a stupire per la sua bellezza, visione prodigiosa in una boscaglia selvaggia che pur nei secoli non è riuscita a ricoprirlo. Ponte Lupo doveva servire a superare il fosso dell’Acqua Rossa collegando la sommità di due alture e dalla sua nascita sta lì a raccontare una storia che affonda le radici nella leggenda. Dalla battaglia degli Orazi con i Curiazi che lì si sarebbe svolta alle origini di Roma proprio nel luogo dove esso fu eretto – denominata “Tenuta in campo Orazio”-: il ponte ha attraversato l’età repubblicana e quella imperiale sopravvivendo poi alla decadenza medioevale e arrivando con la sua maestosa bellezza fino a oggi, simbolo, genius loci di una storia che non si è mai conclusa.

Su di sé, come un dipinto più volte restaurato, ha tutti i segni del tempo, leggibilissimi nei rifacimenti avvenuti in due millenni, ascrivibili alle varie epoche a seconda dei materiali utilizzati. L’archeologo inglese Thomas Ashby, che lo scoprì e lo studiò nell’800, ne parló come del ponte di acquedotto romano “più interessante di tutti”. La sua veneranda età e il luogo dove sorge, in una natura primordiale, ne hanno fatto il muto testimone del tempo, tanto da rappresentare, per dirla con la guida Luigi Plos che qui accompagna i suoi seguaci, “un impero, quello romano, che spicca per la sua durata e per l’impatto sull’immaginario collettivo da sempre”.

Luigi Plos

Urbano Barberini, noto attore ma prima di tutto discendente di quel famoso omonimo che fu papa Urbano VIII, fa convergere ai piedi del Ponte i turisti che arrivano per il Festival dell’Agro Romano, un evento annuale organizzato con la moglie Viviana Broglio. Il principe lo fa per guidare alla conoscenza del territorio e sensibilizzare alla necessità di valorizzarlo e proteggerlo. A quanti lo hanno seguito lo scorso 27 luglio di fronte ai questa meraviglia di ingegneria e tecnica, ha ricordato il dovere etico di “camminare” dove si abita per scoprire le vestigia del passato e per poter pretendere che le istituzioni le proteggano e le valorizzino.

Barberini, che ha all’attivo diverse battaglie ambientaliste e prima fra tutte quella contro l’ipotesi di una discarica dietro la villa dell’imperatore Adriano, nella vicina Tivoli, ricorda che l’impegno deve essere di tutti. “E la consapevolezza, nonché il senso di responsabilità – ha detto ai visitatori seduti davanti al ponte – si costruiscono in luoghi come questo, per i quali dobbiamo impegnarci e, se necessario, protestare”. L’invito del principe è quello di combattere affinché i luoghi come questo, molti dei quali versano in condizioni di pericolo o di abbandono, “non rischino di diventare discariche ma attrazioni turistiche e volani economici”.

Con lui, durante l’incontro, oltre all’amico Luigi Plos che continua far conoscere i luoghi segreti di Roma a migliaia di persone, altri operatori nel campo escursionistico, ormai divenuto un viatico di esperienza e formazione personale e politica. Tra questi, Francesco Senator di Federtrek che ha parlato dell’importanza dei “cammini” a piedi per scoprire e comprendere il nostro paese Un grande progetto, quello del festival, che con incontri, laboratori e spettacoli, vuole proporre i cosiddetti “giganti dell’acqua” ( i numerosi acquedotti di questa zona, appunto), come chiave di lettura di uno splendido passato cui da tutto il mondo si guarda con grande interesse ma che è ancora tutto da scoprire, capire, raccontare, inspiegabilmente, proprio qui da noi.

Gloria Zarletti

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