PALERMO – In Narrazioni diversive (Diogene Multimedia, Bologna, 2023) Tobia Savoca, studioso di Storia che si divide tra Palermo e l’insegnamento all’estero, analizza la tendenza al complottismo, riemersa con forza durante la pandemia, e ne indica con chiarezza cause, radicamento e rischi sociali.
L’autore sa bene che le macchinazioni segrete per modificare gli eventi fanno parte della Storia. Ma, se i complotti sono sempre esistiti, secondo lo studioso, l’odierno aumento esponenziale della tendenza patologica a vederli ovunque “è il risultato della situazione culturale, politica e ideologica dei nostri tempi”.
Perché questo boom del complottismo? Perché “gli scandali, la corruzione e le mezze verità (…) hanno accompagnato l’allontanamento dei cittadini dalla politica, lasciandoli soli nell’elaborare la propria personale visione del mondo”. Quindi il complottismo è una rivendicazione politica monca e zoppa: “Un tentativo maldestro di scardinare l’immobilismo politico”; un fenomeno sociale legato, in qualche modo, ai “limiti della democrazia rappresentativa: deleghiamo chi votiamo, ma temiamo poi che i giochi si facciano altrove”.
Ancora, secondo l’analisi dell’autore, supportata da una ricca bibliografia e sitografia, il complottismo potrebbe essere considerato “la deriva (sbagliata) di uno sforzo da parte di individui ordinari che tentano di riappropriarsi delle loro vite. Il complottismo sembra infatti avere a che fare con il potere più che con la verità.”
Si sottolinea poi il ruolo cruciale di Internet nella promozione di comunità on line diverse e polarizzate: terreno ideale per la diffusione di verità alternative fai-da-te e per amplificare fake-news e disinformazione. Inoltre “Il complottismo, con la sua risentita intuizione di aver capito come funziona il mondo senza poterlo cambiare, fornisce una narrazione che restituisce un senso, che compensa la consapevolezza dello smarrimento del proprio esserci”.
L’autore, citando il filosofo Karl Popper, che definiva il complottismo una forma moderna di superstizione, sottolinea infatti che “il sentimento complottista è qualcosa di assimilabile a uno ‘slancio religioso’: l’impressione nelle persone che “non può essere tutto lì quello che c’è”. Infatti, nonostante l’apparente declino delle ‘grandi Narrazioni (religioni e ideologie), rimane forte il bisogno di dare un senso alla vita, individuale e sociale.
Il complottismo si presenta così come “la nuova letteratura dell’uomo contemporaneo, una realtà aumentata, un ‘metaverso’ diversivo di narrazioni”. “Una spiegazione a cose che ci sfuggono e, anziché approfondire, semplifichiamo. Le teorie del complotto sono scorciatoie del pensiero, narrazioni che spiegano facilmente realtà complesse”.
Anche perché, sottolinea ancora Savoca, purtroppo “ I sistemi educativi che, negli ultimi decenni hanno sacrificato la costruzione del cittadino e della persona sull’altare del primato della performance… hanno creato le macerie intellettuali sulle quali le teorie del complotto proliferano. (…) Se le teorie del complotto sono scorciatoie del pensiero, semplificazioni per comprendere gli eventi, l’educazione familiare e scolastica dovrebbe avere l’arduo compito di educare alla complessità e di fornire strumenti adatti a comprendere il mondo.”
Lo studioso introduce quindi una distinzione tra complottismo-fenomeno, il complottismo vero e proprio, e il complottismo-dispositivo (l’anti-complottismo) cioè l’uso, e talvolta l’abuso, della definizione di ‘complottista’ da parte dei media, funzionale spesso a screditare ogni contestazione.
Per sconfiggere davvero le paranoie complottiste, afferma Savoca, non basta stracciarsi le vesti e tacciare di oscurantismo ogni critica alle verità ufficiali: il complottismo va infatti analizzato e compreso con lenti sociologiche e politiche adeguate. Invece, negli ultimi anni, c’è stata una polarizzazione binaria tra rigidi osservanti delle verità governative o dei media e complottisti di ogni fazione: urge invece una comunità pensante che eserciti un controllo razionale e intelligente sia sulle affermazioni dei media sia sulla diffusione di improbabili verità alternative.
Infatti, afferma ancora l’autore: “I complotti indicherebbero temi-chiave importanti, ma perseguono obiettivi sballati e giustificazioni fantasiose. Le energie virtuali e fisiche indirizzate verso obiettivi fantastici, sono energie rubate alla risoluzione dei problemi reali sottesi.”
A tal proposito, Savoca riporta la teoria delle scie chimiche, secondo cui gli aerei produrrebbero sostanze nocive per compiere mutazioni genetiche o controllarci. Il dibattito si polarizza purtroppo sulla fantasiosità della teoria, anziché affrontare problemi reali come l’incidenza del traffico aereo sul cambiamento climatico e, soprattutto, l’utilizzo spesso nefasto di risorse e territorio (vedi l’ILVA di Taranto, il petrolchimico di Augusta, l’uso dei diserbanti inquinanti in agricoltura).A chi giova, alla fine il complottismo? Paradossalmente, proprio allo status quo.
Infatti, argomenta lo studioso, “Le teorie del complotto deresponsabilizzano, diminuendo l’impegno politico e, alla fine, hanno una portata sovversiva”. “Tanto l’anti-complottismo quanto il complottismo hanno la funzione di schermare e deviare la rabbia sociale contro il potere costituito”.
Se poi, continua Savoca, si collega la convergenza tra spiritualità alternative e storytelling cospirazionista, brodo di coltura di teorie estremiste, destrorse e manichee, si spiega anche l’assalto a Capitol Hill, negli USA, del 6 gennaio 2021, con il ruolo inquietante dello ‘sciamano’ Jacob Chansley, noto come Jake Angeli.
A questo proposito, l’autore sottolinea la frequente capacità dell’estrema destra cospirazionista di assorbire temi della cultura new age e progressista e canalizzarli in direzione reazionaria.
La pericolosa funzione diversiva dei complottisti è evidente anche riguardo alla questione ambientale: “La teoria del complotto che accompagna il negazionismo climatico afferma che dietro gli eco-ansiosi, i ‘gretini’ e la transizione ecologica vi siano delle lobbies ecologiste che vogliono approfittare dell’emergenza inventata per vendere le loro soluzioni più green. L’effetto diversivo è tragicamente devastante (…): siccome qualcuno trarrà vantaggio dalla conversione ecologica, allora la scienza è venduta alle lobbies, quindi la comunità scientifica dice falsità e il cambiamento climatico non esiste. Risultato: non dobbiamo fare nulla per salvarci (…), non dobbiamo mettere in discussione il nostro modo di produrre”.
Invece “La realtà storica, non tanto nascosta, è un’altra. Il modo di vivere capitalista, secondo cui la crescita economica è l’unica priorità, sta distruggendo il pianeta: tutti stiamo vivendo al di sopra delle proprie possibilità, ma gli unici a cui si impone di fermarsi, fare la differenziata, non tenere il rubinetto aperto sono i cittadini più poveri. Intanto Bernard Arnauld, uno degli uomini più ricchi del mondo, può spostarsi in jet provocando un’emissione di CO2 in un mese equivalente a quella di un cittadino francese in 17 anni … Né la cittadinanza né la politica sembrano coscienti delle responsabilità dell’apocalisse verso cui ci stiamo dirigendo.”
Infine, conclude amaramente lo studioso, “Preferiamo elaborare teorie complottiste e non rivendicazioni politiche perché le prime ci assolvono, mentre le seconde sembrano inutili, non crediamo al cambiamento.” “Se invece si interpretano correttamente le teorie del complotto, si apre uno spazio politico…”
Allora, è proprio la Politica con la P maiuscola quella che Tobia Savoca vuole evocare: una dimensione fatta di responsabilità e partecipazione, in vista di progetti concreti e di un orizzonte che guardi al bene comune dell’umanità.
Maria D’Asaro
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