MENTANA (Roma) – Una storia di gratitudine che può aiutare a capire quale sia la formula giusta per vivere “in grazia di Dio” o alla maniera “Zen” che dir si voglia. È quella di Mirella Gnocchi (57 anni, residente a Mentana ma originaria di Monterotondo) che ha avuto un privilegio destinato a pochi: una seconda possibilitá di vita. È successo da quando, per un complicato sistema di destini incrociati, le è stato trapiantato un cuore al posto del suo, affaticato da una grave cardiopatia dilatativa arrivata ormai all’ultimo stadio. Dallo scorso febbraio Mirella ha nel petto l’organo sano di una donna di cui non sa niente né lo saprá mai, a parte il fatto che la donatrice sconosciuta continua a viverle dentro.
Ridarle vita attraverso pensieri e gesti quotidiani, farla stare con sé è oggi l’obiettivo di Mirella. A febbraio, dopo mesi di attesa, la donna è stata sottoposta a trapianto dal professor Federico Ranocchi, cardiochirurgo dell’equipe Musumeci all’ospedale San Camillo di Roma. L’intervento, durato molte ore, è stato eseguito d’urgenza in una notte che non potrà essere dimenticata: svegliata dai medici, Mirella viene a sapere che sí, c’era un cuore compatibile, ancora palpitante per lei, e che stava arrivando da Varese. La delicatissima operazione di per sé rappresenta un fatto straordinario dal punto di vista scientifico ma ancora di più da quello etico e umano. Mirella ha preferito non informarsi troppo sulla malattia né sull’operazione scegliendo di affidarsi alla medicina e al destino.
Oggi racconta di aver sognato più volte la sconosciuta che, morendo, le ha restituito la vita per lei divenuta ormai troppo delicata per resistere ancora. L’impegno fisico ed emotivo cui sarebbe andata incontro si prevedeva fosse enorme, ma Mirella è andata avanti senza mai un attimo di esitazione. Ha affrontato il trapianto e poi, dopo, un periodo durissimo in cui il suo corpo ha sopportato una guerra tra forze contrastanti per scongiurare il rigetto. Ora sta recuperando l’energia e la bellezza con una serenità degna di essere raccontata. A sentirla parlare, però, lei non è affatto cambiata: “Sono sempre stata pronta – spiega – ad ogni evenienza, anche la peggiore, e quindi il sentimento prevalente in me è la gratitudine per essere ancora qui: un miracolo”.
Il marito, il parrucchiere Pino Andresini, e i figli Matteo e Francesco, hanno fatto quadrato intorno a lei, l’hanno protetta con amore e cura ma Mirella non è mai crollata, sorretta anche dalla fede cristiana. Oggi come ieri. Per la sua fiducia nel fluire degli eventi, però, si avvicina alla saggezza di un monaco tibetano sempre disponibile ad accettare la sorte perché mettercisi contro sarebbe controproducente. E questo è sempre stato il suo modo di affrontare la malattia, anche quando ha saputo che il suo cuore non sarebbe durato a lungo. Questo approccio l’ha accompagnata anche nei mesi di attesa – lunghissimi – di un cuore che potesse fare al caso suo. Lei però in quel mentre non ha perso tempo e si è messa a fare “ordine” per essere “pronta”, qualsiasi cosa accadesse: ha curato la casa, le piante, ha fatto spazio intorno a sé buttando il superfluo e lasciando l’essenziale, si è preoccupata delle relazioni più care e, oltre alla famiglia, per prima quella con la sua amica Antonella Pelle che non l’ha lasciata mai sola ed è stata l’unica a poterla vedere nei momenti più terribili dopo l’intervento.
Gli occhi verdi di Mirella, buoni e fiduciosi nel futuro, oggi dicono tante cose. “Ho vissuto tutto con una intensità tale – racconta – che credo di aver colto in questo periodo quale sia la formula per non rimanere mai delusi: essere sempre grati per ciò che abbiamo già”. Dopo sei mesi da quella notte in cui il suo cuore è stato sostituito con quello di un’altra, Mirella ora sta riacquistando forza nel suo corpo devastato dall’operazione, ha ricominciato ad uscire e vedere persone e a chi le chiede se si sente cambiata avendo in sé quell’organo non suo risponde che lei è sempre la stessa, e che forse è stata trasformata solo dagli eventi cui si è lasciata andare perché il flusso delle cose continuasse a scorrere come è giusto che sia. È, questa, forse la prova che l’essenza, l’indole di un individuo, non è neanche nel cuore ma in qualcosa di più complesso, fatto di esperienza, saggezza, e della consapevolezza di essere tutti di passaggio e ciò che arriva non è scontato bensì un dono meraviglioso di cui dobbiamo essere grati, sempre.
Con la sua prova Mirella, che stupisce tutti per non aver tentennato e perché non tentenna mai, ha dato una lezione e un esempio di quanto sia facile vivere pienamente quando riusciamo a vedere la bellezza dell’esistenza tra le sue tragedie. Ci vuole una grande attenzione per trovare un fiore colorato tra i rovi e le erbacce ma questo non è impossibile: basta cercare bene. E Mirella ci ha insegnato a cercare laddove non immagineremmo di trovare bellezza. Ma per fare questo ci vuole coraggio e Mirella non solo l’ha avuto ma lo ha ancora e ci insegna ad usarlo.
Gloria Zarletti
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