ROMA – Nel panorama tecnologico odierno, il fenomeno del “phubbing” sta emergendo come una preoccupazione crescente per le relazioni familiari. Il termine, una combinazione di “phone” e “snubbing” (snobbare), descrive il comportamento di ignorare chi ci sta accanto in favore del proprio smartphone. Questo comportamento, particolarmente tra i genitori, può avere ripercussioni significative sul benessere emotivo e lo sviluppo dei figli.
L’impatto sui bambini Numerosi studi hanno dimostrato che il phubbing può influenzare negativamente il rapporto genitore-figlio. I bambini si sentono trascurati e non importanti quando vedono i loro genitori più concentrati sui dispositivi digitali che su di loro. Questo può portare a problemi di autostima, difficoltà relazionali e persino a comportamenti aggressivi o di chiusura. Inoltre, l’esempio che i genitori danno con il loro uso del telefono può modellare il comportamento dei figli. I bambini tendono a imitare gli adulti, e un uso eccessivo dello smartphone da parte dei genitori può instillare in loro l’idea che sia normale e accettabile anteporre il dispositivo alle interazioni personali. La dottoressa Maura Manca, presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, ha espresso preoccupazioni riguardo al phubbing e ai suoi effetti sui più piccoli: “I bambini hanno bisogno di attenzione e di interazioni dirette. Quando i genitori sono assorbiti dai loro smartphone, i figli possono sviluppare sentimenti di insicurezza e bassa autostima”.
Le cause del phubbing Ma cosa spinge i genitori a impegnarsi in questo comportamento? Le ragioni possono essere molteplici.
Fuga dallo stress: i genitori spesso usano lo smartphone come una via di fuga dallo stress quotidiano. Tra lavoro, responsabilità familiari e altre pressioni, i social media e le app possono offrire un momentaneo sollievo e distrazione.
Lavoro e impegni professionali: con l’avvento dello smart working e delle comunicazioni digitali, molti genitori sentono la necessità di rimanere costantemente connessi per motivi di lavoro. Le email, le chiamate e i messaggi di lavoro possono invadere il tempo familiare, portando a situazioni di phubbing.
Dipendenza dai social media: è un fenomeno reale che colpisce molte persone, inclusi i genitori. La necessità di essere sempre aggiornati, di controllare le notifiche e di interagire con i contenuti può superare l’importanza delle interazioni faccia a faccia.
Abitudini consolidate: spesso, il phubbing diventa un’abitudine consolidata. Senza una consapevolezza attiva del proprio comportamento, i genitori possono cadere nella trappola di controllare continuamente il telefono senza rendersi conto dell’effetto che ciò ha sui loro figli.
Conseguenze a lungo termine Le conseguenze del phubbing non si limitano al breve termine. I bambini che si sentono costantemente ignorati possono sviluppare sentimenti di insicurezza e inadeguatezza. Questo può influenzare il loro sviluppo emotivo e sociale, portando a difficoltà nelle relazioni future. Inoltre, la mancanza di interazioni significative con i genitori può ostacolare lo sviluppo delle abilità comunicative e sociali. Le conversazioni faccia a faccia e il tempo di qualità trascorso insieme sono fondamentali per il loro apprendimento e crescita. Secondo la dottoressa Manca, “i bambini che crescono sentendosi trascurati dai genitori a causa del phubbing possono sviluppare una bassa autostima e insicurezza. Questo può portare a difficoltà nelle relazioni sociali e a un senso di isolamento. Nel lungo termine, questi bambini potrebbero avere problemi nel costruire relazioni affettive solide e nel gestire le emozioni”.
Alcune soluzioni È essenziale che i genitori prendano consapevolezza del problema e adottino misure per contrastarlo. Ecco alcune strategie utili. Stabilire zone e tempi senza telefono: creare aree della casa e momenti della giornata in cui l’uso del telefono è vietato può aiutare a garantire un tempo di qualità senza distrazioni; essere consapevoli del proprio comportamento: i genitori dovrebbero monitorare il proprio uso dello smartphone e riflettere su quanto tempo passano effettivamente con i loro figli; coinvolgere i figli in attività non digitali: promuovere attività che non coinvolgono la tecnologia, come giochi all’aperto, lettura di libri o semplici conversazioni, può rafforzare i legami familiari; educazione alla consapevolezza digitale: insegnare ai bambini l’importanza di un uso equilibrato della tecnologia può aiutarli a sviluppare un rapporto sano con i dispositivi digitali.
Il dottor Federico Tonioni, psichiatra e ricercatore, sottolinea l’importanza della consapevolezza e della gestione del tempo trascorso sui dispositivi: “I genitori devono diventare consapevoli del loro comportamento e dell’impatto che ha sui loro figli. Una buona pratica è quella di programmare momenti specifici della giornata dedicati esclusivamente alla famiglia, senza l’interferenza dei dispositivi elettronici”. Inoltre, raccomanda di educare i bambini all’uso responsabile della tecnologia, facendo capire loro l’importanza del tempo di qualità passato insieme.
Alessia Latini
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