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Doris, la principessa fuggita dal lager

di | 2024-07-07T10:16:08+02:00 7-7-2024 5:15|Personaggi, Sezione 4|0 Commenti

SPOLETO (Perugia) – Una vita lunga come un romanzo russo dell’Ottocento e ricca di colpi di scena come un film thriller. Quanti ricordi e quante storie ha lasciato dietro di sé Doris Mayer Pignatelli, spirata nel sonno nella sua villa sul Monteluco, alle porte di Spoleto, quasi centenaria. La nobildonna, le cui esequie si sono svolte nella città in cui aveva scelto di vivere, nel “buen retiro“, circondato dai boschi, in località Vallocchia, ora riposa accanto alla madre ed alla sorella, ad Asolo, nel Trevigiano, nella cappella di famiglia.

La principessa Doris Mayer Pignatelli con Federico Fellini e Marcello Mastroianni

Novantotto anni sulla terra (era nata nel 1926) è rimasta Doris Meyer attraversando i momenti più bui e crudeli del cosiddetto secolo corto. Sperimentando sulla propria pelle le brutture di un’epoca di truci violenze e di agghiaccianti delitti. Alla luce era venuta a Bled, in Slovenia. Ai piedi delle Alpi Giulie. Una infanzia dorata, coccolata come era dai genitori e poi d’improvviso una adolescenza sconvolta e travolta dall’odio, dalla guerra, dalle false (forse interessate) delazioni. Il padre, accusato ingiustamente di collaborazionismo con i nazisti, venne imprigionato e massacrato dai “titini“. In un campo di concentramento, in attesa di un destino di morte, finirono anche i familiari del capofamiglia, assassinato e fatto sparire chissà dove. Le tre donne di casa Meyer, ristrette nel lager, riuscirono a fuggire, in piena notte, ed a piedi attraverso strade tortuose e monti innevati, fino a trovare rifugio in nord Italia.

Vera e propria odissea di stenti, di paura, ma anche di coraggio. Doris stessa, fino a quando la salute l’ha assistita, ha reso testimonianza alle giovani generazioni, con incontri nelle scuole e negli appuntamenti pubblici più disparati, delle tragedie di quegli anni e delle atrocità delle foibe e degli altri crimini consumati in danno della gente comune. L’approdo a Roma portò una svolta nell’esistenza di Doris: lo racconta lei stessa nella biografia, scritta dal giornalista Francesco Del Vecchio, dal titolo “Doris, le ali della principessa“. Già perché l’affascinante slovena, sposando Giovani Pignatelli della Leonessa di Monteroduni, questo titolo aveva ottenuto. La bellezza di questa ragazza aveva conquistato il bel mondo romano nel quale era entrata in punta di piedi e, al tempo stesso, in modo travolgente.

Una venustà ed una grazia nei modi, che le avevano recato la corona di “Miss Capri“ e consentito amicizie con i nomi più noti dell’aristocrazia romana, ma anche dell’intellighenzia italiana e non solo: Federico Fellini le aveva riservato una presenza anche nel suo capolavoro immortale “La dolce vita“ e l’armatore greco Aristotele Onassis, l’uomo più ricco del mondo, ai tempi, l’aveva invitata sul suo yacht, il “Christina“. Il matrimonio – da cui erano nati due maschietti: Luigi che vive in Friuli e Federico che ha scelto gli Usa – venne celebrato nell’aprile del 1949 e la Sacra Rota lo dichiarò nullo, una dozzina di anni più tardi. I due ex coniugi rimasero, comunque, in buoni rapporti.

Proprio negli anni Sessanta, Doris conobbe, tra gli altri, il musicista e compositore Gian Carlo Menotti e fu da lui coinvolta nel “Festival dei Due Mondi”, di cui divenne sostenitrice e benefattrice. Assegni a sette zeri, con la sua firma, finivano nelle casse della manifestazione. E da allora ad oggi mai è mancato il suo appoggio ed apporto al Festival.

Non è casuale che la principessa avesse scelto di vivere in Umbria, dove tutti la ricordano con affetto e simpatia. Fino all’ultimo aveva coltivato anche una delle sue passioni minori: il “Burraco”. Tanto che, di recente, aveva pensato persino di acquistare un appartamento nel centro storico della città dei Duchi, perché più facile per lei, ultranovantenne e con qualche problema di deambulazione, le sarebbe risultato spostarsi di palazzo in palazzo.

Elio Clero Bertoldi

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