VITERBO – Ci sono donne ed uomini che hanno perso la vita nell’adempimento del loro dovere, persone che non sono più tornate a casa dai loro familiari, lasciandoli in un vuoto pesante, fatto di dolore e lacrime. Sono le “vittime del dovere” che una proposta di legge, dopo la strage di Nassiriya, prevede di celebrare il 12 novembre di ogni anno, come riportato nel sito della Camera. Un tributo e un ricordo, dunque, ma anche un atto dovuto a chi ha pagato con il sangue del proprio sacrificio, il servizio allo Stato. Padri di famiglia, figli, mariti che, loro malgrado, hanno scritto una pagina della storia repubblicana, ai quali tutti tributiamo onori e ribadiamo l’importanza della memoria.
Nei giorni scorsi, all’Istituto Penitenziario di Viterbo si è svolta una cerimonia nella quale il carcere del capoluogo della Tuscia (comunemente chiamato “Mammagialla”, dal nome della zona in cui si trova) è stato intitolato ad un agente della Polizia Penitenziaria, l’appuntato Nicandro Izzo, barbaramente ucciso dalla camorra il 31 gennaio 1983. Una triste storia come tante, purtroppo, che hanno visto protagonista e vittima questo appuntato della Penitenziaria, originario di Izzo Calvi Risorta (1 dicembre 1944), provincia di Caserta, che era stato definitivamente assegnato alla Casa circondariale di Napoli Poggioreale, nel 1976. Un agente integerrimo, che aveva sempre rispettato le regole, le ferree regole di questi contesti particolari, al controllo ed accettazione dei pacchi indirizzati ai detenuti.
Il rigoroso appuntato Izzo sapeva bene che quei pacchi erano destinati anche a figure di spicco della camorra, che cercavano comunque di mantenere i contatti con l’esterno. Il suo alto senso del dovere ha infastidito qualcuno, tanto da ricevere numerose minacce di morte e, quindi, era stato determinato il suo trasferimento presso il carcere romano “Regina Coeli”. Izzo non andrà mai a Roma, viene fermato dalla spietata condanna a morte, la mattina del 31 gennaio 1983, mentre esce dal carcere napoletano per andare a casa e partire per la nuova serde di servizio che gli era stata assegnata. Due killer armati di pistola con silenziatore a bordo di una moto lo intercettano a Corso Malta e lo colpiscono mortalmente alla testa. Una vera e propria esecuzione di un servitore dello Stato, che successivamente viene riconosciuto “Vittima del dovere”, dal Ministero dell’Interno.
A Viterbo davanti all’Istituto penitenziario cittadino è stata scoperta e benedetta una targa sul cancello di ingresso. Era presente Maria, la moglie dell’appuntato Izzo, e i figli Orsola ed Antonio, che all’epoca del suo assassinio, avevano sei e otto anni, ai quali è stata consegnata la pergamena con il decreto di intitolazione. “Nicandro fece il suo lavoro con coraggio, contrastò la camorra con onore, intuì che la corrispondenza nascondeva ‘pizzini’, non si piegò alle minacce. Il Corpo di Polizia Penitenziaria onora i suoi martiri!”, ha scritto sul suo profilo social il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, a cui si deve l’impegno per l’attuazione di questa intitolazione.
Un gesto importante e doveroso, che lascia il segno come monito alle generazioni future.
Laura Ciulli
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