“Abbiamo deciso di non essere social per un giorno. Proprio noi che sul social siamo nati. La ragione è presto detta ed è sotto gli occhi di tutti i naviganti: ODIO. Eccesso di odio. Ammesso che vi sia una soglia tollerabile, nelle ultime ore è stata superata! Argomento? Neanche a dirlo, gli immigrati”. Già, proprio così. Con queste poche parole Angelo Di Leo e Michele Tursi, responsabili del sito tarantino www.laringhiera.net, hanno annunciato qualche giorno fa la decisione di chiudere per un giorno la pagina Facebook del giornale. Volgarità, insulti al limite delle minacce in un vortice infinito e senza senso che non era più controllabile (e tollerabile).
Tutto nasce da una considerazione espressa da quell’organo di informazione: chi è in mare ed è in concreto pericolo di vita, va salvato. Apriti cielo, si è scatenata la bufera con commenti sempre più urticanti e violenti, che hanno coinvolto persino l’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro. Tanto da costringere i due responsabili ad una protesta estrema: bloccare il social per 24 ore. Al centro, come detto, la questione migranti, “l’incubo di tanti, troppi: italiani, pugliesi, tarantini… – scrivono ancora Di Leo e Tursi -. Tanti e troppi vinti dalla sensazione di essere invasi, circondati, superati al collocamento, in fila alla cassa, al semaforo, aggrediti dall’uomo che viene da lontano, scuro e diverso. Pericoloso. Un passo indietro che non ci piace! Un pregiudizio che ha rigenerato un vecchio stereotipo. L’incubo di chiunque, insomma, ha recentemente trovato lo spazio per scaricare bile, cattiveria, livore. Incubo che si trasforma rapidamente in volgare caccia al nemico da insultare, provocando altro odio. una reazione a catena che rischia di essere inarrestabile. Scorrere le bacheche di Fb e guardare per farsi un’idea: insulti gratuiti e senza freni. Non viene risparmiato nessuno”.
Qui non è certamente in discussione il diritto di commentare anche con toni forti qualunque tipo di notizia o di presa di posizione: qui va pesantemente condannato l’abuso, il non accettare chi la pensa in maniera diversa. Aveva ragione Umberto Eco quando sosteneva che sui social il premio Nobel e l’ultimo dei dementi hanno lo stesso peso. Purtroppo, è così. Ma questo non può giustificare in alcun modo l’aggressione verbale senza freni di alcun genere. “Negli ultimi giorni – spiega laringhiera.net – sulla nostra bacheca Facebook sono apparsi commenti imbarazzanti, volgari, assurdi. Anche leggerli è stato difficile. Abbiamo cancellato il cancellabile, ma in un mare di melma qualche schizzo purtroppo sfugge e resta. E ce ne scusiamo ancora con i bersagli di turno. Non viene risparmiato nessuno, ripetiamo, da questa ondata di cattiveria a basso costo: nessuno! Abbiamo così deciso di cliccare sul tasto ‘pausa’. Nel nostro piccolo solleviamo un grande problema: l’odio in aumento, lento e costante. Non è la Ringhiera sotto attacco. Non siamo noi a doverci riparare dalla stupidità pericolosa, dilagante. Sotto attacco è il buon senso, sotto attacco è la solidarietà. E’ la comunità intera, reale, a doversi fare carico di una riflessione che si rende necessaria. Urgente”.
Un gesto piccolo, persino irrilevante nel mare magnum della pseudo-informazione e degli pseudo-dibattiti come abitualmente avviene su Facebook, ma certamente significativo. Di fronte agli stupidi (la cui mamma purtroppo è sempre incinta) non c’è altra maniera di difendersi se non ammainando la bandiera, sia pure per un periodo limitato di tempo. E’ una forma di resa, certo, ma anche di presa di distanza estrema dall’ignoranza dilagante e difficilmente fermabile con i mezzi del dialogo e della democrazia. Facciamocene una ragione, ma non per questo dobbiamo rinunciare a combattere le battaglie di civiltà che competono ad un Paese moderno. Tutti indistintamente. Senza se e senza ma.
Buona domenica.
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