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“L’amica geniale” diventa fiction e va a Venezia

di | 2018-09-08T12:43:25+02:00 9-9-2018 6:20|Cultura, Sezione 5, Spettacolo|0 Commenti

VENEZIA –  Nel corso della 75. Mostra del Cinema di Venezia sono stati proiettati, in anteprima assoluta, i primi due episodi della fiction tratti dal romanzo L’amica geniale, il primo della quadrilogia di libri scritti da Elena Ferrante che narrano la storia di un’amicizia femminile che nasce, cresce ed evolve in un arco temporale di circa sessant’anni a cui fa da sfondo una città affascinante, variegata e ambivalente com’era la Napoli degli anni Cinquanta.

Il genio e la forza narrativa di Elena Ferrante vengono tradotti in una fiction televisiva che sarà in programmazione sui nostri teleschermi, su Rai Uno, a partire dal prossimo 30 ottobre per la regia di Saverio Costanzo con Elisa del Genio e Ludovica Nasti nella parte di  Elena e Lila bambine mentre Margherita Mazzucco e Gaia Girace sono le attrici che interpretano le due amiche adolescenti.

Circa cinquant’anni fa, Michel Foucault  (filosofo, sociologo e saggista) affermò: “Non domantemi chi sono e non domandatemi di restare lo stesso: è una morale da stato civile. Regna sui nostri documenti. Ci lasci almeno liberi quando si tratta di scrivere”.  Non è dato sapere se  Elena Ferrante abbia mai letto questa frase condividendone il pensiero poiché, dell’autrice della quadrilogia, si conosce solo questo pseudonimo e non già la sua vera identità. Di lei si sa solo che è nata a Napoli ma per lei parlano i suoi romanzi dotati di una eccezionale forza espressiva.
Ha parlato di sé concedendo interviste attraverso la sua casa editrice e scrivendo un volume La frantumaglia che dice essere autobiografico.

Piace immaginarla come la scrittrice geniale di storie al femminile nelle quali descrive ed elabora minuziosamente la  psicologia delle protagoniste dei suoi libri,  scavando a fondo nelle loro emozioni e nei loro sentimenti. Secondo chi si cela dietro questo pseudonimo, chi scrive un libro dovrebbe sempre farsi da parte e restare nell’ombra per consentire a chi legge di interagire in prima persona con la storia che via via evolve sulla pagina scritta senza farsi influenzare da chi l’ha scritta, questa è la ragione espressa dell’autrice stessa circa la scelta dell’anonimato e riportata proprio ne La Frantumaglia. Una scelta dell’autrice che va rispettata e quindi bisogna limitarsi ad interagire direttamente con la sua opera narrativa che ha in sé una forza e un vigore di grande valenza.

“Elena Ferrante – scrive il New York Times Book Review – è fra i più grandi romanzieri del nostro tempo. I suoi libri sono magnifici, coraggiosi, implacabili”. I quattro volumi che raccontano la storia di Lila e Lenu’, le due amiche nate e cresciute nello stesso rione di Napoli ma destinate a prendere strade diverse, hanno venduto in Italia e nel mondo circa dieci milioni di copie e in America è stata coniata l’espressione “Ferrante fever” per descrivere il successo editoriale riscosso dell’autrice.

“Stamattina mi ha telefonato Rino, ho creduto che volesse ancora soldi e mi sono preparata a negarglieli. Invece il motivo della telefonata era un altro: sua madre non si trovava più”. E’ l’incipit de L’amica geniale, il primo dei romanzi che narra la storia dell’amicizia fra Lila e Lenù nel periodo che va dell’infanzia all’adolescenza. Siamo ai nostri giorni, ed Elena, ormai anziana dopo i colloqui telefonici con il figlio di Lila che le dice che la madre è scomparsa cancellando ogni traccia del suo passato, dopo varie riflessioni e con l’animo gonfio di rabbia per la scelta preannunciata già da tempo dall’amica e messa in atto, quasi a non voler “dargliela vinta”, si siede al computer e inizia a scrivere… Sarà lei la memoria e la voce narrante del racconto che rievoca la storia della loro amicizia.

La forza narrativa della Ferrante è nella scelta e nel vigore delle parole che adatta e modula in relazione ai contesti narrativi e nel ritmo che sa imprimere al racconto rendendolo sempre serrato, avvincente e coinvolgente. L’autrice sa operare uno scavo psicologico dei personaggi e dei loro sentimenti e soprattutto delle dinamiche dei rapporti che non lascia spazio a compromessi. La Ferrante esamina anche sentimenti inconfessabili per le donne, come l’invidia, la gelosia, la competizione femminile, indaga nelle pieghe profonde dei rapporti facendo emergere cose che non si vorrebbero vedere ma che vengono evidenziate senza dare a nessuno l’opportunità di guardare altrove, la realtà è lì, spesso non è piacevole ma è necessario guardarla in faccia per acquisire quella consapevolezza che porta verso la maturazione e la crescita interiore. Notevole è la descrizione del contesto che fa da sfondo alla narrazione, evidenziata attraverso la descrizione delle dinamiche dei rapporti interpersonali e sociali. La storia si svolge in un quartiere della periferia di Napoli negli anni Cinquanta, un posto in cui l’ignoranza, la miseria e la prepotenza fanno da padroni  e si esprimono attraverso una violenza  fisica e verbale quasi quotidiana che, al tempo, erano la regola per gestire non solo i rapporti famigliari ma anche quelli sociali in quanto unico modo e linguaggio conosciuto ai più per comunicare con gli altri in maniera forte e chiara.

Lila è intelligente, sfrontata, talentuosa e ribelle ma soprattutto, a scuola, dimostra una capacità e un talento al di sopra della media, un dono inspiegabile che non si sa da dove le derivi. La ragazza non avrà né le possibilità economiche né il supporto dei genitori per continuare gli studi, ma la sua crescita culturale proseguirà per un po’ da autodidatta, mentre per Lenù, più tranquilla ed equilibrata con attitudine allo studio, la formazione proseguirà nella scuola, stimolata da un’insegnante e assecondata dalla famiglia che vedono nella cultura uno strumento di ascesa sociale e una possibilità per tentare di  affrancarsi da una situazione di ignoranza, miseria e degrado. Sarà lo scorrere del tempo e il susseguirsi degli eventi che cambieranno sia le dinamiche sociali che quelle personali e porteranno le protagoniste della storia a percorrere strade diverse senza però rinnegare quei legami forti, anche se a volte conflittuali, che le hanno unite fin dall’infanzia: il rione, la scuola e l’amicizia, legami che  resteranno sempre validi perché rappresentano il bagaglio dell’esperienza che ciascuno porta con sé pur nel rispetto della propria individualità e a prescindere dalle scelte di vita compiute.

Il libro è vivo nella sua forma espressiva, nel suo progredire e nei suoi contenuti: la speranza è che la trasposizione televisiva sappia rendere omaggio alle pagine scritte perché Elena Ferrante e L’amica geniale se lo meritano.

Silvia Fornari

Nella foto di copertina, le protagoniste e il regista de “L’amica geniale”

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