Addio, ora legale. O anche ora solare. L’iniziativa del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker è destinata a far discutere, ancor prima che venga attuata. Tutto nasce da un sondaggio su scala continentale al quale hanno partecipato 4,6 milioni di cittadini (una sparuta minoranza, a dire il vero) secondo il quale l’84% dei partecipanti è favorevole all’abolizione del cambio di ora due volte l’anno (l’ultima domenica di marzo e l’ultima domenica di ottobre). Innanzitutto, va chiarito che non si tratta di abolire l’ora legale, ma solo di adottarla sempre o di lasciarla per tutto l’anno. SE, infatti, la proposta dovesse essere approvata, saranno poi i singoli Stati a decidere quale “orario” adottare.
Va anche aggiunto, per completezza, che la stragrande maggioranza dei partecipanti al sondaggio arriva dalla Germania (circa 3 milioni) e che l’Italia è il Paese con il secondo tasso di partecipazione più basso, pari allo 0,04% rispetto alla sua popolazione, insieme alla Romania e seguita dalla Gran Bretagna (0,02%). La Germania prima con il 3,79%, seguita da Austria, Lussemburgo, Finlandia ed Estonia. Inoltre, Grecia, Cipro, Malta e Italia sono i più contrari allo stop del cambio d’ora. In generale, sono soprattutto i Paesi nordici a sostenere l’uniformità del calendario, sulla base di alcuni studi che attribuiscono al doppio cambio di ora annuale conseguenze per la salute. Studi controversi – va detto – e contestati da un’altra parte della comunità scientifica.
Senza addentrarsi in discorsi troppo tecnici, ognuno di noi sperimenta qualche piccola conseguenza nel cambio (soprattutto quando l’età è più avanzata), ma si tratta di disturbi onestamente assai lievi che spariscono nel giro di qualche giorno. Niente di oggettivamente grave, insomma. Andrebbero invece ben analizzate le conseguenze sul piano economico: se davvero, come accade attualmente nel periodo estivo, arrivassero risparmi consistenti per esempio sulla bolletta energetica, non ci sarebbe alcuna difficoltà ad adottare l’ora legale per tutto l’anno. Tutti ci abitueremmo al nuovo corso e non ci sarebbero più variazioni senza ulteriori, eventuali conseguenze sul fisico e sulla psiche.
Ora la proposta della Commissione dovrà essere approvata dal Consiglio europeo che decide a maggioranza qualificata (55% degli Stati membri che rappresentino almeno il 65% della popolazione) e serve pure il via libera dell’Europarlamento. Per la cronaca, a febbraio un’analoga proposta della Finlandia, sostenuta dalla Svezia e da alcuni Stati membri dell’Est, era stata bocciata. Adesso si vedrà che cosa accadrà con la nuova formulazione.
Buona domenica.
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