GENOVA – Via del Campo: alla mente e sulle labbra affiorano le parole del poeta e cantautore Fabrizio de André. Inevitabile e spontaneo, cantare e assaporare tra il dedalo di caruggi genovesi quella nostalgia assopita e quei racconti antichi. Il passo cauto e ritmato conduce nel quartiere di Prè, in particolare nella piccola piazza Vacchero che ospita una fontana la cui realizzazione fu affidata a Tommaso Carlone. L’accorgimento servì forse a celare il fatto ai molti passanti, ma non a lenire le sofferenze del Vacchero: si dice infatti che di notte il suo fantasma si aggiri spesso, disperato, intorno all’odiata colonna, nelle cui vicinanze si rischia di essere colpiti da orribili visioni. Alle sue spalle, a ridosso, stretta in suo spazio angusto si trova la colonna, detta “infame”.
Tale colonna venne eretta proprio a memoria del tradimento di un avventuriero genovese, Giulio Cesare Vacchero, che partecipò nel 1628 ad una congiura contro la repubblica oligarchica di Genova a favore dei Savoia che volevano impadronirsi del territorio ligure. Il piano fallisce e le conseguenze per Vacchero sono ovviamente terribili. A far saltare il progetto fu il capitano Riondino, uno dei congiurati, che riferì tutto al Doge. La sera del 31 marzo del 1628 il colpo di stato era definitivamente saltato, la repubblica era salva e i congiurati scoperti e giustiziati il 31 maggio di quello stesso anno. Il principale esponente della rivolta ebbe la casa rasa al suolo e al suo posto fu eretta la “Colonna infame”, proprio per raccontare l’offesa arrecata.
I suoi discendenti, nel 1644, per nasconderla, ottennero la possibilità di costruire la grande fontana all’ingresso di piazza Vacchero, proprio nel piccolo slargo lungo via del Campo creata con la demolizione della casa del cospiratore. Si legge in latino: «A memoria dell’infame Giulio Cesare Vacchero uomo scelleratissimo che, poiché cospirò contro la Repubblica, [avendo] tagliata la testa, [avendo] prelevati i beni, [avendo] esiliati i figli e [avendo] distrutta la casa, pagò le pene dovute. Annus Domini 1628».
A Genova, oltre la colonna infame di piazza Vacchero, ne esiste una anche nella zona di Nervi e più precisamente nel greto del torrente omonimo, laddove forma i famosi “laghetti”. La colonna di Nervi si trova in via Molinetti di Nervi, sulle alture del quartiere del levante genovese. Qui, in una piccola e splendida valle che risale verso i monti circostanti, un tempo c’erano molti mulini per la macina del grano e la produzione di farine. E proprio una vicenda legata ad un mulino sembra essere all’origine della realizzazione della colonna infame di Nervi. La struttura, alta ben nove metri ed eretta in un punto ben visibile del torrente, è stata fatta costruire da tal Bacicotto Cevasco a fine Ottocento, probabilmente nel 1896.
L’uomo era proprietario di uno dei mulini operanti nella zona ed era infuriato contro il consiglio comunale che gli avrebbe negato la possibilità di usare l’acqua del torrente per alimentare la macina. A quei tempi, infatti, i mulini erano spinti dall’acqua dei rivi che facevano girare grosse pale che trasmettevano il movimento alle macine: quindi, un bene indispensabile e perciò “togliere l’acqua” al mulino significava il disastro.
Quell’acqua simbolo da sempre della vita, della rinascita e della purificazione.
Claudia Gaetani
Nell’immagine di copertina, la Colonna infame in piazza Vacchero tra i caruggi di Genova
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