//Smog record, preoccupa Milano (e non solo)

Smog record, preoccupa Milano (e non solo)

di | 2024-02-24T12:12:45+01:00 25-2-2024 6:00|Punto e Virgola|0 Commenti

La bomba scoppia esattamente il 19 febbraio quando la società svizzerra IQAir pubblica un report in base al quale Milano, tra le grandi città, detiene l’assai poco onorevole record di inquinamento dell’aria, precedendo Chengdu (Cina), Nuova Delhi (India), Dacca (Bangladesh), Calcutta (India), Lahore (Pakistan) e Wuhan (Cina). In verità, da giorni il capoluogo lombardo navigava nelle posizioni più alte, ma lunedì scorso arriva la botta: all’ombra della Madunina si respira l’aria peggiore del pianeta. La reazione è immediata: “Le classifiche di IqAir sono fatte da un ente privato, io sono anche seccato di dover rispondere a domande su questioni che non esistono. La qualità dell’aria è migliorata, ma non ancora abbastanza”, dichiara il sindaco Giuseppe Sala, portando a giustificazione i dati dell’ultimo decennio. Sta di fatto che dal giorno successivo scattano in tutta la Lombardia misure volte al contenimento delle polveri sottili, causa principale dello smog atmosferico.

La foto satellitare della pianura padana inquinata

Le foto satellitari sono impietose: l’intera Pianura Padana è colorata di rosso (con punte di viola) a segnalare livelli altissimi. In sintesi, la qualità dell’aria è considerata “estremamente scarsa”, soprattutto a causa di PM2,5 e PM10. Va meglio altrove, ma anche intorno a Roma e a Napoli vengono segnalate macchie di colore rosso. A rilevare la qualità “molto scarsa” dell’aria c’è anche Arpa, che sottolinea come in questo periodo la concentrazione di polveri sottili sia elevatissima. Con una notazione aggiuntiva: le rilevazioni dal 2012 al 2023 dimostrano che i microgrammi per metro cubo sono scesi da una media annua di 30 a 21, al di sotto del limite di legge di 25, ma molto al di sopra del limite fissato dall’OMS di 5. E questo dà fiato alle reprimende del primo cittadino meneghino. Sta di fatto che la situazione è preoccupante.

La mappa dell’inquinamento in Italia

Intanto, qualche doveroso chiarimento. Con PM2,5 si identificano quelle particelle il cui diametro è inferiore o uguale ai 2,5 micron dove 1 micron (μ) corrisponde ad un millesimo di millimetro, mentre il termine PM10 individua particelle più grandi, con diametro compreso tra i 10 e i 2,5 micron. Il particolato fine PM2,5 viene prodotto tipicamente da sorgenti di natura antropica (industrie, riscaldamento, traffico veicolare e processi di combustione in generale), mentre il PM10 può avere sia origine naturale (erosione del suolo ad opera anche dei venti sulle rocce, eruzioni vulcaniche, incendi di boschi e foreste, dispersione di pollini, isale marino) sia da attività dell’uomo come i processi di combustione in generale (ad esempio nei motori a scoppio, negli impianti di riscaldamento o nelle attività industriali, negli inceneritori e nelle centrali termoelettriche) e il traffico veicolare. Nelle rilevazioni più accurate della qualità dell’aria si tiene conto di cinque parametri: oltre alla presenza di PM2,5 e PM10, si misurano ozono troposferico (O3), biossido di azoto (NO2) e biossido di zolfo (SO2).

Secondo Inemar (Inventario emissioni aria), che ha analizzato la Lombardia nel 2021, oltre la metà delle polveri PM2,5 viene dal riscaldamento con legna e pellet (52,2%), dal traffico solo il 18,4%. Il vero fattore è a sorpresa la stufa a pellet, che inquina oltre 10 volte di più di un vecchio camion a diesel (55 contro 6,2). Rispetto al resta della regione, comunque, la situazione a Milano è leggermente diversa: la Commissione europea ha infatti rilevato come le polveri PM2,5 arrivino in maggiore quantità dal traffico (27%); in parte dall’industria (16%); ma una componente maggioritaria ancora dal riscaldamento “non tradizionale”, cioè non a gas, legato a legna e pellet (33%).

La situazione inquinamento a Milano

Per Antonio Piersanti, responsabile del Laboratorio sull’inquinamento atmosferico del Dipartimento sulla sostenibilità di Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) la sfida epocale che serve è dimezzare le emissioni dirette di particolato. E allora bisogna “intervenire massicciamente, con risorse ingenti, potenziando il trasporto pubblico, investendo sull’efficientamento energetico degli edifici e in agricoltura con tecniche di interramento dei liquami”. Guido Lanzani, responsabile della qualità dell’aria per Arpa Lombardia, precisa: “La particella di Pm10 che si respira in Duomo, ad esempio, arriva dall’unione e dalla reazione tra una particella di ossidi di azoto che è stata emessa a Melegnano con una particella di ammoniaca che è stata emessa da un maiale fuori Cremona. E quindi ha sempre più senso avere l’idea del sistema bacino”. In sostanza, il problema non è solo Milano ma l’intera pianura del Po che, peraltro, per la particolare conformazione diventa una sorta di “sistema chiuso”, in cui il ricambio di aria è piuttosto difficoltoso.

La pianura padana invasa dallo smog

Alle cause antropiche, si aggiunge un inverno finora particolarmente povero di precipitazioni. Perché la pioggia, oltre ad essere assolutamente necessaria per il settore agricolo, ha anche un altro pregio: “lava” l’aria, la pulisce, la libera da quelle terribili particelle che sono fonte primaria di malattie gravi, a cominciare dal cancro dell’apparato repiratorio in tutte le sue varie e pericolose declinazioni. Insomma, l’associazione (a delinquere, si direbbe) di emissioni da natura antropica, di fattori ambientali e di un clima secco e caldo ha scatenato una autentica bufera inquinante, le cui conseguenze sulla salute e sulla popolazione potranno essere valutate solo col tempo. Intanto in tutta la Lombardia, e non solo, sono scattate e sono tuttora in vigore misure necessarie per abbassare i livelli di inquinamento, a cominciare dallo stop allo circolazione nelle ore diurne dei veicoli maggiormente inquinanti e di sconsigliare l’attività all’aria aperta, in particolare per chi è in condizioni di salute fragili. 

Basterà? La speranza è che la situazione migliori e che la pioggia degli ultimi giorni contribuisca a svelenire (è proprio il caso di dirlo) il clima e le polemiche susseguenti. Ma ciò che più conta è che ognuno di noi (soprattutto chi gestisce la cosa pubblica) si impegni al massimo per ridurre le emissioni dannose. Ognuno nel suo piccolo, ognuno nel suo ruolo: ne va di noi e soprattutto dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Buona domenica.

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