MILANO – La mostra “Picasso. La metamorfosi della figura”, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di Milano-Cultura, con il contributo di Fondazione Deloitte, Institutional Partner e con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia, apre al pubblico dal 22 febbraio fino al 30 giugno e porta al MUDEC di Milano oltre quaranta opere di Pablo Picasso, tra dipinti, sculture, oltre a 26 disegni e bozzetti di studi preparatori contenuti nel preziosissimo Quaderno n. 7 concesso dalla Fondazione Pablo Ruiz Picasso – Museo Casa Natal di Malaga. L’esposizione è curata da Malén Gual, conservatrice onoraria del Museo Picasso di Barcellona, insieme a Ricardo Ostalé.
Ciò che fa di questa mostra un grande evento è che vede impegnati in una meravigliosa sinergia tutti i principali musei spagnoli che possiedono le più importanti collezioni di Picasso: in primis la Casa Natal di Malaga, ma anche il Museo Picasso di Barcellona e il Museo Reina Sofia di Madrid, senza contare che numerosi sono i collezionisti privati che hanno messo a disposizione le proprie opere perché fossero conosciute anche al di fuori della Spagna. La mostra ripercorre in un certo qual modo la vita dell’autore attraverso la ricchissima produzione di Picasso partendo dalle opere giovanili fino a quelle più tardive, ponendo l’accento sul suo amore per le fonti artistiche ‘primigenie’, per l’‘arte primitiva’. È importante che il pubblico conosca come l’artista abbia colto l’essenza e il significato dell’arte africana e l’abbia assimilata nella sua produzione per tutta la vita, dal 1906 fino agli ultimi lavori degli anni Sessanta. Da esempi africani, ma anche da esempi neolitici e proto-iberici l’artista trae gli strumenti del linguaggio plastico, così come prende spunto dall’arte oceanica, dall’antica arte egizia e da quella della Grecia classica.
Titolo della mostra al Mudec è “Picasso. La metamorfosi della figura” volendo in questo modo mettere in primo piano un aspetto caratteristico dell’artista che evidenzia il modo del tutto innovativo con cui Picasso trattò il tema della figura umana inventando trasposizioni, rimodellando figure dai volumi sproporzionati, in una costante metamorfosi delle figure. L’artista lo fa con una tecnica infallibile che consiste nello studio della fisicità dell’animale o della persona in modo da definirne bene le forme. Quindi scompone le sue parti anatomiche in forme geometriche perfette e poi riduce i particolari in essenziali tratti a matita. Sembra così che l’artista finisca l’opera laddove avrebbe dovuto iniziarla. La ricerca della purezza, quella tipica di un bambino diventa semplificazione ed è dalla semplificazione che nascono forme pure, attraverso l’eliminazione del particolare.
Ci sono aneddoti curiosi e divertenti che circolano sulla sua arte, come la teoria del neurologo olandese Micheal Ferrari che sosteneva che Picasso dipingeva i volti spezzati in tanti frammenti e sproporzionati poiché soffriva di una grave forma di emicrania cronica che non gli permetteva di vedere le forme in modo realistico, ma per l’appunto questi sono solo simpatici aneddoti che colorano il vissuto di un grande artista come Picasso. La mostra al Mudec indaga le fonti culturali e i processi creativi che Picasso mise in campo nella costruzione della propria poetica espressiva ed offre così un’occasione imperdibile per conoscere a fondo nuovi aspetti peculiari dell’arte del maestro spagnolo.
Una sezione è dedicata agli studi per le celeberrime Les demoiselles d’Avignon (1907), manifesto del cubismo ed esempio eclatante della ricerca di un mutamento continuo e costante che l’artista ha riservato a corpi e volti. Ciò che emerge dalla mostra è quanto sia stato grande il desiderio di cambiare e di esprimere qualcosa di nuovo dell’artista spagnolo in un percorso di ricerca durato tutta la vita, così come lo studio profondo dei classici e la sperimentazione dei materiali più diversi.
Margherita Bonfilio
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