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Noccioleti minacciati dalla cimice asiatica

di | 2018-08-31T20:05:06+02:00 2-9-2018 6:40|Attualità, Sezione9|0 Commenti

VITERBO – Dopo il cinipide galligeno del castagno che ha messo in crisi l’economia agricola dell’Alto Lazio, un nuovo insetto esotico a elevata dannosità per i noccioleti viterbesi è stato rilevato per la prima volta dagli entomologi del Dipartimento di Scienze agrarie e forestali (Dafne) dell’Università degli Studi della Tuscia. Il dottor Mario Contarini e la dottoressa Federica Giarruzzo, coordinati dal dottor Stefano Speranza all’interno del progetto europeo Horizon2020 – Pantheon (guidato da Valerio Cristofori) hanno avviato un piano di monitoraggio ambientale nei noccioleti dei Monti Cimini per rilevare l’eventuale presenza della cimice asiatica, temibile insetto fitofago del nocciolo. I sistemi di monitoraggio messi in campo hanno permesso la cattura di questo pericoloso insetto il cui il nome scientifico è Halyomorpha halys.

L’insetto rappresenta una delle nuove specie di origine asiatica giunte sul territorio europeo e nazionale. In Italia le prime segnalazioni sono avvenute nel 2012 ma ancora non vi era certezza di una sua colonizzazione degli ambienti viterbesi. Si tratta di un insetto estremamente polifago e si può nutrire, succhiando preferibilmente frutti e semi, di moltissime specie vegetali. Il nocciolo è una delle specie preferite da questo insetto, ma infesta anche la vite e il castagno. Dati bibliografici mostrano che questa specie può causare il doppio del danno tipico rilevato sulle nocciole e causato dalle cimici nocciolaie già presenti nella Tuscia. “La presenza di questo insetto sul nostro territorio – riferisce il dottor Speranza – non è ancora legata alle infestazioni sul nocciolo, non avendo finora rilevato danni specifici”.
L’Università della Tuscia precisa che l’intento dei ricercatori non è quello di creare allarmismo ma di informare adeguatamente gli agricoltori, le associazioni di categoria e tutti i soggetti coinvolti nella produzione di nocciole di qualità tipiche dei Monti Cimini. Il solo essere a conoscenza della sua presenza, infatti, permetterà di avviare una serie di attività divulgative per preparare gli agricoltori alla corretta gestione di questa nuova problematica.

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