MOSCA – Cosa si porta a casa un’italiana dal viaggio intorno al 59° parallelo, nella grande Russia, in visita alle capitali san Pietroburgo e Mosca? Intanto la consapevolezza di camminare sul suolo dello stato più vasto del mondo, con i suoi diciassette milioni e più di kmq, dove, ad esempio dal finestrino del treno che porta da san Pietroburgo a Mosca, lo sguardo si perde nell’infinita pianura piena di betulle e anche il cielo sembra sconfinato. Si porta a casa la sensazione di una terra speciale, dove tutto, guardato con i nostri occhi, è smisurato, e non solo come dimensione fisica: smisurato come l’odio di Pietro il Grande per la sorella Sofia che voleva estrometterlo dalla successione, odio che lo indusse a stroncare con estrema durezza la congiura da lei ordita, e poi a lasciare Mosca per fondare, il 27 maggio 1703, sul Baltico la nuova capitale che prese in suo onore il nome di san Pietroburgo. Smisurato come l’oro che ricopre le migliaia di cupole delle chiese ortodosse, che riempiono l’aria di bagliori dorati; smisurato come il potere dei suoi capi, prima degli zar e poi del glorioso e terribile Partito comunista, che hanno riempito Mosca di segni tangibili del loro dominio assoluto.
La turista italiana porta ancora con sé la magnificenza delle residenze imperiali in stile barocco russo: ad esempio, quella estiva di Caterina I a Carskoe Selo – nota anche come residenza Puškin – e quella del Palazzo imperiale d’inverno a san Pietroburgo, ora sede dell’Ermitage, museo che ospita una delle più importanti e preziose collezioni d’arte del mondo. I due palazzi sono entrambi opere, nel diciottesimo secolo, dell’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli.
Infine, alla viaggiatrice fortunata di ritorno dalla Russia, tratte dal libro “Ricordi di un viaggio in Palestina”, risuonano le parole di Matilde Serao: “Ogni paese ha un’anima, lo sapete. Dove essa risiede mai? Inafferrabile e pure reale: fuggitiva e pure onnipresente, fluttuante, fluida, l’anima di un paese è, talvolta, negli occhi delle sue donne, in una sua via, in un paesaggio, a una cert’ora, in un frammento di statua, in un’arme arrugginita, in una canzone, in una parola.”
Dove risiede oggi l’anima russa? Nei tanti uomini d’affari che vanno di fretta tra i grattacieli di Moscow-City o tra i giovani monaci ortodossi che popolano il monastero della Trinità di san Sergio, a 70 km. da Mosca? Tra i camerieri della Russia asiatica che servono con pazienza i tanti turisti occidentali o nello sguardo deciso della poliziotta che effettua i controlli in uno dei tanti aeroporti di Mosca? Oppure nella serietà e nella cura paziente con cui un’addetta alle pulizie toglie qualche foglia meno verde delle altre nel giardino all’interno del Cremlino? O forse nella vecchia senza età, infagottata di gonne e di mantelli, che passa impassibile davanti al monumento di Marx?
In tutti, forse. E in chissà quanto altro ancora …
Do svidaniya: arrivederci, grande Russia. Grazie di averci mostrato quanto varia e misteriosa sia la tua terra.
Maria D’Asaro
Nella foto di copertina, la Piazza Rossa a Mosca
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