Una bella storia. Fatta di condivisione, amicizia, reale e concreta adesione ai valori dello Sport (quello con la maiuscola, sia chiaro). Accade in Sicilia dove le squadre Under 14 femminili di pallacanestro che partecipano al campionato di categoria sono davvero poche: 8 compagini in tutta la regione (ma i numeri purtroppo sono molto risicati anche nel resto d’Italia). La conseguenza molto semplice è che i tornei prevedono trasferte lunghe e complicate dal punto di vista logistico. E anche piuttosto costose per società che a stento riescono a restare a galla contando sull’appoggio di pochi sponsor e sulla collaborazione soprattutto delle famiglie delle giovani atlete che, nella maggior parte dei casi, si sobbarcano le spese per i trasferimenti utilizzando mezzi propri.
Insomma, l’unico vero motore è la passione. Ma, talvolta, neppure questa basta a sopperire a carenze strutturali diffilmente risolvibili. Accade, quindi, che a Lentini (in provincia di Siracusa, zona sud est della Sicilia), le ragazzine dell’Under 14 intanto sono costrette (a causa della penuria di palestre nel loro comune, che pure conta oltre 21mila abitanti: non proprio un paesello…) ad allenarsi quasi ogni giorno a 40 km da casa, ma poi arrivano le incombenze del calendario che prevede di andare a giocare ad Alcamo, in provincia di Trapani, dalla parte opposta dell’isola, a 300 km di distanza. Se tutto va bene e non c’è traffico, ci vogliono almeno 3 ore e mezza. Una trasferta pressoché impossibile perché le spese sono ingenti in quanto non si può fare a meno del pernottamento di tutta la squadra e dello staff (almeno una quindicina di persone). Niente da fare: la società di Lentini, molto a malincuore, decide di rinunciare alla trasferta per mancanza di risorse.
Quando il comitato regionale della Federbasket comunica la decisione, ad Alcamo si guardano negli occhi e cominciano ad interrogarsi per trovare una soluzione. L’idea giusta arriva proprio dalle ragazzine, cioè le quattordicenni che sul parquet avrebbero affrontato le coetanee siracusane: ogni giocatrice di Lentini farà merenda prima della partita, cenerà, dormirà e farà colazione prima di ripartire, a casa di un’avversaria di Alcamo. Insomma, una completa ospitalità delle avversarie in modo da azzerare le spese di vitto e alloggio. La partita quindi si gioca perché a Lentini accettano la proposta del Golfobasket (si chiama così la società ospitante), anzi si commuovono per un gesto che molto probabilmente non ha precedenti nella storia del basket, e non solo.
Una straordinaria dimostrazione di lealtà e sportività che non può non essere sottolineata e additata pubblicamente come esempio, ma che impone anche qualche considerazione a margine, Innanzitutto, l’enorme problema di impianti e di strutture del nostro Paese, che in molti casi disincentiva l’attività sportiva. Spesso, troppo spesso, gli impianti mancano per qualunque tipo di attività e, quando esistono, vengono utilizzati al massimo delle loro capacità con turnazioni contingentate che prevedono allenamenti dalle 15 a sera inoltrata, anche fino ad oltre le 21. D’inverno e con i giovani comunque impegnati con compiti, verifiche e interrogazioni, i problemi sono notevoli. Si potrebbero usare molto di più le palestre scolastiche, ma qui sorgono altre questioni legate alla necessaria presenza di personale della scuola, ad orari inflessibili su apertura e chiusura degli impianti, a straordinari che non si possono pagare…
La conseguenza di tutto ciò è che il sacrificio di ragazzi e ragazze (oltre che delle società e delle famiglie) per praticare lo sport che amano non basta: il numero di tesserati è ancora troppo piccolo e questo impone – come accaduto in Sicilia – di fare decine e, a volte, centinaia di chilometri pur di partecipare ad un campionato. Ma, per fortuna, arrivano gli esempi positivi come il gesto straordinario della squadra di Alcamo. Ancor più coinvolgente perché nasce dal rifiuto da parte di ragazze di 14 anni di vincere una partita a tavolino e dal loro desiderio di aiutare le avversarie in difficoltà dando loro la possibilità di non dover rinunciare a giocare una partita.
Buona domenica.
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