NUORO – La paura è una sensazione universale. È caratterizzata da un senso di angoscia che si manifesta dinanzi alla percezione di una minaccia. La paura, come dice Alonso de Ercilla y Zúñiga, “è naturale nel prudente, e saperla vincere vuol dire essere coraggiosi”. La paura è un’emozione primaria, assai spiacevole, presente sia nel genere umano che nel genere animale. Umberto Galimberti, nel suo Dizionario di psicologia, la definisce “un’emozione primaria di difesa, provocata da una situazione di pericolo che può essere reale, anticipata dalla previsione, evocata dal ricordo o prodotta dalla fantasia. La paura è spesso accompagnata da una reazione organica, di cui è responsabile il sistema nervoso autonomo, che prepara l’organismo alla situazione di emergenza, disponendo, anche se in modo non specifico, all’approntamento delle difese che si traducono solitamente in atteggiamenti di lotta e fuga”.
Chi nella propria vita non ha mai provato la paura? Essa ci stritola coma una morsa, ci attanaglia e talvolta ci paralizza. Il nostro cuore batte forte, sudiamo, le nostre gambe si indeboliscono, urliamo o non riusciamo a parlare. Molte volte, quando abbiamo paura, immaginiamo di tutto. Ci lasciamo trasportare dalla fantasia riguardo quello che potrebbe succedere, spesso però in modo esagerato, così creiamo nella nostra mente una situazione peggiore di quella che esiste, senza sapere cosa succederà davvero. La paura convive con noi come la gioia, la rabbia o la tristezza. È un’emozione preziosissima perché senza di lei metteremmo continuamente a rischio la nostra incolumità. Ecco perché non ha senso eliminare la paura, dovremmo invece cercare di viverla in maniera appropriata.
La paura si manifesta nei pensieri, ma anche nel corpo. Quando arriva il cuore batte più forte, la voce si attenua, iperventiliamo e il corpo diventa un fascio di nervi. La mente si annebbia e foschi pensieri ci pervadono. Quando non possiamo pensare più, quando siamo dinanzi ad una situazione che ci impedisce di agire, rimaniamo paralizzati dalla paura. Questa sensazione è pessima e non passa velocemente, necessita di tempo. A volte bastano alcuni secondi, altre minuti, addirittura ore o giorni. Come esseri pensanti, noi uomini riflettiamo sulle cose e le situazioni di panico albergano nella nostra memoria per tempi memorabili. Tutto resta memorizzato nella nostra mente, soprattutto gli avvenimenti stressanti o a forte carico emotivo che ci abbandonano con più difficoltà dei ricordi positivi e gioiosi.
Ma i ricordi ci condizionano, e allo stesso tempo ci proteggono dal male che abbiamo vissuto e che vogliamo evitare. Avere paura è un fatto normale, a volte persino positivo, ma non possiamo permettere che questo stato condizioni la nostra vita. Dobbiamo imparare a conviverci e alla fine a superarlo affinché non diventi patologico e si trasformi in fobia che può inficiare la qualità della vita di una persona. Nel libro “Al di là del principio di piacere”, lo psicoanalista Sigmund Freud definisce il concetto di autoconservazione come “pulsione di vita, in antitesi alla pulsione di morte”. Il filosofo Arthur Schopenhauer definisce il concetto come “volontà di vivere, cioè come impulso irrazionale che guida comportamenti istintivi, provocando un infinito e irriducibile sforzo a mantenere l’esistenza, senza del quale la natura stessa non potrebbe esistere”.
Letta in questi modi la paura è quindi il nostro istinto di conservazione, ma se va oltre la sua funzione di emozione primaria può diventare una gabbia da cui è difficile uscire. I tipi di paura possono essere diversi e si possono presentare a tutte le età. La paura delle malattie è chiamata nosofobia, quella di commettere errori atelofobia, quella di allontanarsi dai genitori tropofobia, quella dei buchi tripofobia, quella dei bottoni koumpounofobia, quella degli spazi aperti o dei luoghi affollati agorafobia, l’ansia delle altezze è denominata acrofobia. L’elenco potrebbe continuare per pagine e pagine. Sono moltissimi i tipi di fobia dei quali soffre l’essere umano e si possono manifestare tramite il contatto, la vista o la fantasia.
La paura serve a proteggerci, quindi è meglio abituarsi ai propri demoni, e cercare di convivere con paure e ansie irrazionali come elemento della normale esperienza umana della vita. Ma se ciò fosse troppo per noi occorre un aiuto esterno. Per questo è possibile trattare la paura con la psicoterapia e da qualche anno persino con la realtà virtuale. Per mezzo di un software dedicato e di visori in 3D, il paziente ha la possibilità di essere esposto, in modo educativo, alla fonte che genera in lui la paura, così da imparare per gradi a gestire e risolvere la fobia per cui è in cura.
Virginia Mariane
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