Femminicidio. Per l’enciclopedia Treccani non ci sono dubbi: è la parola del 2023. Purtroppo, è così: troppe violenze, troppe donne barbaramente uccise, troppa superficialità e talvolta anche indifferenza di fronte a (ripetute) denunce. Una scelta che “evidenzia l’urgenza di porre l’attenzione sul fenomeno della violenza di genere – sottolinea in una nota la prestigiosa istituzione del vocabolario italiano – per stimolare la riflessione e promuovere un dibattito costruttivo intorno a un tema che è prima di tutto culturale: un’operazione pensata non solo per comprendere il mondo e la società che ci circondano, ma anche per contribuire a responsabilizzare e sensibilizzare ulteriormente lettori e lettrici su una tematica che inevitabilmente si è posizionata al centro dell’attualità”.
Qualche giorno fa, presso la Direzione Centrale Polizia Criminale, è stato presentato il report “Il Punto – Il pregiudizio e la violenza contro le donne”. Il documento esamina il fenomeno della violenza di genere (dal 1° gennaio al 3 dicembre 2023) avvalendosi delle informazioni contenute nella Banca dati delle Forze di polizia. Dall’analisi emerge drammaticamente il numero delle donne uccise nell’anno che si sta chiudendo: sono 109 e, tra queste, 90 hanno perso la vita in ambito familiare/affettivo e 58 sono state assassinate da partner/ex partner.
Il report contiene un focus dedicato ai cosiddetti “reati spia” della violenza di genere, cioè tutti quei reati che ne annunciano o ne anticipano altri di maggiore entità. Nei primi nove mesi del 2023 diminuiscono, rispetto all’analogo periodo del 2022, gli atti persecutori e i maltrattamenti contro familiari e conviventi. Nel 2023 si registra un decremento del 13% dei reati di stalking, che sono stati 12.491 a fronte dei 14.326 dell’analogo periodo nel 2022. L’incidenza delle vittime donne si attesta al 74% in entrambi i periodi. In calo, inoltre, le violenze sessuali, reato le cui vittime, nel 91% dei casi, sono donne. In aumento il revenge porn (+1% rispetto al 2022): dalla entrata in vigore della legge 69/2019 (nota come “Codice rosso“) al 30 settembre 2023 sono stati registrati 4.821 casi, con il 69% di vittime donne (nel 2023 sono stati denunciati 964 reati di questo genere).
Il report evidenzia anche come la maggior parte delle donne offese abbia un’età compresa tra 31 e 44 anni (34% nel periodo 2022 e 33% in quello 2023); seguono quelle di età compresa tra i 18 e 30 anni (22% in entrambi i periodi). La percentuale di vittime minorenni è del 9%, sia nei primi nove mesi del 2022 che del 2023. Inoltre, si osserva che in un decennio (2013 – 2022) c’è stato un incremento del 105% dei maltrattamenti contro familiari e conviventi, +48% per gli atti persecutori, e un aumento significativo (+40%) delle violenze sessuali (4.488 casi nel 2013 a fronte dei 6.291 nel 2022). La percentuale di donne vittime di violenze sessuali presenta un’incidenza elevata, vicina al 90%, in tutti i periodi in analisi. Infine, la violenza di genere contro le donne con disabilità riguarda il 73% dei casi di maltrattamenti in famiglia, nel 17% si tratta di violenza sessuale e nel 10% di atti persecutori (in riferimento al periodo ottobre 2022/settembre 2023).
Numeri drammaticamente attuali che giustificano la scelta dell’Enciclpedia Treccani nell’ambito della campagna di comunicazione “#leparolevalgono”, volta a promuovere un uso corretto e consapevole della lingua. E’ ancora vivissima l’emozione suscitata dall’omicidio di Giulia Cecchettin, che ha smosso le coscienze su questo tema come mai era successo in Italia. O come nel recente omicidio di Vanessa Ballan, uccisa con 8 coltellate a Riese Pio X (Treviso) da Bujar Fandaj, 41enne kosovaro e amico di famiglia, che in passato aveva avuto una relazione con la giovane e che aveva anche pranzato insieme a lei, al marito Nicola e al figlioletto della coppia. I due uomini avevano lavorato fianco a fianco in qualche occasione, essendo Nicola piastrellista e Fandaj pittore edile. In alcune occasioni il kosovaro si sarebbe prestato a fare la spesa insieme a Vanessa e sarebbe andato a prendere il suo bimbo all’asilo. L’uomo però nutriva una sorta di ossessione nei confronti della ragazza che lo aveva lasciato per poi denunciarlo a seguito dei ripetuti episodi di stalking.
“Come osservatorio della lingua italiana – spiega Valeria Della Valle, direttrice scientifica del vocabolario Treccani – non ci occupiamo della ricorrenza e della frequenza d’uso della parola femminicidio in termini quantitativi, ma della sua rilevanza dal punto di vista socio-culturale: quanto è presente nell’uso comune, in che misura ricorre nella stampa e nella saggistica. Purtroppo, nel 2023 la sua presenza si è fatta più rilevante, fino a configurarsi come una sorta di campanello d’allarme che segnala, sul piano linguistico, l’intensità della discriminazione di genere”. Il termine “femminicidio” ha fatto la sua prima comparsa nella lingua italiana nel 2001, poi nel 2008 è stato registrato nei Neologismi Treccani. Da allora, purtroppo, si è fatta sempre più ricorrente l’utilizzazione nel vocabolario e parlato quotidiano.
Si chiude un anno terribile, macchiato del sangue di tante vittime innocenti che avevano solo il torto di voler troncare una relazione insana e malata. La speranza è che Giulia, Vanessa e tutte le altre non siano morte invano.
Buona domenica e Buon Anno.
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