Un articolo che sta suscitando una grande eco a livello mondiale afferma che una struttura ritrovata in Indonesia potrebbe essere la piramide più antica del mondo. Un’affermazione che solleva molte critiche da parte di diversi archeologi i quali ora vogliono capirci di più e in modo inequivocabile. La ricerca che ha fatto scalpore conclude che esiste una piramide che si trova sotto il sito preistorico di Gunung Padang, Giava Occidentale, in Indonesia, che potrebbe essere stata costruita addirittura 27.000 anni fa.
Ciò la renderebbe molto più antica della prima piramide egizia, quella di Djoser costruita 4.600 anni fa. E significherebbe anche che è antecedente al più antico sito megalitico conosciuto, Göbekli Tepe in Turchia, che fu costruito circa 11.000 anni or sono. E naturalmente, riscriverebbe completamente ciò che sappiamo sulla civiltà umana di quella zona. «La piramide è diventata un simbolo di civiltà avanzata di quell’antico periodo», afferma il coautore dell’articolo, Danny Hilman Natawidjaja, geologo presso l’Agenzia nazionale per la ricerca e l’innovazione (BRIN) a Bandung, in Indonesia, il quale prosegue: «Non è facile costruire piramidi. Sono necessarie elevate capacità di muratura».
Sono proprio queste affermazioni che hanno lasciato freddi molti colleghi ricercatori. Lutfi Yondri, archeologo del BRIN di Bandung, in Indonesia, afferma che con i suoi lavori di ricerca ha dimostrato che gli abitanti della regione abitavano in caverne tra 12.000 e 6.000 anni fa, molto tempo dopo la presunta costruzione della piramide, e nessuno scavo di quel periodo ha rivelato prove di sofisticate costruzioni in muratura di pietra. «Sono sorpreso che l’articolo sia stato pubblicato così com’è», afferma Flint Dibble, archeologo dell’Università di Cardiff, nel Regno Unito. Secondo il ricercatore, sebbene il documento presenti “dati realistici”, le conclusioni sul sito e sull’età non sono giustificate.
Stando allo studio, Gunung Padang è composta da cinque terrazze in pietra che formano delle gradinate, con muri di sostegno e scale di collegamento, il tutto in cima ad un vulcano spento. Tra il 2011 e il 2014, Natawidjaja e colleghi hanno studiato il sito utilizzando diverse tecniche di indagini del terreno per determinare cosa si trova sotto le terrazze visibili. Hanno identificato quattro strati, che – stando ai ricercatori – rappresentano fasi separate di costruzione. Lo strato più interno è un nucleo di lava indurita, che è stato “meticolosamente scolpito”. Sullo strato più antico furono sovrapposti successivi strati di rocce “disposte come un muro a mattoni”.
Gli strati sono stati datati al carbonio, utilizzando campioni estratti con un carotaggio scavato nella collina. La prima fase di costruzione, avvenne tra 27.000 e 16.000 anni fa. Ulteriori aggiunte furono effettuate tra 8.000 e 7.500 anni fa e lo strato finale, che comprende le terrazze a gradoni visibili, fu posto in opera tra 4.000 e 3.100 anni fa.
Dibble sostiene che non ci sono prove chiare che gli strati sepolti siano stati costruiti dall’uomo e che invece possono essere il risultato dell’azione naturale degli agenti atmosferici e del movimento delle rocce nel tempo. E spiega: «Il materiale che rotola giù da una collina, in media, si orienta da solo». Ma Natawidjaja risponde che le pietre a forma di colonna erano troppo grandi e ordinate per essere semplicemente rotolate lì dove si trovano: «La natura ordinata, modellata e massiccia di tali rocce, alcune delle quali pesano fino a 300 chilogrammi, esclude la probabilità di trasporto naturale su distanze significative».
Un’altra voce contraria arriva da Bill Farley, un archeologo della Southern Connecticut State University di New Haven, il quale afferma che lo studio non ha fornito prove dell’esistenza di una civiltà avanzata durante l’ultima era glaciale. I campioni di terreno di Gunung Padang, risalenti a 27.000 anni fa, sebbene accuratamente datati, non portano segni distintivi di attività umana, come resti di carbone o frammenti di ossa.
Eileen Ernenwein, geofisica-archeologica presso la Tennessee State University di Johnson City e co-editore della rivista che ha pubblicato l’articolo, ha scritto in una e-mail a Nature: «Gli editori, me compresa, e il team di etica di Wiley, stanno attualmente indagando su questo articolo in conformità con le “Linee guida del Comitato per l’etica della pubblicazione”. Natawidjaja spera che la controversia non susciti animosità nella comunità scientifica e dice: «Siamo davvero aperti a tutti i ricercatori di tutto il mondo che desiderino venire in Indonesia con qualche programma di ricerca su Gunung Padang».
Tutto questo ricorda molto la storia delle “Piramidi bosniache” che stando a Semir Osmanagić , sarebbero state costruite circa 12.000 anni fa, ma che ha incontrato l’opposizione della comunità degli archeologi e il tutto è finito nel nulla. E soprattutto che i basalti colonnari giocano spesso brutti scherzi agli archeologi che possono essere interpretati come elementi costruiti artificiosamente mentre altro non sono che strutture naturali legate al raffreddamento della lava.
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